Notiziario Notizie Italia ING e l’addio al contante in Italia. Dopo batosta a clienti Conto Arancio, la banca chiuderà Atm e casse automatiche

ING e l’addio al contante in Italia. Dopo batosta a clienti Conto Arancio, la banca chiuderà Atm e casse automatiche

28 Aprile 2021 11:20

Ci mancava ING a rendere più complicata la vita per i correntisti italiani. Prima, lo shock Fineco, che ha lanciato una sorta minaccia, in stile, ‘O investi o ti chiudo il conto’; poi, la carrellata di notizie che hanno visto altre banche come UniCredit aumentare i costi dei conti correnti, in un contesto in cui i clienti retail di una banca tedesca erano stati già colpiti, per la prima volta in assoluto in Italia, dai tassi negativi.

Ci mancava il gruppo olandese ING, per l’appunto, che “secondo quanto raccolto dal Sole 24 Ore, ha comunicato alla propria clientela italiana che a partire dal 1° luglio chiuderà tutti i propri Atm e le casse automatiche. Così facendo, la banca darà di fatto addio al cash, perchè dismetterà l’intera filiera relativa alla gestione del contante e i suoi relativi costi”.

Nell’articolo “Ing dice addio al contante in Italia: chiudono Atm e casse automatiche”, il quotidiano di Confindustria precisa che “chi vorrà, va detto, potrà ancora prelevare contanti ma lo potrà fare esclusivamente presso gli sportelli Atm di altri istituti bancari, mentre il versamento degli assegni avverrà a fronte dell’invio della documentazione via posta assicurata alla sede.

Il Sole mette in evidenza come la decisione di ING sia “un unicum nel panorama italiano e di fatto europeo. Anche perché non arriva da una banca puramente digitale (e che quindi per definizione non ha mai avuto una propria rete di sportelli) ma da un gruppo con un modello misto, che nel nostro paese ha combinato alla forte presenza digitale quella fisica, con una rete di atm e casse automatiche (63 quelle oggetto di chiusura) ma anche di filiali, rete che sarà analogamente oggetto di rivisitazione” .

ING: pochi giorni fa batosta tassi ai correntisti

ING è sempre stata una banca ben radicata in Italia, a partire dal 2001, anno in cui sbarcò nel paese lanciando il primo conto deposito online italiano (Conto Arancio).

“Nel dettaglio – si legge nell’articolo del Sole 24 Ore – la banca passerà dagli attuali 30 punti fisici sparsi sul territorio nazionale (17 filiali a cui si aggiungono 13 Arancio store) a 23 punti, composti da 6 hub e 17 ‘Arancio Store’, con una riduzione di 7 punti fisici. Negli hub presenti nella città più rilevanti (Milano, Torino, Padova, Roma, Bologna, Napoli) i clienti potranno ottenere consulenza e supporto su tutti i prodotti e servizi (conti correnti, prestiti personali, mutui, coperture assicurative e investimenti) mentre gli ‘Arancio Store’, di cui 13 già esistenti e 4 di prossima apertura, saranno gestiti da liberi professionisti monomandatari”.

ING si era messa già sotto i riflettori negli ultimi giorni, quando aveva annunciato ai clienti una nuova batosta sui tassi, via lettera.

Nella missiva ricevuta dai clienti del suo Conto Arancio, l’istituto di credito così scriveva:

“Il tasso base di Conto Arancio a partire dal 30 giugno 2021, subirà una diminuzione dallo 0,02% allo 0,001%…Ti informiamo inoltre che alla stessa data ING dismetterà il servizio di alimentazione di Conto Arancio. Pertanto a partire dal 1° luglio 2021 non potrai più utilizzare il servizio di alimentazione per accreditare fondi sul tuo Conto Arancio”.

Batoste correntisti: daFineco a ING. Rincari anche in conti UniCredit

Che si tratti di Fineco o di ING, le varie batoste si spiegano con il progressivo allontanamento delle banche, in generale, dalla gestione del contante, sia a causa dell’elemento innovazione, con il boom dei pagamenti digitali, che (soprattutto) per i tassi di interesse negativi lanciati ormai da anni dalla Bce:

così si spiegano la decisione senza precedenti di Fineco, pronta a chiudere i conti dei clienti inattivi e i rincari decisi da UniCredit e da altre banche.

L’obiettivo è arginare il fenomeno del boom di liquidità e depositi avvenuto in tempo di pandemia Covid-19, in un contesto di tassi sotto zero.

Basti pensare alla stessa recente dichiarazione dell’AD di Fineco, Alessandro Foti che, nel comunicare la proposta di azzeramento dei costi per sottoscrivere Btp e titoli di Stato, ha affermato in un’intervista al Corriere di qualche giorno fa che “è il nostro contributo allo sforzo per la ripresa, per invogliare gli italiani a non tenere i loro risparmi sul conto”, aggiungendo come al momento ci sia “un incredibile ristagno di liquidità che non è positivo né per i clienti né per il sistema nel suo complesso”.

Nel caso di ING, in riferimento alla decisione di chiudere tutti i suoi ATM e casse automatiche, la banca ha spiegato al Sole che “il 96% della clientela opera solo tramite canali digitali, 7 su 10 prediligono lo smartphone”.

Di conseguenza, l’obiettivo è quello di fare in modo che gli operatori attivi nelle filiali puntino sui “prodotti a valore aggiunto, come consulenza su prodotti e investimenti”.

La rivoluzione che sta interessando il mondo delle banche è stata spiegata qualche giorno fa da Giuseppe Castagna, AD di Banco BPM, intervenuto nella trasmissione Zuppa economica di Nicola Porro, insieme a Leopoldo Gasbarro, direttore di Wall Street Italia.

Nel commentare il fenomeno della batosta ai correntisti, Castagna ha innanzitutto ricordato che “sotto il nome banca, ahimé, mettiamo tante, forse troppe, entità. Ci sono le banche che raccolgono per investire in prodotti di finanza, in fondi pensione, in fondi di investimento; ci sono banche che invece fanno le banche d’affari, e quindi magari non raccolgono nemmeno, raccolgono per portare magari le aziende in Borsa; e ci sono banche invece, quelle cosiddette commerciali, come quella che mi trovo a dirigere io, che invece sono banche che hanno sempre fatto della raccolta e del finanziamento ai privati e alle imprese la loro fonte di sostentamento principale”.

Castagna ha spiegato il perché della doccia fredda ai correntisti con il fatto che, a causa dei tassi negativi, lo spread sulla raccolta di cui beneficiavano le banche ora non c’è più.