Debito pubblico, Citi boccia l’Italia. Ecco perché
Debito pubblico: non solo Goldman, anche Citi boccia l’Italia
I conti pubblici italiani finiscono di nuovo nel mirino degli analisti. Una recente previsione di Citi, vede lo spread di nuovo in salita oltre i 200 punti. Come se questo non bastasse, a preoccupare è anche il debito pubblico italiano.
L’Italia è stata bocciata per la seconda volta nel giro di pochi giorni.
La preoccupazione sulla tenuta dei conti pubblici, questa volta è stata lanciata da Citi, che ha disegnato un quadro molto fosco e pessimista per il futuro del nostro paese.
Qualche giorno fa Goldman Sachs aveva consigliato di acquistare i Bonos, ossia i titoli di Stato spagnoli, al posto dei Btp.
Quella di Citi è l’ennesima scommessa su una battuta d’arresto dell’Italia, invece che su un suo possibile successo economico.
A finire sotto la lente degli analisti sono principalmente il rapporto debito/Pil che continua a non migliorare.
A preoccupare sono, inoltre, l’aumento del deficit e la lenta crescita prevista nel 2024.
Come se tutto questo non bastasse, nella seconda metà dell’anno potrebbe esserci un’impennata dello spread.
Gli esperti di Citi ritengono che questi siano i motivi per i quali l’Italia starebbe sbagliando nella gestione dei conti pubblici.
Debito pubblico e spread sono destinati a salire
Nello scattare una fotografia aggiornata della situazione economica italiana, Citi non ha usato mezzi termini.
Gli analisti esprimono molto scetticismo sulla capacità dell’Italia di ridurre il debito pubblico e di favorire una crescita costante e sana.
Giada Giani e Aman Bansa, analisti di Citi, non ritengono che il rapporto debito/Pil possa scendere in maniera convincente nel corso dei prossimi anni.
Secondo i due esperti lo spread sembrerebbe destinato ad allargarsi.
Ma perché è stato dipinto un quadro a tinte fosche dell’Italia?
Sono i numeri della performance economica del 2023 che hanno portato a queste conclusioni: nel corso del mese di aprile il fabbisogno è stato pari a 11,7 miliardi di euro e si è portato a 66 miliardi di euro.
Questa cifra è tre volte tanto quella dello stesso periodo del 2022.
Come se questo non bastasse, il debito pubblico è tornato a salire a febbraio: stando ai dati forniti da Bankitalia si è portato al massimo storico di 2.772 miliardi di euro.
Questi, sostanzialmente, sono i motivi per i quali Citi non ritiene che un deficit al 4,5% possa essere realistico: il 5,5% sarebbe più vicino alla realtà.
Da tenere sotto stretta osservazione, inoltre, c’è anche un’inflazione ancora elevata, che andrà ad erodere i redditi e spinge ad una rivalutazione delle pensioni e a far crescere i salari. In questo modo la spesa pubblica è destinata a salire.
I tassi alti della Bce colpiscono direttamente il debito pubblico dello Stato e la fine degli acquisti di debito da parte della Banca Centrale costringe ad andare alla ricerca di nuovi acquirenti per i titoli di Stato.
Citi ritiene che sotto queste pressioni lo spread possa raggiungere i 220 punti, mentre la spesa per pagare gli interessi possa toccare il 4,4% del Pil rispetto ad un già alto 3,6%.
La Grecia è meglio dell’Italia
Secondo Citi, in estrema sintesi, la finanza pubblica starebbe andando nella direzione sbagliata.
Una conclusione che, in un certo qual modo, sembrerebbe confermata dai programmi di stabilità, che sono stati consegnati a Bruxelles, dai quali emergerebbe che la Grecia, almeno per quanto riguarda il debito pubblico e l’efficienza nei conti pubblici, potrebbe riuscire a battere l’Italia.
Le stime del periodo 2023-2026 prevedono che il debito pubblico della Grecia possa passare – tra quattro anni – al 135,2%, contro il 140,44 dell’Italia.
Il Pil greco è destinato a crescere del 2,3% quest’anno e del 3% nel 2024.
Quello italiano quest’anno salirà dello 0,9%, e dell’1,4% il prossimo anno.