Finanza Notizie Italia TIM, oltre a KKR c’è anche il fondo CVC. Oggi il giorno della resa dei conti? Gubitosi pronto al passo indietro, nella missiva la stoccata al board

TIM, oltre a KKR c’è anche il fondo CVC. Oggi il giorno della resa dei conti? Gubitosi pronto al passo indietro, nella missiva la stoccata al board

26 Novembre 2021 10:41

Giornata rovente per TIM, con il cda straordinario che si riunisce a neanche una settimana dall’annuncio della manifestazione di interesse arrivata dal fondo di private equity Usa KKR, e nel bel mezzo di contrasti che vedono il maggiore azionista Vivendi esasperato dalla gestione dell’AD Luigi Gubitosi. Ed è lo stesso Gubitosi che si fa avanti, con una lettera indirizzata al board, di cui scrive l’agenzia Ansa, dicendosi pronto a rimettere le deleghe al consiglio.

Intanto, Bloomberg riporta che TIM potrebbe diventare preda dell’operazione di leveraged buyout più grande della storia dell’Europa, con KKR che potrebbe decidere di unire le sue forze a quelle dell’altro fondo interessato secondo diverse fonti al gruppo di tlc, CVC Capital Partners, il cui nome era rimbalzato più volte negli ambienti finanziari.

Bloomberg riporta che i due fondi hanno avviato colloqui esplorativi riguardo alla possibilità di presentare una offerta congiunta per rilevare TIM.

E’ tra l’altro da un po’ che CVC avrebbe messo gli occhi su Telecom Italia, almeno da diversi mesi. Le fonti suggeriscono tuttavia cautela, sottolineando che le trattative si trovano ancora nella fase iniziale, con i due fondi che stanno sondando la convenienza a unirsi per lanciare un’Opa, scenario tutto fuorché scontato.

Il fondo Advent International, invece, del cui presunto interesse per TIM si era parlato, avrebbe fatto un passo indietro, sia per la complessità della transazione che per la percezione di un appoggio del governo Draghi a favore di KKR.

Quella di oggi, venerdì 26 novembre, è sicuramente una giornata campale per il gruppo TIM: non solo per il cda straordinario, ma anche perchè proprio poco fa è arrivata la firma al Trattato del Quirinale, apposta dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal presidente francese Emmanuel Macron, arrivato a Roma. Un trattato concepito per rafforzare l’asse Italia-Francia. Come si sa, il maggiore azionista di TIM è la francese Vivendi (con una quota di quasi il 24%), nelle mani del magnate bretone Bolloré che, tuttavia, non godrebbe in questo momento della simpatia del capo dell’Eliseo.

Tutt’altro, visto che, come riportava anche qualche giorno fa La Repubblica, Bolloré “è accusato di sostenere il giornalista sovranista Eric Zemmour che dovrebbe correre alle presidenziali contro” Macron. E sono proprio i francesi che chiedono la testa dell’attuale AD Luigi Gubitosi che però, come è emerso dalla lettera, ha deciso di giocare di anticipo, anticipando per l’appunto l’attacco eventuale di Vivendi.

Sullo sfondo c’è il forte sell off che sta mandando a picco Piazza Affari, e che sta zavorrando l’Europa intera, così come è accaduto ai mercati asiatici. La borsa di Tokyo ha perso quasi il 3% e i futures sul Dow Jones accelerano al ribasso perdendo fino a quasi 900 punti, a fronte dei buy che si riversano sui Treasuries Usa, che fanno scendere bruscamente i tassi.

La paura del Covid, con la nuova variante NU rinvenuta in Sud Africa, sta mandando in tilt l’azionario globale, scatenando una fuga dal rischio.

KO anche i prezzi del petrolio, con il contratto WTI scambiato sul Nymex di New York che registra un tonfo superiore a -6%.

Ma nel caso di TIM, in una borsa di Milano attaccata dalle vendite, il titolo è uno dei pochi che si salvano, in attesa del cda e dopo i rumor sull’eventualità che KKR e il fondo CVC decidano di lanciare un’Opa congiunta.

Il trend del titolo si conferma particolarmente volatiledalla notizia dell’interesse di KKR: due giorni fa le quotazioni erano riuscite a superare anche il prezzo dell’Opa che, ricordiamolo, non c’è ancora, per poi ritracciare pesantemente alla vigilia.

Va ripetuto che il prezzo offerto è stato immediatamente bocciato dal primo azionista Vivendi.

Ma vale anche la pena riprendere quanto scritto dagli analisti dell’agenzia di rating tedesca Scope qualche giorno fa, che hanno sottolineato che, “se Telecom Italia dovesse cambiare proprietà, allora un takeover da parte di un fondo di private equity sarebbe il modo più probabile di farlo”. Tra le ragioni addotte, inclusa quella secondo cui “la prospettiva di una Telecom Italia che trovi un cavaliere bianco nelle vesti di un altro operatore telefonico europeo è pari a zero”. D’altronde, “le fusioni tlc cross-border tra aziende di grandi dimensioni offrono risparmi sui costi trascurabili e nessun guadagno in termini di fatturato in Europa”. Scope crede in definitiva che un accordo con un fondo di private equity possa essere forse l’unico modo per rilanciare le sorti del gruppo.

Il j’accuse di Gubitosi nella lettera al board

Così l’AD Gubitosi nella missiva:

“Il nostro dovere è quello di tutelare gli interessi di tutti i nostri stakeholders, in particolare il mercato, di non privilegiare posizioni individuali e di agire nel rispetto rigoroso delle regole con rapidità per tutelare la stabilità della nostra società”.

Non è mancata la stoccata ad alcuni membri del board: “Non posso tacere lo stupore generato da alcune posizioni assunte; mi permetto, quindi, di riassumere il mio pensiero”.

Il ceo ha continuato, facendo riferimento alla proposta di acquisto arrivata dal fondo KKR per il 100% del gruppo:

“L’indicazione di interesse inviata venerdì 19 novembre da Kkr riguarda il lancio di una Offerta Pubblica di Acquisto totalitaria verso sia le azioni ordinarie sia le azioni di risparmio. È ovvio, quindi, che i soggetti che potrebbero esserne interessati sono tutti gli azionisti della nostra società. Il destinatario di una eventuale offerta, quindi, non è la società ma i soci che decideranno nella loro autonomia come comportarsi. In questo caso, il Cda deve rigorosamente attenersi alle regole, atteso che non ha un ruolo attivo ma deve assicurare la trasparenza e corretta informazione al mercato”.

“In particolare, ai sensi della normativa vigente, qualora l’Offerta venisse formalizzata, il Cda dovrà con totale trasparenza consentire agli azionisti di valutare la convenienza dell’Offerta e la congruità del prezzo offerto”.

Rivolgendosi ai consiglieri indipendenti:

“Hanno un ruolo fondamentale in quanto il Consiglio, a tempo debito, dovrà sulla base del lavoro degli amministratori indipendenti, emettere un comunicato che conterrà una valutazione degli effetti che l’eventuale successo dell’Offerta potrà avere sugli interessi della società, sull’occupazione e sulla localizzazione dei siti produttivi”.

“In altre parole, il Consiglio deve agire nell’interesse di tutti i Soci e a tutela del mercato, e cioè anche degli azionisti di minoranza, e di tutti gli stakeholders (creditori, dipendenti, ecc..)”.

Gubitosi ha ricordato quanto emerso invece lo scorso 21 novembre in Consiglio, lanciando un vero e proprio monito:

“L’idea, ventilata da alcuni consiglieri di non inserire il prezzo nel comunicato stampa o di non precisare le condizioni poste da Kkkr, o addirittura l’interrogativo sull’opportunità di emettere un comunicato, dimostrano la totale mancanza di rispetto verso il mercato che non può appartenere alla cultura di Tim”.

Tornando alla sua posizione, Gubitosi ha rincarato la dose:

Le non troppo velate accuse che mi sono state rivolte in relazione alla mia presunta vicinanza a KKR (il sospetto era stato sobillato soprattutto dai francesi di Vivendi), oltre ad essere totalmente fuori luogo e false come ho ripetutamente fatto presente, non devono essere utilizzate strumentalmente per rallentare il processo di esame della indicazione di interesse, tentativo dal quale mi dissocio in modo netto”.

Di qui, l’apertura a fare un passo indietro:

“Il nostro dovere è quello di tutelare gli interessi di tutti i nostri stakeholders, in particolare il mercato, di non privilegiare posizioni individuali e di agire nel rispetto rigoroso delle regole con rapidità per tutelare la stabilità della nostra società”. “Al fine di favorire il processo decisionale da parte del consiglio di amministrazione, metto a disposizione del cda le deleghe che mi avete conferito, per vostra opportuna valutazione. Se questo passaggio consentirà una più serena e rapida valutazione della non binding offer – dell’offerta non vincolante – di Kkr, sarò contento che sia avvenuto”.

Equita: possibilità altre offerte mantiene alto appeal speculativo TIM

Così commenta intanto le ultime news Equita SIM:

“La riunione ieri del comitato controllo e rischi e del collegio sindacale (in cui 3 membri su 5 sono di nomina Vivendi) avrebbe evidenziato un gap tra i risultati aziendali e le attese del management (250-300 milioni secondo il Messaggero), rafforzando la posizione critica nel Board nei confronti del CEO. Il CEO avrebbe quindi scritto una lettera al CdA offrendo la disponibilità a rimettere le deleghe in modo da separare il tema legato alla valutazione sul suo operato e all’analisi dell’offerta su KKR. Secondo il Sole, sarebbe già al lavoro Spencer Stuart per individuare un nuovo CEO. Nella lettera, Gubitosi ha mosso critiche molto dure al CdA in merito all’atteggiamento dilatorio assunto rispetto all’esame dell’offerta KKR e al tipo di comunicazione che era stata proposta da alcuni membri del board rispetto alla stessa offerta (proposta di non comunicare il prezzo indicativo e le condizioni d’offerta), sottolineando il tema della responsabilità degli amministratori in caso di atteggiamenti che fossero a tutela di solo alcuni azionisti”.

“L’evoluzione della situazione e le accuse al board in merito all’atteggiamento relativo all”esame dell’offerta di KKR – continua la SIM milanese – sono a nostro avviso elementi che aumentano l’incertezza sulla proposta KKR. Bloomberg ha riportato però ieri sera una indiscrezione che confermerebbe l’interesse di CVC per TIM, come era inizialmente emerso alcuni giorni fa. Secondo Bloomberg CVC ha studiato a lungo il dossier e starebbe valutando se fare un joint bid con KKR (paritetico o con una quota di minoranza) o procedere da sola. Advent, inizialmente indicata come potenzialmente interessata al dossier. La possibilità che emergano offerte alternative o congiunte mantiene secondo noi alto l’appeal speculativo, nonostante l’incertezza legata alla governance”.