Finanza Smart working addio: cosa è previsto da qui a fine anno

Smart working addio: cosa è previsto da qui a fine anno

6 Giugno 2023 10:55

Smart working: cosa succede dal prossimo 1° luglio

Con il 30 giugno, salvo proroghe dell’ultimo momento, dovremmo dire addio allo smart working.

A fine mese scadrà definitivamente la possibilità di accedere al lavoro agile anche per le uniche categorie che ne fanno uso ancora oggi. Ma cosa cambierà per i lavoratori dal 1° luglio 2023?

Con la fine della pandemia è stata decretata la conclusione dello smart working, sempre che non arrivino delle proroghe per determinate categorie di lavoratori.

Oggi come oggi hanno la possibilità di sfruttare questa misura i dipendenti del settore privato, che hanno almeno un figlio con meno di 14 anni.

Ne possono usufruire, inoltre, i lavoratori fragili.

Stando a quanto riporta il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’arrivo del 30 giugno non sarà più possibile lavorare da casa, a meno che i diretti interessati non sottoscrivano accordi individuali con il proprio datore di lavoro.

Smart Working, cosa cambierà da luglio

Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Lavoro, ha già provveduto a chiedere una proroga, che possa essere applicata sia al pubblico che al privato.

L’obiettivo di questa richiesta è prorogare lo smart working sino alla fine del 2023.

Martedì 13 giugno si terrà, al Senato, la votazione per l’approvazione o meno di questa proroga.

Nel caso in cui lo smart working fosse prorogato, quali costi dovrà sostenere il Governo?

Secondo una stima del Corriere, la spesa potrebbe oscillare tra i 16 ed i 18 milioni di euro.

Quali sono i motivi che portano a questo costo?

Da casa i lavoratori non hanno la possibilità di svolgere le stesse mansioni di quando sono in presenza. Questo comporta, per molti datori di lavoro, la necessità di rimpiazzare la risorsa assumendo un’altra figura.

Lo scorso 5 maggio 2023 l’Oms ha dichiarato la pandemia di Covid 19 finita.

Nella maggior parte dei casi la situazione è già tornata all’era pre-Covid. Nel caso in cui non ci fosse una proroga, dal 1° luglio 2023 i lavoratori fragili e quelli con un figlio con meno di 14 anni sarebbero anche loro tenuti a tornare a lavorare in azienda. Sempre che non vengano presi degli accordi tra il lavoratore e l’azienda.

Sicuramente, in questo momento, la situazione più delicata è per i cosiddetti lavoratori fragili, che sono quelle persone che hanno patologie particolari, documentate da un certificato medico.

Proprio questa certificazione documenta i rischi che questi soggetti corrono nel lavorare in ufficio o comunque vada fuori casa. Tra questi lavoratori rientrano anche quelli che sono affetti da alcune disabilità gravi.

In cosa consiste il cosiddetto lavoro agile

A spiegare in dettaglio in cosa consiste lo smart working  ci ha pensato direttamente il Ministero, che spiega dettagliatamente che si tratti di una “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”. Grazie allo smart working, il lavoro effettuato ogni giorno viene effettuato “in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva (art. 18, comma 1)“.

Silvana Sciarra, presidente della Corte Costituzionale, ha spiegato nel corso del Festival dell’Economia, che con il lavoro da remoto, che si è dimostrato indispensabile mentre c’era la pandemia, si perde la socialità del lavoro.

Sciarra sottolinea come in Europa, oggi come oggi, si stia discutendo sul diritto alla disconnessione, perché il lavoro effettuato da casa potrebbe andare ben oltre l’orario che è stato concordato.

Le soluzioni di lavoro ibride risultano essere facilmente controllabili da parte del datore di lavoro: il controllo, però, rischia di essere invasivo, andando a limitare la vita privata del dipendente.