Finanza Notizie Italia Sud in recessione e giovani in fuga. La soluzione è puntare sul Green New Deal

Sud in recessione e giovani in fuga. La soluzione è puntare sul Green New Deal

4 Novembre 2019 15:45

Il Nord Italia non è più tra le locomotive d’Europa e alcune regioni dei nuovi Stati membri dell’Est superano per PIL molte regioni ricche italiane. Tutto questo mentre il Sud ancora arranca. Questa la fotografia che scatta il Rapporto Svimez 2019 sull’economia tricolore e sul meridione in particolare dove il PIL nel 2018 è cresciuto di +0,6%, rispetto a +1% del 2017 e i consumi ristagnano rispetto al Centro-Nord. La riapertura del divario Centro-Nord Mezzogiorno, dice il Rapporto, riguarda proprio i consumi, soprattutto della PA, mentre gli investimenti restano la componente più dinamica della domanda interna (+3,1% nel 2018 nel Mezzogiorno, a fronte di +3,5% del Centro-Nord). Alla ripresa degli investimenti privati però fa da contraltare il crollo degli investimenti pubblici: nel 2018, stima la SVIMEZ, la spesa in conto capitale è scesa al Sud da 10,4 a 10,3 miliardi, nello stesso periodo al Centro-Nord è salita da 22,2 a 24,3 miliardi.

Svimez: PIL italiano a +0,9%

Le previsioni macroeconomiche della Svimez inoltre stimano il Pil italiano a +0,9% nel 2018, + 0,2% nel 2019 e +0,6% nel 2020. In particolare, il Centro-Nord sarebbe al +0,9% nel 2018, al +0,3% nel 2019, al +0,7% nel 2020. Una crescita, come si può vedere, molto modesta anche nelle aree più sviluppate del Paese. Al Sud nel 2018 l’aumento sarebbe del +0,6%, calerebbe a -0,2% nel 2019 e risalirebbe leggermente a +0,2% nel 2020. Al Sud inoltre sono scarsi i servizi a cittadini e imprese. La spesa pro capite delle Amministrazioni pubbliche è pari nel 2017 a 11.309 nel Mezzogiorno e a 14.168 nel Centro-Nord.

Crisi demografica in atto e i giovani scappano

Ma a preoccupare è la crisi demografica in atto in tutto il Paese. L’Italia, dice il rapporto dell’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno, non cresce dal 2015 e dall’inizio del secolo a oggi la popolazione meridionale è cresciuta di soli 81 mila abitanti contro i 3.300.000 al Centro-Nord. Nello stesso periodo la popolazione autoctona del Sud è diminuita di 642.000 unità, mentre al Nord è cresciuta di 85.000. Ma è un altro il dato che preoccupa: nel corso dei prossimi 50 anni il Sud, dice Svimez, perderà 5 milioni di residenti, ossia 1,2 milioni giovani e 5,3 milioni in età da lavoro.

Tutto questo mentre, sempre al Sud i giovani continuano a fare le valigie. Il Mezzogiorno continua a perdere giovani fino a 14 anni (-1.046 mila) e la popolazione attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (-5.095 mila) per il calo delle nascite e la continua perdita migratoria. Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2.015 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati. Un’alternativa all’emigrazione è il pendolarismo di lungo periodo, che nel 2018 dal Mezzogiorno ha interessato circa 236 mila persone (10,3% del totale). Di questi 57 mila si muovono sempre all’interno del Sud, mentre 179 mila vanno verso il Centro-Nord e l’estero. Una sconfitta per le speranze di tanti giovani, ma anche per l’Italia che – afferma la Coldiretti commentando i dati del Rapporto – perde opportunità strategiche per lo sviluppo in un settore chiave per la ripresa economica, l’occupazione e la sostenibilità ambientale soprattutto nel Mezzogiorno dove maggiore è il bisogno occupazionale e più elevati sono i tassi di fuga dei giovani come dimostra l’analisi di Svimez. Infine, rivela la Svimez, le regioni meridionali sono agli ultimi posti in Europa per tasso di attività e occupazione femminile: nel 2018 il Sud ha perduto ulteriore terreno, superata perfino da Ceuta e Melilla, dalla Guyane francese e dalla Macedonia.  Da ultimo un’osservazione sul reddito di cittadinanza, la misura bandiera del Movimento Cinque Stelle, il cui impatto secondo la Svimez, sul mercato del lavoro è nullo.

La ricetta per rinascere: green e bioeconomia

Ma una soluzione per la Svimez c’è. Il governo deve investire più risorse pubbliche nel Mezzogiorno per far crescere il Sistema Paese. “Al centro della politica economica nazionale va posto la valorizzazione delle complementarietà che legano il sistema produttivo e sociale delle due parti del Paese” si legge nella nota. In tutto questo la chiave di volta è puntare sul Green New Deal, con al centro la Bioeconomia che rappresenta il 10,1% in termini di produzione e il 7,7% in termini di occupati sul totale dell’economia. La bioeconomia meridionale si può valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro, equivalenti a un peso tra il 15% e il 18% di quello nazionale, dice il Rapporto. Da non sottovalutare che nel Mezzogiorno è significativa la crescita delle fonti energetiche rinnovabili e tra i vari settori dell’economia circolare presenti al Sud, particolare rilievo assume la chimica verde.