Finanza Notizie Italia Telecom Italia: mediazione Gualtieri per rete unica piace a mercato e analisti

Telecom Italia: mediazione Gualtieri per rete unica piace a mercato e analisti

24 Agosto 2020 11:43

Il Tesoro cerca di diradare le nubi nella complicata partita volta a portare alla rete unica. Dopo le parole perentorie di Gubitosi della scorsa settimana le reazioni non si sono fatte attendere e ormai si una partita a carte scoperte tra i tre principali contendenti – Tim, Open Fiber e Tesoro – quando manca una settimana al decisivo cda di Telecom.

A Piazza Affari il titolo Telecom Italia, dopo un avvio in rosso, segna un +1,95% in area 0,37 euro con gli investitori che sperano che la mediazione del governo permetta di portare a termine un complicato accordo che però potenzialmente farebbe emergere una significativa creazione di valore.

Gli ultimi sviluppi sul fronte rete unica che vedono il Tesoro spingere per la creazione di una società con un forte ruolo pubblico. Il ministro Gualtieri, stando alle ultime indiscrezioni stampa riportate ieri da Repubblica, non è favorevole al controllo della rete unica da parte di TIM, di contro vede l’operazione di TIM con KKR per FiberCop come un elemento a supporto della rete unica, non un ostacolo. Infine, il ministro dell’Economia vedrebbe come poco praticabile la separazione di TIM tra clienti e infrastruttura proposta da Grillo e Buffagni.

Uno scenario che a detta degli analisti di Equita SIM ha più chance di portare al successo dell’operazione rete unica, anche se rimangono da superare molti passaggi: via libera a operazione FiberCop, valutazioni relative, governance (co-controllo oppure controllo di CDP?). Invece, il progetto di separazione di clienti e infrastruttura, apare agli occhi degli analisti molto più problematico, lungo e rischioso per TIM dal punto di vista industriale e strategico.

Secondo La Stampa, KKR avrebbe espresso delusione per la potenziale attivazione della golden share (che potrebbe essere vista come un’opzione per bloccare l’accordo sulla rete secondaria con Tim).

Open Fiber guarda a piano B in caso di mancato accordo

Intanto il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, ribadisce il no a un controllo da parte di Tim e in caso di mancato accordo suggerisce che il governo potrebbe chiamare a raccolta in Open Fiber gli altri operatori tlc e gli investitori infrastrutturali come Kkr, Macquarie e fondi pensione per investire in un piano di copertura nazionale con la fibra e il 5G.

Settimana scorsa Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, aveva ribadito che il Gruppo intende mantenere il controllo della rete soprattutto considerando il valore economico della propria rete (“La differenza di dimensioni tra Tim e Open Fiber è un dato di fatto, quindi non esiste l’ipotesi che Tim scenda sotto il 50,1%”, sono state le parole di Gubitosi).

Per analisti può emergere significativa creazione di valore

Il cda di Tim a fine agosto delibererà sulla creazione di FiberCop, ossia la società della rete secondaria, e sull’ingresso in quella società di Fastweb e Kkr.

L’accordo con KKR implica una valutazione di 7,5 miliardi di euro per la sola rete secondaria, un mix di fibra e rame, mentre la transazione finalizzata all’implementazione di una singola rete comporterebbe un perimetro molto più ampio della rete e probabilmente una valutazione molto più elevata. “Poiché i dibattiti sono in corso e la scadenza si avvicina, la governance rappresenta l’argomento chiave da discutere e il ruolo che CDP alla fine deciderà di giocare è fondamentale”, rimarca Mediobanca Securities.

Inoltre, il cash-in per Tim potrebbe essere estremamente rilevante: l’accordo su KKR consentirà alla tlc di ridurre il debito di 1,8 miliardi di euro e “l’implementazione della rete unica aumenterebbe visibilmente la dimensione (per non dire l’inclusione di data center e cloud). Può emergere una significativa creazione di valore, supponendo che un accordo sia correttamente implementato”, aggiungono gli esperti di Mediobanca che mantengono il target price a 0,68 euro su TIM, una valutazione che cattura già la creazione di valore che può derivare dai data center (0,20 euro per azione), mentre non conteggia il contributo di KKR (circa 0,15 euro) e Open Fiber (da 15 a 20 centesimi di euro).