News Notiziario Notizie Italia Editoria in mano ai grandi nomi, digitale in crescita ma lettori in calo

Editoria in mano ai grandi nomi, digitale in crescita ma lettori in calo

27 Dicembre 2017 10:44

Il settore editoriale italiano è composto prevalentemente da operatori di piccole e piccolissime dimensioni. Secondo il rapporto Istat sul comparto, gli editori che pubblicano massimo 50 titoli all’anno rappresentano infatti nel 2016 oltre l’86% del numero totale, di questi oltre la metà (54,8%) sono piccoli editori. Sul versante opposto, i grandi editori, ossia quelli che hanno una produzione libraria superiore alle 50 opere annue, pur rappresentando solo il 13,6% degli operatori attivi nel settore coprono più di tre quarti (76,1%) della produzione in termini di titoli e quasi l’86% della tiratura, un’offerta quasi 14 volte superiore a quella dei piccoli editori per titoli proposti e 31 volte maggiore in termini di copie stampate.

Il settore editoriale italiano appare fortemente polarizzato anche dal punto di vista geografico. Oltre il 50% degli editori attivi ha sede nel Nord del Paese. Le città con il maggior numero di editori sono Milano e Roma; insieme ospitano il 44% dei grandi marchi che, per oltre un quarto (27,5%) hanno sede nella città di Milano.

Tra gli aspetti salienti, emerge un costante e progressivo sviluppo del digitale. Nel 2016, il 35,8% delle opere pubblicate a stampa in Italia, ossia circa 22 mila titoli, è stato proposto al pubblico anche sotto forma di e-book; erano quasi 17 mila nel 2015. Inoltre, si è registrata una lieve crescita dei prezzi rispetto al 2015: nel complesso, i libri pubblicati nel 2016 hanno un prezzo di copertina pari a 20,21 euro, contro i 18,91 dell’anno precedente. Intanto però continua la flessione del numero di lettori di libri, confermando la tendenza negativa avviata nel 2010. A partire dall’anno 2000, quando la quota di lettori era stimata al 38,6%, l’andamento è stato crescente fino a toccare il massimo nel 2010 con il 46,8%; poi vi è stata una diminuzione continua fino a tornare, nel 2016, al livello del 2001 con il 40,5%