Autostrade paventa stangata tariffe, ecco di quanto (ma servirà l’ok dell’Art)
L’impennata dei costi dei materiali spinge Autostrade a prospettare a brevissimo una revisione al rialzo delle tariffe autostradali. A preannunciare il possibile aumento delle tariffe è stato direttamente il ceo di Autostrade per l’Italia (ASPI), Roberto Tomasi, che stima un aumento intorno all’1,5%. “Parliamo veramente di poco, ne stiamo discutendo in questa fase con il ministero. Sarebbe previsto dal piano economico finanziario a partire da fine giugno-luglio di quest’anno. Ricordo che le nostre tariffe sono rimaste bloccate a partire dal 2018” mentre l’azienda si trova anche a fronteggiare un aumento dei costi dei materiali che varia dal 20 al 30% in media.
Il numero uno di Autostrade ha precisato che l’aumento delle tariffe autostradali è ancora in fase istruttoria e non è stato ancora deciso nulla.
Qual’è l’iter per arrivare a un aumento delle tariffe al casello? Con il Decreto Genova, emanato dopo la tragedia del ponte Morandi, la società concessionaria, in questo caso Autostrade per l’Italia, non può più applicare gli aumenti senza avere l’ok dell’Art, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Al momento, secondo quanto trapela da fonti del Ministero delle Infrastrutture e come ha confermato la stessa Autostrade, è in corso un dialogo tra gli uffici del dicastero con Aspi.
Secondo le disposizioni di legge, le variazioni dei pedaggi sono infatti disposte dall’Art in base ad un’istruttoria svolta dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS). E’ all’Autorità che spetterebbe la decisione in ultima istanza secondo il metodo del tetto del prezzo, che ha deciso di applicare a tutte le concessionarie.
“La riforma dei pedaggi di Art per fortuna impedisce rincari spropositati ed ingiustificati a danno dei consumatori, non consentendo di inserire voci improprie per giustificare i rialzi dei pedaggi, a fronte di investimenti inesistenti e servizi per gli utenti invariati. Senza contare che ora l’Authority, a fronte di verifiche annuali, può anche revocare gli aumenti già decisi in caso di mancato rispetto dei cronoprogrammi”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.