Finanza Personale Antitrust multa Shein: pubblicità ambientale scorretta

Antitrust multa Shein: pubblicità ambientale scorretta

L'Antitrust italiana multa Shein: 1 milione di euro per dichiarazioni ambientali ingannevoli e pratiche scorrette nel fast fashion.

4 Agosto 2025 13:05

La recente sanzione da un milione di euro inflitta a Shein ha acceso i riflettori su un tema sempre più delicato: il presunto greenwashing nell’universo del Antitrust multa Shein: pubblicità ambientale scorretta.

L’Autorità AGCM ha contestato comunicazioni ingannevoli che, a prima vista, sembravano promuovere piena sostenibilità, mentre dietro le quinte aleggiavano dubbi sulla veridicità delle pratiche adottate.

Il provvedimento, che nasce dalla volontà di contrastare presunte pratiche commerciali scorrette, potrebbe rappresentare uno spartiacque per il settore dell’abbigliamento a basso costo, sempre più al centro di polemiche sull’uso eccessivo di risorse e sul potenziale danno all’ambiente.

Shein e Il nodo dell’impatto ambientale

L’indagine ha rivelato che le informazioni fornite da Shein sulla presunta riciclabilità di tessuti e capi risultavano carenti o prive di fonti tangibili. Dichiarazioni come la “circolarità totale” o la dimensione “eco-friendly” hanno lasciato l’amaro in bocca a chi cercava trasparenza.

Nel medesimo scenario, le emissioni di anidride carbonica associate alla produzione sarebbero aumentate negli ultimi anni, contraddicendo quelle promesse di riduzione tanto sbandierate. Tale discrepanza tra parole e realtà solleva quesiti fondamentali sull’accuratezza delle comunicazioni ingannevoli e sulla reale trasparenza delle filiere produttive. Questo disequilibrio si traduce in una riflessione più ampia sull’uso responsabile delle risorse e sulla necessità di rassicurare i consumatori con dati certi.

In prima linea su questa vicenda si è schierata anche Codacons, sottolineando l’importanza di salvaguardare i diritti dei clienti davanti a messaggi che potrebbero risultare fuorvianti. A preoccupare ulteriormente è la possibile lesione della reputazione di Shein, messa in discussione dagli stessi acquirenti e da chi osserva da vicino la diatriba.

Quando un’azienda di queste dimensioni finisce nel mirino delle autorità, il danno d’immagine rischia di propagarsi rapidamente in un mercato in cui l’etica e la sensibilità per l’impatto ambientale sono sempre più rilevanti.

Prospettive e implicazioni future

Parallelamente, i riflettori rimangono puntati sulla fiducia dei consumatori, resa precaria da promesse poco allineate con la pratica quotidiana. Nel lungo periodo, l’equilibrio tra l’esigenza di tutelare l’ambiente e il desiderio di mantenere prezzi accessibili appare sempre più complesso da gestire.

Se da un lato il decreto dell’autorità rappresenta un campanello d’allarme per i colossi dell’abbigliamento come Shein, dall’altro apre spazi di riflessione per l’intero settore, indicando la necessità di un cambio di passo verso modalità produttive maggiormente responsabili.

In quest’ottica, risulta vitale promuovere un dibattito che includa imprese, istituzioni e consumatori, perché la coerenza tra ciò che si vende e ciò che si fa non sia più un optional, ma un impegno concreto e verificabile.

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