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Bce, fine QE e rialzo tassi a luglio: ‘senza acquisti asset, mercati operano senza rete di sicurezza’

10 Giugno 2022 06:59

Wolfgang Bauer, gestore del Team Public Fixed Income di M&G Investments, commenta le novità arrivate dalla Bce di Christine Lagarde, che ieri ha annunciato la fine del piano di Quantitative easing APP a partire dal prossimo 1° luglio e un rialzo dei tassi di 25 punti base nella prossima riunione del 21 luglio, seguito da altre strette monetarie.

“La BCE ha aperto la strada a un aumento dei tassi di interesse dello 0,25% nella prossima riunione e a un percorso sostenuto di ulteriori rialzi in seguito. Sarebbe stato infatti molto difficile giustificare la scelta di mantenere ancora i tassi di interesse ai minimi storici in un contesto di inflazione dilagante in Europa. In definitiva, è in gioco la credibilità della BCE. La banca centrale ha già attirato critiche per non aver iniziato a normalizzare la politica monetaria tempo addietro. Ovviamente è facile dirlo con il senno di poi; tuttavia, a causa delle complesse dinamiche economiche che hanno caratterizzato tutto il periodo della pandemia, per le quali non c’era un piano da seguire, potremmo dare un po’ di tregua alla BCE e astenerci da critiche troppo severe”.

“Se, da un lato, – continua l’esperto – i commenti della BCE sui futuri rialzi dei tassi dominano i titoli dei giornali di oggi, dall’altro non bisogna sottovalutare l’importanza dell’imminente fine degli acquisti di asset. Negli ultimi anni, questi programmi sono stati lo strumento principale con cui la BCE ha sostenuto il sentiment dei mercati e quindi ripristinato la loro stabilità nei momenti di crisi. Senza gli acquisti, i mercati operano senza rete di sicurezza, il che potrebbe portare a periodi di maggiore volatilità in futuro. La BCE ha lasciato aperta la porta alla possibilità di riprendere gli acquisti nell’ambito del programma di emergenza per far fronte alla pandemia (PEPP) in caso di nuove ripercussioni sui mercati legate proprio allo sviluppo della pandemia. Considerando il contesto inflazionistico, ritengo che non sia più possibile fare marcia indietro rispetto all’uscita dal programma di acquisto di asset. A mio avviso, occorrerebbe un grave deterioramento dei fondamentali economici e una decisa correzione del mercato per rimettere in agenda gli acquisti. Quindi, in un certo senso, l’opzione put della banca centrale non conviene affatto”.