Finanza Banche: ecco cosa sta succedendo e cosa rischia l’Italia

Banche: ecco cosa sta succedendo e cosa rischia l’Italia

Pubblicato 27 Marzo 2023 Aggiornato 30 Marzo 2023 14:51

Banche: cosa sta succedendo con Deutsche Bank e i bond At1

I principali operatori internazionali continuano ad essere preoccupati per il futuro delle banche.

Il timore è che il settore possa andare in crisi, nonostante il matrimonio forzato tra il Credit Suisse e Ubs.

L’intero comparto bancario è letteralmente sotto stress da quando le autorità elvetiche hanno deciso di bruciare qualcosa come 16 miliardi di bond AT1 di Credit Suisse.

Una decisione che è andata letteralmente a scombussolare la gerarchia dell’eurozona, che, come molti investitori ben sapranno, prevede che le azioni debbano essere annullate prima delle obbligazioni.

I bond AT1 (Additional Tier One) sono delle obbligazioni nate a seguito della crisi finanziaria del 2008.

Il loro scopo è quello di rendere più solide le banche europee. I bond At1, sostanzialmente, sono uno strumento di debito finanziario, che vengono emessi direttamente dalle banche e il cui scopo è quello di andare ad assorbire le perdite, senza che l’operatività dell’emittente venga compromessa.

Cosa significa tutto questo? Nel momento in cui una banca dovesse registrare dei problemi di solvibilità e il suo coefficiente patrimoniale CET1 scendere sotto una determinata soglia, queste obbligazioni verrebbero convertite in azioni bancarie.

Banche, l’incubo non è ancora finito

La situazione dell’intero comparto bancario non sembra essere destinata a tranquillizzarsi.

A peggiorare la situazione è arrivata la decisione di Pfandbriefbank e di Aareal Bank, due banche che finanziano infrastrutture e dei progetti immobiliari, che hanno annunciato di non rimborsare i titoli AT1, che avevano l’opzione call a breve.

L’intenzione delle due banche è quella di pagare agli investitori dei tassi più alti, invece che andare a liquidare l’investimento.

La cedola del bond emesso da Deutsche Pfandbriefbank passa dal 5,75% all’8,42%.

Questa mossa è senza dubbio lecita, ma è stata considerata scorretta dal mercato: una scelta che viene effettuata raramente e che va a minare il rapporto di fiducia che si è instaurato tra investitori ed emittenti.

Perché è stata effettuata questa scelta? Le due banche non hanno voluto rimanere senza titoli in pancia.

Nel caso in cui avessero dovuto rimborsare i bond avrebbero dovuto emetterne di nuovi a tassi molto più alti.

In una nota si legge che la decisione di Deutsche Pfandbriefbank sarebbe stata presa dopo una “valutazione attenta di vari fattori, incluse le condizioni di mercato e i costi economici”.

Al momento, comunque, gli operatori dubitano che il settore bancario sia in grado di ripagare il debito subordinato. Il comparto, quindi, è crollato sui mercati finanziari.

Il caso Deutsche Bank

Venerdì è stato il terzo giorno di perdite per Deutsche Bank, le cui azioni hanno perso la bellezza del 12%, arrivando a perdere fino ad un quinto del loro valore nell’arco di un mese.

Il costo dei suoi credit default swap (CDS) a cinque anni è balzato sui massimi degli ultimi quattro anni.

Ricordiamo che Deutsche Bank ha subito una ristrutturazione come il Credit Suisse, ma a differenza della banca svizzera è tornata alla redditività nel corso degli ultimi trimestri.

Olaf Scholz, cancelliere tedesco, assicura che la banca è molto redditizia e che non c’è motivo di preoccuparsi.

Christine Lagarde, presidente della Bce, ha ribadito ai capi di Stato e di governo riuniti nell’Eurosummit che il sistema bancario europeo è solido e che la banca centrale europea è in grado di fornire liquidità se necessario.

Lagarde ha deciso però di disertare la conferenza stampa dei presidenti della Ue Michel e della Commissione von der Leyen, segnale considerato da alcuni operatori come da interpretare.