News Finanza Notizie Italia Conferenza finanziaria Goldman Sachs, UniCredit: le stime su redditività, dividendi, costo rischio

Conferenza finanziaria Goldman Sachs, UniCredit: le stime su redditività, dividendi, costo rischio

17 Giugno 2020 15:16

Goldman Sachs riporta quanto detto da Jean-Pierre Mustier, amministratore delegato di UniCredit, in occasione della 24esima Conferenza finanziaria europea organizzata dallo stesso colosso bancario americano:

1)Il modello di business (di UniCredit) dovrebbe sostenere la resilienza: la diversificazione è un fattore importante per la redditività del gruppo, e ancora di più durante la crisi COVID. Visto che la Germania, l’Austria e la regione CEE sono state meno colpite rispetto alla maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale, gli impatti del costo del rischio dovrebbero essere inferiori che nel caso dell’Italia. UniCredit mette in evidenza anche l’importanza della diversificazione del fatturato, facendo riferimento all’aumento delle commissioni che hanno aiutato a compensare la pressione, rappresentata dal calo del margine netto di interesse”.

2)Costo del rischio: “Sebbene le stime per il 2020 di 100-120 punti base possano essere più prudenti rispetto a quelle delle rivali, UniCredit ha spiegato che la banca preferisce ricorrere ad accantonamenti generali significativi, al fine di andare avanti e, successivamente, avere una view chiara della sua posizione di capitale. Dall’altro lato, UniCredit ha compreso come il consensus macro sia orientato sempre di più verso un outlook, per il 2020, di un crollo del Pil dell’area euro, pari a -13% e che, sebbene una certa ‘riapertura’ dell’economia sia un fattore positivo, gran parte di questo trend era stata comunque prevista”.

3) Riguardo alla guidance sugli utili netti del 2021, UniCredit ha reiterato di prevedere profitti netti underlying per un valore compreso tra 3 e 3,5 miliardi di euro, per un valore corrispondente al 6-6,5% del ROTE. Le stime si spiegano con le “attese di un fatturato minore, e con un margine netto di interesse e commissioni al di sotto della view prevista dal business plan, con una stabilizzazione dei guadagni della divisione di trading. Dall’altro lato, i costi dovrebbero essere inferiori rispetto alla guidance, viste le spese amministrative inferiori”.

4) Redditività di lungo termine: “UniCredit punta ancora a un target sul ROTE pari all’8% nel 2023. Sebbene veda un margine limitato per un repricing dei prestiti vista la liquidità abbondante, la banca è ancora fiduciosa nel fatto che la strategia sul costo del rischio e la riduzione degli FTE (ovvero delle ore lavorate dai dipendenti full-time, concordate prima della crisi scatenata dal COVID) aiuteranno a far salire il ROTE a livelli più alti di quelli del 2020-21”.

5)Capitali e dividendi: “i vertici hanno indicato che la strategia di riduzione del rischio adottata nel 2019 (sui crediti deteriorati NPL, BTP, e sulla crescita dei volumi) ha aiutato UniCredit a entrare nella crisi COVID-19 detenendo una posizione solida di capitale, e di trovarsi in una posizione adatta a ripristinare la distribuzione dei capitali nel 2021 (distribuzione ora sospesa per il coronavirus). UniCredit ha confermato che la banca gestirà il capitale in base al target degli MDA buffer (MDA è l’ammontare massimo distribuibile), pari a 200-250 punti base, attenendosi al target di distribuzione di capitale fissato con il piano industriale”. L’intenzione è “di distribuire il 50% del capitale sottostante e in eccesso al di sopra del cuscinetto di MDA di 250 punti base attraverso operazioni di buyback, e a seconda della valutazione”.

Riguardo alla valutazione del titolo e ai rischi, nella sua nota Goldman Sachs scrive di avere un rating “Buy” su UniCredit.

“Valutiamo UniCredit utilizzando un rapporto ROTE-COE (cost of equity) capital-adjusted e un target sul prezzo a 12 mesi a 11,3 euro. I fattori di rischio chiave che incombono sulla nostra view di investimento e sul target price sono rappresentati da un margine netto di interesse peggiore delle previsioni, da una crescita dei prestiti, dalla qualità del credito, da operazioni di M&A o dal controllo dei costi. Cambiamenti negativi imprevisti nel debito sovrano (italiano, dunque sui BTP), nel quadro macroeconomico, nella qualità degli asset e nel contesto normativo rappresentano anch’essi dei rischi”.