Finanza Notizie Mondo Semiconduttori sono il nuovo petrolio: carenza globale per altri due anni secondo Intel

Semiconduttori sono il nuovo petrolio: carenza globale per altri due anni secondo Intel

4 Maggio 2021 12:20

La carenza globale di chip durerà un altro paio di anni secondo il CEO di Intel Pat Gelsinger che nel corso di un’intervista al Wall Street Journal ha previsto un nuovo peggioramento per il futuro per il mondo dei semiconduttori.

Se finora si è parlato di una carenza fino al 2022, Gelsinger sposta la scadenza più in là. L’attuale crisi globale è il risultato di una concomitanza di eventi, che tuttavia gli esperti di Capital Group non ritengono strutturali né in grado di compromettere la domanda in un’ottica di lungo termine.

Le previsioni per il futuro e le mosse dei colossi

Le vendite globali di semiconduttori potrebbero raddoppiare da circa 450 miliardi di dollari nel 2019 a quasi 1.000 miliardi entro il 2030.  Le più grandi aziende di semiconduttori al mondo hanno già pianificato investimenti da miliardi di dollari in nuovi impianti di produzione per soddisfare la recente domanda oltre che per gestire le tensioni geopolitiche, ora che i semiconduttori sono considerati addirittura una priorità di sicurezza nazionale.

Il leader indiscusso del settore, Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC), prevede di spendere 100 miliardi di dollari da qui al 2023 per nuovi stabilimenti produttivi di chip, tra cui un grande sito progettato in Arizona. TSMC detiene quasi l’80% della quota di mercato per la produzione di chip all’avanguardia e tra i suoi clienti si annoverano Apple, Qualcomm e Broadcom. Dal canto suo, Intel intende spendere 20 miliardi di dollari in due nuovi impianti in Arizona, mentre Samsung Electronics sta pensando di costruire un nuovo sito manifatturiero in Texas per un valore di 17 miliardi di dollari.

 I semiconduttori in sostanza sono diventati elementi strategicamente imprescindibili, i funzionari governativi di Stati Uniti, Cina ed Europa nutrono qualche preoccupazione, ciascuno per i suoi validi motivi. Gli Stati Uniti temono per le sorti delle loro aziende visto che, per quanto ancora ineguagliate in fatto di progettazione di chip, la leadership in campo manifatturiero è passata ormai da anni a Taiwan e nella fattispecie a TSMC. L’Europa dal canto suo è preoccupata di non avere capacità produttiva per semiconduttori all’avanguardia, problema amplificato durante la recente carenza di chip, che ha danneggiato le grandi case automobilistiche tedesche.  In ogni caso secondo Mathews Cherian, Portfolio Manager di Capital Group, dato che i chip semiconduttori stanno diventando parte integrante praticamente di ogni settore e sono essenzialmente i “cervelli” di molti dei beni di uso quotidiano, la loro importanza non potrà che aumentare. “Non ci resta quindi che seguire con attenzione gli sviluppi degli imperativi strategici che guidano le politiche pubbliche per capire fino a che punto intaccheranno l’efficienza e l’abilità di esecuzione di questo settore” conclude Cherian.