Finanza Notizie Italia Caso Mercatone Uno: Di Maio, la priorità è riattivare la cassa integrazione. Consumatori in campo per ‘clienti beffati’  

Caso Mercatone Uno: Di Maio, la priorità è riattivare la cassa integrazione. Consumatori in campo per ‘clienti beffati’  

28 Maggio 2019 10:39

 

La priorità è quella di riattivare la cassa integrazione per i lavoratori di Mercatone Uno e poi affrontare il capitolo reindustrializzazione. Di questo si è discusso ieri durante l’incontro al ministero dello Sviluppo Economico (Mise), a cui ha preso parte il vicepremier Lugi Di Maio gli amministratori straordinari, il commissario giudiziario, i rappresentanti delle regioni e i sindacati.

Una possibile strada che si sta facendo largo in queste ore dopo la decisione del Tribunale di Milano che ha decretato il fallimento della nuova proprietà Shernon Holdings, che la scorsa estate aveva rilevato la storica azienda di arredamento di Imola, e che in 9 mesi avrebbe accumulato debiti per 90 milioni di euro. Una storia che tiene col fiato sospeso i 1.800 lavoratori dei 55 punti vendita in Italia.

I prossimi step, le parole di Di Maio

Al termine del tavolo al Mise, Di Maio ha comunicato che giovedì 30 è previsto un tavolo tecnico con i creditori e i fornitori. “L’obiettivo minimo da attuare subito è la Cics per i lavoratori, per la quale è necessario che il Tribunale autorizzi la procedura di amministrazione straordinaria – afferma Di Maio -. Ciò permetterà di riprendere l’esercizio provvisorio il prima possibile, così da consentire il ricorso agli ammortizzatori sociali. Poi partirà la fase di reindustrializzazione per dare un futuro certo ai lavoratori. Ce la metteremo tutta lavorando collegialmente con le parti sociali e le Regioni”.

Sul tavolo dunque la retrocessione all’amministrazione straordinaria. “Il passaggio, che richiede l’intervento del Tribunale di Bologna, consentirebbe l’attivazione dell’ammortizzatore sociale che i sindacati chiedono di attivare il prima possibile, garantendo momentaneamente un sussidio al reddito per i lavoratori in compartecipazione con le Regioni e a far fronte all’emergenza”. Per i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucsbisognerà ipotizzare soluzioni e ogni possibile interlocuzione con operatori del settore idonei ad evitare la vendita a spezzatino di un marchio storico della grande distribuzione organizzata“. 

C’è poi l’ampio capitolo fornitori e creditori . Sul caso “Il Sole 24 Ore” si sofferma sulle parole del sottosegretario del Mise Giorgio Girgis Sorial, che dichiara: “Il secondo paletto fissato è la necessità di tutelare i fornitori e i creditori perché anche i crediti prededucibili non sono coperti da garanzie e bisognerà trovare strumenti di sostegno e garanzia per permettere loro di proseguire l’attività. Terzo punto è attivarci per la copertura dei clienti di Mercatone Uno, altra parte lesa di questa vicenda, famiglie che hanno pagato o attivato finanziamenti, senza ricevere la merce”. Sulla questione consumatori scrive anche “Il Corriere della Sera” in edicola oggi: “Non è chiara la contabilità di quanti abbiano versato il 50% sotto forma di acconto per prenotare mobili ed arredi. Nelle pieghe delle carte depositate dalla Procura di Milano si parla di circa 20 mila”. 

Sul piede di guerra sono così scese le associazioni dei consumatori. L’Unione nazionale dei consumatori (Unc) che chiede a Di Maio di convocare anche “le associazioni di consumatori che rappresentano i clienti rimasti beffati da Mercatone Uno”. “In troppi hanno pagato per mobili che ora non riceveranno più. Serve una soluzione che tuteli anche loro”, afferma Massimiliano Dona, presidente di Unc.

In campo anche il Codacons che scrive: “Sul fallimento di Mercatone Uno il Governo deve intervenire con urgenza per garantire i diritti dei clienti ed evitare che i consumatori perdano i soldi già versati per l’acquisto di beni venduti e mai ricevuti”. “Il Governo deve istituire un fondo per rimborsare integralmente quei cittadini che hanno acquistato mobili o altri beni venduti da Mercatone Uno versando in anticipo il denaro senza però ricevere la merce – spiega il presidente Carlo Rienzi – In caso di fallimento di una società, infatti, i clienti sono l’ultima ruota del carro, e anche inserendosi tra i creditori sarà quasi impossibile per loro rientrare in possesso delle somme versate”.