Notiziario Notizie Italia Unimpresa: cassa integrazione inferiore al 50% della busta paga

Unimpresa: cassa integrazione inferiore al 50% della busta paga

21 Maggio 2020 08:59

Amara sorpresa per i lavoratori in cassa integrazione. L’indennità versata a marzo è risultata assai più bassa rispetto alle aspettative. Da 938,89 euro lordi, i lavoratori in cassa integrazione per l’emergenza Coronavirus, si sono ritrovati un assegno netto di circa 750 euro, vale a dire, in molti casi, meno del 50% delle retribuzioni riconosciute ai lavoratori dipendenti dalle loro aziende.

Lo denuncia Unimpresa secondo cui  l’indennità pagata solo a una parte degli aventi diritto dall’Inps per il mese di marzo è, su base oraria, pari a 5,34 euro lordi, cifra che, al netto delle trattenute fiscali, diventa circa 4 euro l’ora. Il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi, afferma che “con la Naspi i lavoratori licenziati percepirebbero somme maggiori rispetto ai lavoratori cassaintegrati, ma i decreti del governo legano le mani alle imprese. Il divario tra l’indennità assicurata ai dipendenti, ai quali viene interrotto il rapporto di lavoro, rispetto al sussidio garantito a chi usufruisce della Cig è, infatti, piuttosto ampio”.

«La cassa integrazione – osserva ancora il consigliere di Unimpresa – oltre a portare con sé ritardi ingiustificati (milioni di lavoratori sono in attesa ancora della Cig deroga di marzo), gravemente dannosi per le aziende e, soprattutto, per i loro lavoratori, ha dunque creato sorprese amare. Tutto ciò con conseguenze devastanti sull’economia familiare: non solo non hanno percepito il salario per due mesi, ma, quando è arrivato il sussidio, hanno scoperto che è non percepire uno stipendio per quasi due mesi e poi vedersene arrivare uno “tagliato” del 50% metterebbe in ginocchio qualunque famiglia italiana. La Naspi darebbe un po’ di respiro ai dipendenti, grazie, appunto, a importi maggiori. Tuttavia, il decreto legge “rilancio” ha prorogato a cinque mesi il divieto di licenziamento introdotto dal decreto “Cura Italia”, lasciando inspiegabilmente alle imprese la sola possibilità prorogare gli ammortizzatori sociali per appena cinque settimane, spostando più in là un problema che creerà solo enormi scompensi».