News Finanza Indici e quotazioni Wall Street: euforia per dati lavoro si spegne subito. Tassi Treasuries tornano a gelare Nasdaq, Tesla buca $600

Wall Street: euforia per dati lavoro si spegne subito. Tassi Treasuries tornano a gelare Nasdaq, Tesla buca $600

5 Marzo 2021 16:03

Buy sull’azionario – che però si sta evidentemente smorzando – sell sui Treasuries con il conseguente e naturale aumento dei tassi: è così che i mercati finanziari americani hanno reagito alla pubblicazione del report occupazionale Usa.

La crescita dell’occupazione è stata ben superiore a quanto stimato: nel mese di febbraio, l’economia americana ha creato 379.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre l’aumento stimato di 210.000 unità.

Il tasso di disoccupazione è sceso lievemente al 6,2%, rispetto al 6,3% di gennaio.

L’iniziale euforia, che ha visto il Dow Jones volare di 300 punti, si sta tuttavia smorzando: il Dow Jones avanza ora di 127 punti (+0,41%), a 31.051; lo S&P sale di appena lo 0,12% a 3.774 punti, mentre il Nasdaq arretra dello 0,28%, a 12.668 punti, in una settimana in cui ha perso il 3,6% circa.

D’altronde, il mercato del lavoro made in Usa ha ancora molto da recuperare, se si considera che il numero di occupati di febbraio è tuttora inferiore di 8,5 milioni di unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro rimane inoltre stabile al 61,4%, in calo rispetto al 62,8% del periodo precedente l’esplosione della pandemia coronavirus Covid-19.

Riguardo al trend dei salari orari, importante per monitorare il trend dell’inflazione – trend che è diventato un chiodo fisso degli investitori – questi sono saliti in media dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, in linea con le attese.

La pubblicazione del dato ha attivato nell’immediato gli acquisti sul mercato azionario, con i futures su Wall Street che hanno puntato immediatamente verso l’alto. Contestualmente, però, i tassi sui Treasuries decennali sono balzati al record intraday dell’1,626%.

L’ottimismo sulla ripresa economica degli Stati Uniti ha scatenato inoltre una ulteriore accelerazione dei prezzi del petrolio, dopo il rally del 5% della sessione di ieri,

successivo all’annuncio dell’Opec+, che ha deciso di lasciare la produzione invariata nel mese di aprile, contrariamente alle attese degli analisti, che avevano previsto un aumento concordato dell’offerta fino a 1,5 milioni di barili al giorno.

I prezzi del WTI e del Brent balzano entrambi del 3% circa a $65,72 e $68,88 al barile.

Tutto questo ottimismo non contagia tuttavia Tesla, tutt’altro. Ieri il titolo ha chiuso a 620 dollari, in flessione del 31% rispetto al record intraday di sempre testato a $900, quando la capitalizzazione di mercato era di circa $800 miliardi, la metà circa del valore di Amazon, nonostante il gruppo avesse consegnato soltanto mezzo milione di auto in un anno.

Oggi l’azione scivola anche sotto la soglia di $600 punti, sulla scia della notizia relativa alla mossa dell’investitore miliardario Ron Baron, che ha smobilizzato 1,8 milioni di azioni Tesla per conto dei suoi clienti, dal mese di agosto.

Baron, che da tempo investe nel titolo, ha reso noto che la sua società omonima ha venduto le azioni, in quanto l’incidenza della quota era diventata troppo elevata in alcuni portafogli di investimento.

La vendita è stata necessaria per “mitigare il rischio” per i suoi clienti: circa 1,2 milioni di titoli, ha precisato Baron, sono stati venduti a un valore compreso tra $400 e $900.

Detto questo, su base annua il titolo Tesla rimane in rialzo del 338%. E l’investitore miliardario rimane convinto che, almeno lui personalmente, manterrà la sua esposizione “per almeno 10 anni”.

I tecnologici continuano in generale a pagare l’aumento dei tassi dei Treasuries e i timori di una brusca impennata dell’inflazione: Apple è sotto pressione, così come anche Amazon, Netflix, Nvidia. Bene invece Alphabet, la holding a cui fa capo Google, e Microsoft.

Ieri il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell non è riuscito a smorzare i timori di una eventuale brusca impennata dell’inflazione Usa, che rischierebbe di tradursi in una fase di tapering e di successivo rialzo dei tassi sui fed funds.

“I tassi dei bond sono saliti – ha detto il numero uno della banca centrale americana- Diversi fattori sono alla base del rialzo, ma crediamo di essere molto lontani dai nostri obiettivi. Sarei preoccupato se si manifestassero condizioni disordinate sul mercato dei bond”. Parole che i mercati non hanno interpretato come sufficientemente dovish. Oggi market mover principale sarà la pubblicazione del report occupazionale Usa di febbraio, che avverrà alle 14.30 ora italiana. Gli economisti prevedono una creazione di 210.000 nuovi posti di lavoro, rispetto ai +49.000 del mese di gennaio.