Notiziario Notizie Francia Lontani i tempi in cui Air France voleva 100% Alitalia. Dipendenti: ora rischia di fare stessa fine

Lontani i tempi in cui Air France voleva 100% Alitalia. Dipendenti: ora rischia di fare stessa fine

26 Giugno 2018 10:20

Alert sul futuro di Air France. A lanciarlo sono i dipendenti che, in una lettera scritta alla commissione che gestisce in via di emergenza la compagnia aerea francese, hanno chiesto di trovare un nuovo amministratore delegato che conosca il settore. Altrimenti, la società rischierà di fare la stessa fine di “Sabena o Alitalia”.

La tensione è esplosa nel momento in cui alcuni media francesi hanno riportato la notizia della possibile nomina alla guida di Air France, da parte della commissione ad interim, di Philippe Capron, direttore finanziario di Veolia, società di gestione di rifiuti e delle acque con sede a Parigi.

Il caso è nato con le dimissioni a sorpresa, arrivate nel mese di maggio, dell’ex ceo Marc Janaillac, successive a una disputa sulle paghe dei dipendenti della compagnia.

Dopo aver gestito il gruppo per meno di due anni, Janaillac ha gettato la spugna proprio nella fase iniziale di una strategia che, si sperava, avrebbe rivitalizzato un vettore che continua a incontrare non poche difficoltà nel difendersi contro la competitività delle compagnie aeree rivali.

Air France è ora nelle mani di un management di emergenza e a interim. I dipendenti hanno fatto sentire la loro voce quando sono venuti a conoscenza della decisione della commissione incaricata di trovare il nuovo AD di nominare Capron.

A quel punto, un gruppo che si è ribattezzato TousAirFrance – che comprende dipendenti, ma anche membri dell’ex cda ed ex leader del sindacato – ha inviato una lettera aperta ai vertici attuali di Air France-KLM, parlando della necessità di disporre di “una persona che davvero conosca il settore aereo e che prenda atto della reale competitività  che Air France-KLM deve affrontare”.

“Una decisione inappropriata da parte della commissione per le nomine – si legge nella missiva – potrebbe scatenare conseguenze drastiche, in un momento in cui ci troviamo al bivio di una fase importante di consolidamento, che vede Air France rimanere indietro in modo grave. In quel caso non si potrà dire che Air France-KLM non diventerà la prossima Sabena o la prossima Alitalia”.

In un dibattito televisivo andato in onda lo scorso 24 giugno, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire aveva insistito sul fatto che Capron “fosse solo uno dei candidati”,  e aveva aggiunto di sperare in una scelta del nuovo AD entro le settimane successive, piuttosto che entro i mesi successivi.

“Tutti gli azionisti dovrebbero esprimersi”, aveva detto le Maire.

Da segnalare che lo Stato francese detiene una partecipazione del 14,3% di Air France-KLM, mentre Delta Air Lines e China Eastern Airlines posseggono ciascuna una quota dell’8,8%.

Sessanta anni, Capron ha il sostegno del governo di Emmanuel Macron. Il nome di Air France è tornato a rimbalzare nelle pagine dei giornali internazionali e in particolar modo italiani a gennaio di quest’anno, quando il Financial Times ha riportato la notizia di trattative tra il vettore francese e Alitalia volte ad acquistare la compagnia italiana.

Lo scorso 20 giugno la Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge che proroga al 31 ottobre 2018 il termine per completare la procedura di cessione dell’Alitalia e al 15 dicembre successivo la restituzione del prestito di 900 milioni complessivi, con il sottosegretario al Commercio Davide Crippa che ha affermato che “il tema di una presenza dello Stato nel capitale di Alitalia esiste. E’ sul piatto, è all’attenzione del governo”.

Crippa ha tuttavia detto anche di non essere a favore dell’ordine del giorno a firma Stefano Fassina (Leu) che proponeva di impegnare l’esecutivo M5S-Lega ad acquisire una partecipazione del 25 per cento nella compagnia aerea.

In ogni caso risulta sicuramente ironico fare un parallelismo tra Alitalia e Air France, se si considera quell’offerta che arrivò il 15 marzo 2008 dal gruppo franco-olandese per rilevare il 100% del capitale del gruppo italiano.

Offerta che, in piena campagna elettorale, naufragò con la promessa di Silvio Berlusconi di preservare l’italianità di Alitalia, e con la discesa in campo di quei “capitani coraggiosi” rimasti tristemente nella storia corporate italiana.