Notiziario Notizie Italia Visco (Bankitalia): ‘via principale per tutelare risparmio è crescita’. Il governatore cita Keynes

Visco (Bankitalia): ‘via principale per tutelare risparmio è crescita’. Il governatore cita Keynes

31 Ottobre 2019 13:02

Il Pil è fermo, l’economia italiana rimane fedele al suo destino di crescita piatta o, nel migliore dei casi, di crescita da zero virgola. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco non ha i toni drammatici del suo collega, presidente dell’ABI, Antonio Patuelli che parla di rischio recessione, ma non può neanche negare l’innegabile.

Sia Visco che Patuelli hanno parlato in occasione della 95esima Giornata mondiale del risparmio organizzata dall’Acri.

Dallo stesso palco hanno fatto sentire la loro voce anche il ministro dell’economia Roberto Gualtieri e il premier Giuseppe Conte che fanno riferimento, ovviamente, anche ai contenuti della manovra 2020.

Tutti sono a conoscenza delle sfide a cui l’economia italiana fa fronte: a parte i soliti problemi strutturali, incluso il macigno del debito, c’è il deterioramento dei fondamentali economici a livello globale, acuito dalla guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, ma anche dai dazi che Donald Trump, con tanto di avallo del WTO, ha deciso di imporre sull’Unione europea.

Le prospettive di crescita sono azzoppate dalla forte crisi che ha investito, anche e soprattutto per questi motivi, il comparto manifatturiero, in particolare tedesco.

E così, avverte Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, “in Italia, dopo una crescita appena positiva nel secondo trimestre, l’attività economica dovrebbe essere rimasta pressoché invariata in estate. Il settore manifatturiero ha fortemente risentito, oltre che degli effetti negativi provenienti dal contesto globale, degli stretti legami produttivi e commerciali con la Germania; la sua debolezza dovrebbe essere stata compensata da una lieve espansione nel terziario e nelle costruzioni”.

VISCO, BANKITALIA: TRA FATTORI POSITIVI CRESCITA EXPORT, MA OCCHIO A DAZI TRUMP

In questo contesto, qual è il sentiment delle aziende? Non proprio negativo, c’è da dire, visto che i giudizi delle stesse si sono confermati meno negativi rispetto a inizio anno:

“Dalle indagini condotte dalla Banca d’Italia tra settembre e ottobre – spiega infatti Visco – le imprese hanno espresso giudizi sulla situazione economica e sulla domanda per i propri prodotti meno sfavorevoli rispetto all’inizio dell’anno. Il rafforzamento dei piani di investimento potrebbe in parte riflettere la reintroduzione di incentivi fiscali nello scorso aprile“.

Ma questo rafforzamento “non ha riguardato le aziende che vendono in Germania, le cui intenzioni di spesa si sono ulteriormente ridimensionate”.

Altro fattore positivo è stato rappresentato dalla crescita delle esportazioni italiane:

“Nonostante la contrazione del commercio mondiale, nel secondo trimestre è continuata la crescita delle esportazioni; l’avanzo di conto corrente del Paese ha consentito di ridurre ancora la posizione debitoria netta sull’estero, ormai prossima al pareggio”.

Incombe però la minaccia dei “nuovi dazi annunciati dall’amministrazione statunitense nei confronti dell’Unione europea”. Visco ha fatto notare che questi dazi, in realtà, “riguardano una quota limitata delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti”. Detto questo, “i loro effetti indiretti potrebbero essere non trascurabili”.

Insomma, la spada di Damocle della guerra dei dazi continua a pendere sulla testa dell’economia italiana, così come su quella dell’economia globale. Gli effetti depressivi sulla crescita sono più che evidenti.

VISCO, BANKITALIA: DA CRISI GLOBALE FAMIGLIE HANNO FORTEMENTE TAGLIATO INVESTIMENTI IN BTP

In questo contesto, come si stanno comportando le famiglie italiane nella gestione del risparmio? Visco ha ricordato che, “negli anni successivi alla crisi finanziaria globale le famiglie italiane hanno mostrato cautela nel selezionare i loro investimenti di portafoglio. La quota dei depositi sul totale delle loro attività finanziarie ha continuato a crescere, portandosi lo scorso giugno a quasi il 30 per cento, anche in conseguenza della riduzione dei rendimenti di altri strumenti finanziari. Le famiglie hanno inoltre fortemente ridotto gli investimenti diretti in titoli obbligazionari, soprattutto quelli emessi dallo Stato e dalle banche, scesi rispettivamente al 3,3 e all’1,5 per cento, tre e sei punti percentuali in meno che nel 2007. Sono aumentati gli acquisti di strumenti del risparmio gestito (in particolare di prodotti assicurativi), la cui quota ha superato il 31 per cento lo scorso giugno, undici punti percentuali in più rispetto al 2007. Nel complesso si è accentuata la diversificazione del portafoglio.

Sul tema del risparmio, Visco da un lato ha affermato come sia fondamentale che i risparmiatori possano confidare nella sostenibilità del debito pubblico, laddove ha affermato che “dare certezze sulle condizioni e sulle prospettive delle finanze pubbliche resta essenziale per proteggere il risparmio”.

Dall’altro lato, ha ricordato che il risparmio “si crea e si alimenta solo se l’economia cresce a tassi sufficientemente elevati, lungo una traiettoria equilibrata e sostenibile”.

Insomma: “la via principale per tutelare il risparmio resta la crescita. A questo obiettivo è oggi volto il mantenimento di condizioni monetarie molto accomodanti. A lungo andare, la remunerazione del risparmio non può che dipendere dalle prospettive dell’economia. L’insoddisfacente livello dei rendimenti di mercato è la conseguenza dell’insufficienza degli investimenti rispetto all’offerta di risparmio; più in generale, della debolezza della domanda, in conseguenza di andamenti sfavorevoli sia di lungo periodo, come quelli demografici, sia congiunturali, come il recente forte aumento dell’incertezza. Quest’ultima, se non contrastata, potrebbe accrescere ulteriormente la propensione al risparmio per scopi precauzionali, innescando un avvitamento dell’attività economica che porterebbe non a un aumento ma a un calo del risparmio aggregato, come avevano convincentemente argomentato Ragnar Frisch e John Maynard Keynes ai tempi della Grande Depressione. Le politiche volte a stabilizzare l’economia, e non solo quelle monetarie, servono a contrastare questo rischio, stimolando investimenti e consumi”.

VISCO (BANKITALIA): TRA MISURE BCE DRAGHI E’ IL QE STRUMENTO PIU’ EFFICACE

Visco non ha potuto non fare riferimento al pacchetto di aiuti firmato dalla Bce di Mario Draghi che, tra l’altro, proprio oggi si dimette ufficialmente dalla presidenza della banca centrale.

“Il Consiglio direttivo della BCE ha risposto in modo tempestivo, appropriato e proporzionato al peggioramento del quadro congiunturale e delle prospettive per i prezzi, varando un ampio insieme di misure espansive – ricorda Visco – Si è deciso di riavviare, da domani (1° novembre) gli acquisti netti di attività finanziarie, per un importo di 20 miliardi ogni mese (gli acquisti mensili avevano raggiunto gli 80 miliardi tra l’aprile del 2016 e il marzo del 2017); di ridurre di 10 punti base, al -0,5 per cento, il tasso di interesse sui depositi delle banche presso l’Eurosistema; di diminuire il costo e allungare la durata delle nuove operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine”

“Nel Consiglio vi sono stati unanimità sulla necessità di intervenire e un largo consenso sull’insieme degli interventi, sebbene non siano mancate vedute diverse circa la valutazione delle singole misure. Anche se vi è incertezza sugli effetti di alcune di esse, non vi sono motivi per dubitare della loro efficacia complessiva. L’intonazione della politica monetaria resterà pertanto decisamente espansiva finché necessario per sostenere la domanda aggregata e per questa via assicurare la stabilità dei prezzi”. 

Bankitalia, ha sottolineato il governatore, ritiene che, tra le varie misure varate dalla Bce, “il programma di acquisti di titoli (Quantitative easing, QE) da parte della banca centrale” sia “probabilmente lo strumento più efficace nelle attuali condizioni”, visto che “gli acquisti si trasmettono per il tramite di diversi canali: hanno effetti diretti sui rendimenti dei titoli oggetto dell’intervento; contribuiscono al miglioramento delle condizioni di offerta del credito; rafforzano l’impulso monetario all’intera economia attraverso effetti ricchezza e di ricomposizione dei portafogli”.

Affrontata anche la questione dei tassi negativi, che tante polemiche hanno scatenato nel mondo delle banche. A essi Visco si è riferito come al “vero strumento ‘non convenzionale’ tra quelli finora introdotti, visto che le operazioni di mercato aperto rientrano da sempre nella ‘scatola degli attrezzi’ dei banchieri centrali”.

L’influenza dei tagli dei tassi, ha fatto notare Visco, è stata finora espansiva. Il banchiere centrale non ha tuttavia mancato di avvertire che “in prospettiva, tuttavia, i rischi di effetti collaterali indesiderati possono crescere quanto più a lungo i tassi ufficiali rimangono negativi e soprattutto quanto più basso è il loro livello”. 

Nessun allarme è stato tuttavia da Visco sul rischio di questi effetti collaterali, visto che, come ha ricordato lui stesso, la Bce ha anche lanciato una misura per prevenire le conseguenze più negative dei tassi al di sotto dello zoero, ovvero il sistema di tiering.

In generale, “la redditività bancaria ha beneficiato del basso costo della raccolta e del calo dell’incidenza delle perdite e delle svalutazioni sui prestiti; al netto di componenti straordinarie, nei primi sei mesi del 2019 il rendimento del capitale si è collocato al 7 per cento circa su base annua. Il margine di interesse continua a rimanere sotto pressione, anche per l’elevata concorrenza nel mercato dei prestiti alla clientela di migliore qualità. Le azioni volte a diversificare i ricavi e, ancora, a contenere i costi devono continuare, soprattutto per gli intermediari minori; la riduzione dei costi operativi delle banche meno significative è stata di poco meno dell’1 per cento nella prima metà di quest’anno, a fronte di una flessione di quasi il 4 registrata dai gruppi significativi. Il miglioramento della redditività è necessario, non solo per le banche italiane, per affrontare le sfide poste dalle pressioni concorrenziali, dalla regolamentazione prudenziale, dal nuovo quadro europeo di gestione delle crisi, nonché dagli sviluppi dell’innovazione tecnologica nel campo finanziario. È imprescindibile per banche di piccola e media dimensione che ancora risentono degli effetti della profonda e prolungata recessione economica, in particolare nel Mezzogiorno. Pesano, tra gli altri, i maggiori ostacoli che incontrano nell’accesso al mercato per raccogliere finanziamenti e capitale di rischio”.

“Efficaci forme di integrazione vanno perseguite soprattutto tra le popolari minori che soffrono dei problemi di governo societario tipici del modello cooperativo. Per queste ultime vanno resi rapidamente operativi le iniziative e i progetti di rafforzamento che auspichiamo ormai da tempo”. Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha però fatto una precisazione:  “E’ bene incoraggiare maggiore integrazione finanziaria, ma va preservata una sana diversità del sistema finanziario europeo”.  Nello specifico, “va salvaguardata la funzione svolta dalle Casse di risparmio”.