Finanza Conti correnti mangiati dall’inflazione: l’analisi Fabi

Conti correnti mangiati dall’inflazione: l’analisi Fabi

23 Gennaio 2023 11:26

Dopo quattro anni di costanti aumenti, nel 2022 il saldo totale dei conti correnti delle famiglie in Italia è diminuito di quasi 20 miliardi di euro.

Da agosto a novembre si è registrato, infatti, un calo di 18 miliardi da 1.177 miliardi a 1.159 miliardi, con una riduzione dell’1,5%.

Conti correnti si svuotano: risparmi in fumo

Così un’analisi della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani secondo cui già a giugno, rispetto a maggio, c’era stata una prima diminuzione di 10 miliardi, una vistosa inversione di tendenza sulla capacità di accumulo dei correntisti che arriva dopo un lungo periodo di incremento dei saldi dei depositi bancari.

Nel dettaglio, a fine 2017 l’ammontare complessivo era a quota 967 miliardi, a fine 2018 a quota 990 miliardi (+23 miliardi), a fine 2019 a 1.044 miliardi (+54 miliardi), a fine 2020 a 1.110 miliardi (+66 miliardi) e a fine 2021 a 1.144 miliardi (+34 miliardi).

I dati evidenziano quasi cinque anni di risparmi (da dicembre 2017), ma con un preoccupante cambio di rotta alla fine del 2022:

i conti degli italiani sono sempre cresciuti e hanno superato quota 1.000 miliardi, con una tendenza all’accumulo che ha oltrepassato i 212 miliardi di euro (somma del risparmio accumulato dal 2017 al maggio 2022).

La variazione annuale è stata sempre positiva e con un bilancio totale di 1.044 miliardi a fine 2019, a 1.110 miliardi a fine 2020, a 1.144 miliardi a fine 2021 e a 1.179 miliardi a maggio 2022.

Da luglio a novembre, il totale dei conti correnti è calato di quasi 20 miliardi di euro.

Il valore complessivo era di 1.178 miliardi di euro a luglio e di 1.159 miliardi di euro a fine novembre, con una riduzione di quasi due punti percentuali (-1,53%) e che dimostra che il prezzo della crisi comincia ad essere tutto nelle tasche degli italiani.

La sopravvivenza del risparmio al tempo d’oggi non è più una garanzia e a dimostrarlo sono i dati delle tasche degli italiani – scrive la Fabi, – alleggerite dalle ondate delle continue fiammate dei prezzi energetici e da un’inflazione generalizzata sempre più in risalita”.

Se i conti correnti degli italiani non hanno mai smesso di crescere dal 2017, i dati dell’ultimo trimestre del 2022 suonano infatti come un allarme sociale, dimostrando che le condizioni delle famiglie potrebbe cominciare ad essere compromesse nell’immediato futuro. Mentre il Covid, infatti, ha accelerato e poi sostenuto la crescita dei salvadanai tricolori, le stesse riserve cominciano ora a erodersi e a essere utilizzate quale strumento di difesa dai maggiori costi”.

A fine novembre il salvadanaio degli italiani continua a superare complessivamente la vetta di 1.000 miliardi di euro, ma con un’inversione di tendenza che ha dato i primi segnali a partire dalla fine del primo semestre del 2022 e che ha mostrato come – in poco più di un trimestre – siano stati bruciati quasi 20 miliardi di euro.

L’inflazione resterà ancora a livelli particolarmente elevati per i prossimi due anni: un primo calo si registrerà solo alla fine di quest’anno, ma dovremo aspettare il 2025 per veder tornare l’indice dei prezzi al consumo al 2% medio nell’area euro. Vuol dire che nel 2023 e nel 2024 i prezzi continueranno a salire a un ritmo importante, con evidenti conseguenze negative per tutti gli italiani. La risposta non può essere soltanto l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea che, anzi, corre il rischio di diventare un boomerang sul credito”. Così il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

Servono, da parte del governo, politiche fiscali, volte ad aumentare il reddito disponibile, più incisive e auspico che già quest’anno possano arrivare risposte in questo senso. Ma sono indispensabili, soprattutto, i rinnovi di tutti i contratti collettivi di lavoro scaduti, con importanti aumenti delle retribuzioni. Ricordo che oltre sei milioni di lavoratori attendono il rinnovo dei loro contratti collettivi, in alcuni casi da più di cinque anni. A breve avvieremo il negoziato per il contratto delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, stiamo per completare la piattaforma sindacale”, dice ancora Sileoni.