Finanza Notizie Italia Investimento ‘fai da te’ domina tra gli italiani, solo il 20% si affida a un consulente finanziario

Investimento ‘fai da te’ domina tra gli italiani, solo il 20% si affida a un consulente finanziario

8 Novembre 2019 13:08

La stragrande maggioranza degli italiani continua ad applicare il ‘fai-da-te’ nelle scelte d’investimento, seguendo ad esempio i consigli di amici e parenti e non di operatori professionali. E’ l’evidenza che emerge dal Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane.  Solo il 20% si affida a un consulente finanziario o a un gestore che consulta anche per monitorare il proprio portafoglio. Gli altri invece si muovono per vie diverse: il 40% degli investitori ricorre alla cosiddetta consulenza informale, ossia ai consigli di amici e parenti (talvolta attivi nel settore finanziario), e altrettanti decidono in autonomia. 

Chi si affida al consulente, nota la ricerca, stabilisce una relazione solida e solo il 18% dichiara di averlo cambiato in quanto insoddisfatto dal servizio. Le raccomandazioni ricevute vengono seguite nel 60% dei casi, meno del 20% si documenta consultando fonti informative alternative e meno del 5% chiede sempre una seconda opinione ad altro esperto. La ricerca Consob nota poi come la remunerazione della consulenza, tema di attualità dopo la Mifid2, sia poco considerata: la maggioranza del campione ritiene che sia prestata a titolo gratuito e inoltre emerge come la disponibilita’ a remunerarla sia molto bassa anche tra gli investitori assistiti da un esperto.

 

Più del 50% degli investitori non è in grado di identificare i tratti distintivi del servizio di consulenza in materia di investimenti.

Consob: 1 italiano su 4 non risparmia nulla
Dal survey 2019 condotto dalla Consob su ‘L’approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane’ emergeGli intervistati risparmiano in modo regolare (soprattutto per motivi precauzionali) nel 31% dei casi (in lieve calo rispetto all’anno precedente quando il dato si attestava al 33%) e in modo occasionale nel 37% dei casi; il 26% non accantona nulla, soprattutto perché le spese assorbono tutte le entrate famigliari. Il 43% delle famiglie ha contratto un prestito, prevalentemente con istituzioni finanziarie, sia per l’acquisto della prima casa (posseduta dal 72% del campione) sia per finanziare le spese correnti. In generale, rimarca la Consob, il risparmio è più frequente tra i soggetti più abbienti, con maggiori conoscenze finanziarie, abituati a pianificare e inclini verso l’auto-efficacia, l’ottimismo e la contabilità mentale; viceversa, esso è correlato negativamente con ansia finanziaria, procrastinazione, avversione alle perdite e al rischio.

21% degli italiani non sa nulla su inflazione, mutui e diversificazione rischio
La cultura finanziaria delle famiglie italiane si conferma molto contenuta. Dal Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane emerge che il 21% degli intervistati non conosce nessuna delle nozioni di base (inflazione, relazione rischio/rendimento, diversificazione, caratteristiche dei mutui, interesse composto) e delle nozioni avanzate (riferite ai titoli obbligazionari) proposte nella Survey; solo il 12% mostra padronanza di quattro dei sette concetti presentati; solo il 2% definisce correttamente tutte le nozioni. Con riferimento alla consapevolezza del proprio livello di conoscenze finanziarie, in media il 34% del campione mostra un disallineamento (mismatch) fra conoscenze reali e conoscenze percepite ex ante (ossia prima della verifica puntuale delle nozioni prima menzionate), che si traduce in una sovrastima (upward mismatch) nel 14% dei casi e in una sottostima (downward mismatch) nel rimanente 20%. Il divario tra conoscenze reali e valutazione ex post (ossia successiva alla verifica puntuale delle nozioni prima menzionate) mostra invece una sovrastima della propria cultura finanziaria nel 28% dei casi.

Conti correnti, oltre 30% degli italiani non sa cosa sono
Dal survey condotto dalla Consob emerge che il 30% del campione non conosce nessuno dei dei 5 prodotti finanziari proposti (conto corrente, azioni, obbligazioni, fondi comuni e Bitcoin); solo il 20% risponde correttamente a tre domande su cinque; solo il 4% ottiene il punteggio massimo. La conoscenza dei prodotti, rimarca la Consob, risulta più elevata tra gli intervistati più abbienti, residenti nelle regioni centro-settentrionali, con un livello maggiore di istruzione e maggiori abilità di calcolo; emerge, inoltre, una correlazione positiva con l’auto-efficacia e la propensione a essere ottimisti e una correlazione negativa con la tendenza alla procrastinazione e all’ansia finanziaria.

Investimenti: italiani terrorizzati dal rischio azionario 
Si conferma la forte avversione al rischio da parte degli italiani che vedono l’investimento in azioni come fonte di preoccupazione. Dal survey condotto dalla Consob su ‘L’approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane’ emerge in riferimento alla cosiddetta risk literacy, ossia la capacità di riconoscere in astratto il livello di rischio associato ai prodotti finanziari, che il 50% degli individui indica le azioni come il prodotto più rischioso, associandovi una maggiore volatilità, un maggior rischio di liquidità e un maggior rischio di perdita del capitale e, nel 70% dei casi circa, la possibilità che tale forma di investimento alimenti disagio e preoccupazione. Con riferimento a un’ipotetica scelta di investimento, prosegue la Consob, le attività immobiliari sono spesso preferite a impieghi di natura finanziaria “a prescindere dall’orizzonte temporale e dagli obiettivi di rendimento; il 40% degli intervistati inoltre non è in grado di individuare un’opzione di investimento adeguata a nessuno degli scenari proposti”.

Come evidenziato dalle Survey precedenti, gli intervistati indicano l’educazione famigliare come una delle principali fonti della propria cultura finanziaria, insieme a fattori quali interesse personale ed esperienza.

Lo scorso anno le attività finanziarie lorde delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione del 3,1%, decisamente peggio rispetto al -0,5% nell’area euro, a fronte di una crescita delle attività reali del 2,7% e una diminuzione delle passività pari allo 0,7% (rispettivamente, +1,3% e +3,6% nell’area euro. Nel complesso, la ricchezza netta delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile rimane superiore al dato dell’Eurozona (rispettivamente, 8,2 e 7,7 a fine 2018), mentre il tasso di risparmio lordo domestico, pari al 10% circa e in lieve crescita per la prima volta dal 2014, continua a essere inferiore al valore registrato nell’area euro. “Il tradizionale divario nella composizione delle attività finanziarie delle famiglie in Italia e nell’Eurozona continua ad assottigliarsi – rimarca il rapporto Consob – anche per effetto della riduzione del peso dei titoli obbligazionari nei portafogli dei risparmiatori italiani e del contestuale aumento delle attività assicurative e previdenziali e della liquidità. Per contro, si conferma la distanza tra il nostro Paese e l’Eurozona con riguardo all’incidenza del debito delle famiglie sul Pil (a fine 2018 pari rispettivamente al 40% e al 60%.