Notiziario Notizie Altri paesi Europa Universal Music Group: si quota alla borsa di Amsterdam l’etichetta di Lady Gaga filiale di Vivendi

Universal Music Group: si quota alla borsa di Amsterdam l’etichetta di Lady Gaga filiale di Vivendi

21 Settembre 2021 10:25

L’Universal Music Group, l’etichetta discografica dietro ad artisti internazionali del calibro di Lady Gaga e Taylor Swift, si quota in Borsa. Le azioni del gigante dei media, filiale di Vivendi, debutta alla borsa di Amsterdam nella più grande quotazione europea dell’anno finora. L’azienda ha aperto le contrattazioni a circa 25,05 euro (29,37 dollari) per azione, più del 35% sopra il prezzo di riferimento di 18,5 euro per azione.

Il successo dell’Universal Music Group

Nel 2014 il patron di Vivendi, Vincent Bollorè ha preso il controllo dell’UMG che, grazie al boom dello streaming e delle offerte di abbonamenti illimitati, è diventata la gallina dalle uova d’oro di Vivendi, generando 7,4 miliardi di euro di vendite nel 2020, cioè il 46% delle entrate del gruppo.

In giugno, il gruppo francese di media Vivendi ha ottenuto il sostegno degli azionisti per la sua proposta di spin-off dell’etichetta discografica stabilendo che il 60% delle azioni di UMG andranno agli azionisti di Vivendi.

 Essendo il più grande gruppo di etichette al mondo, per non parlare del secondo più grande editore musicale (secondo Music & Copyright), il patrimonio di UMG è più che impressionante. Secondo gli analisti, probabilmente Vivendi considera che con una valutazione di più di 30 miliardi di euro quando ha venduto il 20% a un consorzio guidato dal colosso asiatico Tencent, e poi ha venduto il 10% al finanziere Bill Ackman, il valore di UMG è vicino al suo picco. L’azienda ha speso recentemente centinaia di milioni di dollari per investire nel talento musicale e acquistando i diritti dell’intero catalogo di canzoni di Bob Dylan nel 2020, una delle operazioni più importanti nella storia della musica. L’etichetta discografica possiede anche i famosi studi di Abbey Road in Inghilterra.

Uno scenario roseo per l’Universale. “Molti avevano lasciato l’industria musicale per morta una decina di anni fa, soprattutto con la pirateria e tanti altri problemi”, dice Daniel Ives, managing director presso Wedbush Securities. “Ora ne escono diversamente e quando si guarda a Universal, Warner Music e in generale allo streaming con Apple Music e Spotify, si vede un’enorme inversione di tendenza che pochi avevano previsto”.