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Coronavirus e petrolio shock temporanei, le opportunità sui mercati emergenti secondo Ninety One

9 Aprile 2020 15:26

“Emergenti, guardare oltre la dislocazione del momento”. E’ l’analisi di Mike Hugman, Portfolio Manager, Fixed Income, di Ninety One, che sottolinea che “dietro l’attuale andamento del mercato obbligazionario dei paesi emergenti si trovano solidi fondamentali e un’opportunità storica”. Così si legge nella nota del gestore della divisione di reddito fisso di Ninety One:

“Gli eventi negativi rappresentati dall’epidemia di coronavirus (Covid-19) e dal fallimento dell’ultimo accordo OPEC+ hanno portato a una diffusa mancanza di liquidità sui mercati, che ha interessato la maggior parte delle asset class. Il risultato è una forte dislocazione dei prezzi dei vari asset, rispetto ai fondamentali sottostanti. Lo si è potuto osservare in modo particolarmente evidente in Ecuador, Angola e Zambia; lì – ma anche altrove – a nostro avviso, i movimenti del mercato stanno creando storiche opportunità di rendimento”.

“Nonostante i rischi legati al coronavirus e al prezzo del petrolio siano ancora presenti – si legge ancora nell’analisi – è nostra opinione che questi siano solamente degli shock temporanei, anche se dovessero persistere per un periodo di tempo più lungo e causare ulteriori perdite per gli asset rischiosi. Riteniamo inoltre che azioni coordinate di politica monetaria, misure fiscali e il supporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI) probabilmente supporteranno i mercati emergenti, aiutandoli a superare uno shock economico di tre-sei mesi”.

Vengono esaminati di conseguenza i seguenti casi di Ecuador, Angola e Zambia.

Riguardo all’Ecuador, “in questo momento, il mercato obbligazionario sta prezzando una ristrutturazione del debito tanto severa quanto il disconoscimento del debito attuato dal governo ecuadoregno di estrema sinistra del 2009. L’attuale governo ha annunciato che rimborserà le obbligazioni in scadenza a marzo 2020, tuttavia sta posticipando il pagamento degli interessi per il mese successivo, in attesa di valutare le ricadute economiche dovute al Covid-19. Al tempo stesso, la nazione ha assicurato ulteriori 500 milioni di dollari di finanziamenti d’emergenza provenienti dal FMI, più circa un miliardo e mezzo di dollari provenienti da altre fonti, tra le quali la riprogrammazione dei rimborsi dei prestiti dovuti alla Cina”. Ora, “anche se sarà necessario riprogrammare gli Eurobond per liberare fondi a brevissimo termine, l’Ecuador oggi è un’economia molto diversa rispetto a quella che era dieci anni fa e prevediamo che qualsiasi trattativa con i detentori di obbligazioni sarà all’insegna della collaborazione, e si tradurrà in elevati tassi di recupero. Il rapporto debito/Pil è del 50%, con una percentuale di interessi su ricavi del solo 17%. Inoltre, attualmente il paese rientra in un programma del Fondo Monetario Internazionale (anche se in fase di revisione per includere i nuovi scenari) e non ci sono scadenze di obbligazioni particolarmente ingenti fino a marzo 2022. Inoltre, l’attuale governo si è assunto un forte impegno nel campo delle riforme, anche se ha dovuto affrontare alcune questioni spinose come i sussidi per il carburante. Sono già stati annunciati provvedimenti per ribilanciare le finanze a seguito dell’abbassamento del prezzo del petrolio. Il rischio maggiore a medio termine è rappresentato dalle elezioni del prossimo anno, dato che ci si aspetta che almeno un candidato di estrema sinistra parteciperà. Tuttavia, le fondamenta dell’Ecuador sono più solide rispetto al 2009 e riteniamo che il prezzo di mercato non risentirà di tutto questo”.

Sulle opportunità in Angola:

“Riscontriamo una cospicua asimmetria nei prezzi delle obbligazioni in valuta forte dell’Angola, dato che riteniamo che il rischio di una ristrutturazione nei prossimi 12 mesi sia piuttosto basso. Dopo lo shock petrolifero del 2015, l’Angola si è impegnato in significative riforme economiche e fiscali, supportate dal FMI. Da allora, ha ridotto il suo debito primario non legato al petrolio del 40% e ha ridotto il fiscal breakeven del petrolio da quota 80 a 50. Inoltre, riteniamo che il governo goda di margini di manovra sufficienti per consolidare ulteriormente i bilanci fiscali, così da contrastare le minori entrate dal greggio. Inoltre, il governo ha a disposizione diverse fonti di finanziamento, qualora il mercato rimanga chiuso per l’emissione di Eurobond, che potrebbero coprire il fabbisogno di finanziamento estero lordo nel corso del 2020. L’attuale governo dell’Angola si dimostra ancora risoluto nel voler cambiare il volto del paese dopo l’era di Dos Santos”.

Sullo Zambia Mike Hugman scrive:

“Le preoccupazioni sulla spesa pubblica e le perplessità sul lato fiscale ci hanno tenuti lontano dallo Zambia per quasi due anni, ma negli ultimi 12 mesi abbiamo osservato importanti cambiamenti, che crediamo siano stati sottovalutati dal mercato prima dell’ultimo sell-off. Innanzitutto, si può osservare un forte riavvicinamento al FMI, oltre che l’ammissione da parte del nuovo ministro delle finanze che è necessario affrontare la centrale questione fiscale della nazione: i prestiti esterni legati alla realizzazione di infrastrutture, su cui c’è l’accordo ma di cui mancano i pagamenti. Per questo scopo, lo Zambia ha annunciato che taglierà cinque miliardi di dollari americani dei sette previsti, che – insieme ad altre misure già applicate al prezzo dell’energia elettrica – dovrebbero essere abbastanza per assicurare la stabilità finanziaria.

In secondo luogo, vediamo sempre un progressivo avvicinamento al Fondo Monetario Internazionale. Su questo versante si colloca il recente annuncio secondo cui lo Zambia sta agendo per riorganizzare il suo debito pubblico come primo passo per rientrare in un programma ufficiale del FMI. Riteniamo che questo paese non andrà verso un default, ma continuerà a ripagare il suo debito verso gli stati esteri mentre si impegna in questo processo. Infatti, un avvio di negoziati in buona fede con i creditori esterni sarà un requisito importante per lo Zambia per rientrare finalmente in un programma del FMI”.

La divisione di reddito fisso di Ninety One parla anche della presenza di altre opportunità:

“Ci sono anche altri mercati che ci sembrano particolarmente attrattivi in questo momento, spingendoci a incrementare o ad avviare una nostra esposizione. In Russia, per esempio, il significativo posizionamento di investitori che non puntano sui mercati emergenti ha causato un esodo di massa, spingendo gli spread a livelli che non si vedevano dal 2015/16 e i rendimenti reali locali a oltre il 5%. In Ucraina, un’ondata di vendite molto simile ha portato gli spread ai livelli più alti dal 2015, quando ci fu la ristrutturazione del debito.

Riteniamo che con un adeguato processo di investimento, gli investitori possano trarre vantaggio da queste opportunità e quindi ottenere alpha interessanti nei prossimi trimestri”.