Finanza Notizie Mondo Elezioni presidenziali Usa: via a caucus Iowa, preludio a primarie democratiche. Il sentiment sui mercati

Elezioni presidenziali Usa: via a caucus Iowa, preludio a primarie democratiche. Il sentiment sui mercati

3 Febbraio 2020 16:21

Le elezioni presidenziali Usa del 2020 entrano ufficialmente nel vivo, con i caucus dello stato dell’Iowa che daranno il via alle nomination del candidato democratico che sfiderà, il giorno dell’Election Day, il presidente attuale Donald Trump.

Vale la pena ricordare alcune terminologie delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, Innanzitutto, cosa sono i caucus.

Il caucus è una riunione organizzata dal partito di riferimento (dunque dai Repubblicani e dai Democratici) in cui gli esponenti discutono le loro preferenze presidenziali, eleggendo anche i vertici del partito a livello locale.

Fondamentalmente, i caucus sono riunioni, che durano il tempo di qualche ora, che precedono la votazione degli esponenti di partito per alzata di mano o conteggio.

I meeting hanno luogo in alcune location che sono state già attrezzate per l’evento. La caratteristica di questi caucus è che i democratici hanno indetto queste riunioni soltanto in quattro stati americani: si tratta del Nevada, del North Dakota, dello Wyoming e dello Iowa.

Perchè i caucus dello stato dello Iowa sono così importanti per il calendario delle primarie? La BBC così spiega: “Potete in qualche modo  dare la colpa a Jimmy Carter. (..) Quando Carter corse per la presidenza nel 1976, il suo team capì che il candidato avrebbe potuto capitalizzare sul momentum se avesse fatto una campagna elettorale puntando sullo Iowa. Carter vinse lì e poi, con sorpresa, si aggiudicò la presidenza”.

Dopo l’appuntamento di stasera, il prossimo cruciale è atteso per il prossimo 11 febbraio: sarà quello il giorno in cui si terranno le prime primarie, nello stato del New Hampshire, che conta appena 1,3 milioni di persone.

Le primarie sono diverse dai caucus. Se nei caucus ci sono elettori che si presentano in determinate location a orari prestabiliti, e si riuniscono tra di loro, nelle primarie gli elettori possono semplicemente presentarsi a un seggio, votare in segreto, e poi andare via. Più delegati un candidato riesce ad aggiudicarsi in un caucus o nelle primarie, maggiori saranno le probabilità di una vittoria. Il numero dei delegati che possono essere ‘vinti’ varia da stato a stato. Per esempio, quest’anno le primarie della California mettono a disposizione 415 delegati; 24 appena sono invece i delegati nelle primarie del New Hampshire.

Quest’anno, inoltre, ogni candidato – continua l’articolo della Bbc – deve ottenere almeno il 15% dei voti in un qualsiasi caucus o primaria si voti, per aggiudicarsi il sostegno dei delegati. Visto che ci sono ben 11 candidati in corsa per le primarie democratiche, il rischio è che i voti vengano dispersi e che alcuni candidati non riescano a ottenere il 15% dei sostegni.

CAUCUS IOWA: VIA ALL’ITER CHE CULMINERA’ NELL’ELECTION DAY DEL 3 NOVEMBRE 2020

La data del 3 novembre 2020 è sicuramente segnata con un grande circoletto rosso tra gli investitori. Il giorno delle 59esime elezioni presidenziali degli Stati Uniti è l’evento clou dell’anno e il suo percorso di avvicinamento non sarà privo di insidie, considerando la fitta corsa a tappe che porterà nei prossimi mesi alla scelta dei candidati che si sfideranno per conquistare la Casa Bianca. L’esito delle urne a stelle e strisce è certamente un elemento chiave per i mercati. Nel 2016 la sorprendente vittoria di Donald Trump, da molti additato prima delle elezioni come una potenziale minaccia per i mercati, fu accolta da un rally di ben +21% per l’S&P 500 nei 12 mesi successivi; e il movimento rialzista è andato avanti anche negli anni successivi con Wall Street che veleggia sui massimi storici. Nel percorso di avvicinamento alle presidenziali del prossimo autunno, gli investitori di Wall Street guarderanno da vicino soprattutto l’evoluzione delle primarie democratiche, dalle quali uscirà a metà luglio 2020 il candidato dem a sfidare il presidente uscente. Le primarie partiranno come di consueto, per l’appunto, dai Caucus dello owa (3 febbraio), ossia dai comitati degli elettori che si riuniscono delle 99 contee dell’Iowa per designare chi sarà il candidato selezionato da quello Stato per la corsa a divenire il 46° presidente degli Stati Uniti.

Si tratta solo del primo passo di un lungo percorso, ma spesso dal piccolo Stato del Midwest è arrivata una indicazione importante sul sentiment degli elettori statunitensi. Le settimane successive vedranno susseguirsi le primarie in tutti gli altri Stati con il consueto ‘Super martedì’ che cadrà il 3 marzo con ben 16 stati coinvolti nelle primarie. Dalle primarie si arriverà poi alla Convention democratica di metà luglio da cui uscirà il candidato alla presidenza.

In queste ore si sta parlando soprattutto del candidato alle primarie democratiche Bernie Sanders che, così come fa notare un articolo del New York Post (di stampo conservatore), si sta preparando a quella che lui stesso ha definito una guerra, e non solo contro il presidente Trump. “Stiamo assaltando l’intero establishment politico – ha detto, di fronte a una folla di 3.000 persone, soprattutto millennials, alla vigilia del voto di stasera – Stiamo assaltando l’establishment repubblicano e l’establishment democratico… E’ questa la realtà politica di questo momento”. Ad andare contro Sanders è l’ex first lady e candidata alle presidenziali del 2016 Hillary Clinton, che ha detto, semplicemente: “Nobody likes him”, ovvero “Non piace a nessuno”.

NON SOLO SANDERS, I CONTENDENTI DEMOCRATICI

La sfida tra i democratici si preannuncia più accesa che mai. I sondaggi non vedono al momento un netto favorito tra i contendenti. L’ultimo dibattito televisivo prima dell’avvio delle primarie ha visto sfidarsi l’ex vicepresidente Joe Biden, il senatore del Vermont Bernie Sanders, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, il sindaco di South Bend Pete Buttigieg, la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar e il miliardario Tom Steyer. A tenere banco la questione Iran, ma anche le differenti posizioni sulla sanità, con i contendenti centristi (Biden, Buttigieg e la Klobuchar) che non hanno lesinato critiche a Sanders e alla Warren su ‘Medicare for All’ (che prevede una copertura sanitaria completa per tutti gli americani).

La Warren propone per finanziare il sistema sanitario totalmente pubblico una tassa per i super ricchi. La senatrice del Massachusetts intende poi introdurre una nuova imposta del 7 per cento sui profitti che superano i 100 milioni di dollari.

Il focus è soprattutto sui programmi economici proposti dai vari candidati. Bernie Sanders in particolare va a muso duro contro la misura bandiera introdotta in questi anni da Trump, proponendo di riportare l’aliquota fiscale sulle società al 35% (dal 21%), costringendo inoltre le società quotate a offrire più quote ai dipendenti e ‘democratizzare’ i consigli di amministrazione delle società. Nel dettaglio vorrebbe che quasi la metà del consiglio di amministrazione di qualsiasi grande azienda con almeno 100 milioni di dollari di entrate annue e tutte le società quotate in Borsa sia eletto direttamente dai lavoratori dell’azienda.

COME SI MUOVONO I MERCATI PRIMA DELLE ELEZIONI?

I mercati tendono a focalizzarsi sull’economia, in genere ignorando la retorica politica fino a che non si è particolarmente a ridosso delle elezioni. Dal 1936, nei 12 mesi precedenti al giorno delle elezioni il mercato ha registrato un rendimento positivo nel 90% dei casi. In media, i ritorni nell’anno antecedente le elezioni sono stati del 9,7%. Nel corso degli ultimi 80 anni, ci sono stati molti candidati mal visti dai mercati, ma in genere sono stati ignorati fino al giorno delle elezioni. Pari al 9,7% è stato il guadagno medio di Wall Street nei 12 mesi prima delle elezioni.

Info calendario primarie

3 febbraio: via ufficiale delle primarie con i Caucus dello Iowa.

3 marzo: Super Tuesday con le primarie in ben 16 stati.

13-16 luglio: Convention Nazionale del partito Democratico a Milwaukee

24-27 agosto: Convention Nazionale del partito Repubblicano a Charlotte

29 settembre: primo dibattito tra i due candidati alla presidenza

3 novembre: Election Day

 Paper a cura di Unigestion dedicato alle Elezioni Americane 2020

Rischio-rendimento minore ma non eliminato. La capacità di un potenziale candidato democratico di mantenere le promesse della campagna elettorale e di mantenere queste politiche è limitata senza una forte maggioranza in Senato. Ciononostante, è probabile che la politica interna diventi un fattore di rischio fondamentale per i mercati finanziari in prossimità del giorno delle elezioni.

Risalendo al 1980, possiamo notare che per anni, quando un repubblicano ha vinto la presidenza, l’S&P 500 è aumentato in media del 24% dall’inizio dell’anno al giorno delle elezioni e di un altro 5% nel resto dell’anno.

D’altra parte, per anni in cui un democratico ha vinto la presidenza, l’S&P 500 è salito in media del 2% in media dall’inizio dell’anno al giorno delle elezioni e del 2% nel resto dell’anno.

Escludendo le elezioni del 2008, quando una vittoria democratica è coincisa con il GFC, lo S&P è salito in media del 12% nel giorno delle elezioni e ha registrato un esiguo aumento dell’1% dopo il giorno delle elezioni. Se è vero che non sono solo i fattori politici a guidare i mercati azionari, sembra anche chiaro che i mercati hanno preferito i presidenti repubblicani a quelli democratici.

Quest’anno elettorale vedrà probabilmente un proseguimento di questa dinamica, come i prezzi marginali degli investitori nella possibilità di un democratico alla Casa Bianca. Dal nostro punto di vista, alcuni mercati sono particolarmente esposti a questo rischio politico.

Le azioni societarie hanno beneficiato in modo significativo dei tagli alle imposte del 2017, trasferendo i loro benefici fiscali quasi uno a uno alla crescita degli utili, quindi un eventuale aumento dei prezzi delle imposte societarie sarà un vento contrario nel 2020 rispetto alle azioni statunitensi.

Settori (come quello metallurgico, minerario e sanitario) e aziende che hanno beneficiato della spinta alla deregolamentazione di Trump, soprattutto per quanto riguarda le normative ambientali, sono particolarmente a rischio, dato che queste politiche sono in gran parte guidate dalla Casa Bianca e non necessitano in genere dell’approvazione del Congresso.

I piani dei candidati Democratici per la riduzione delle tasse scolastiche degli studenti e del debito, insieme a vari aspetti di un Green New Deal, comporteranno probabilmente un ulteriore indebitamento da parte del governo federale, aggiungendo un’ulteriore pressione al rialzo sui rendimenti delle obbligazioni statunitensi in un momento in cui la Fed ha indicato che il loro tasso obiettivo è ad un livello soddisfacente.

Nonostante questi rischi, manteniamo ancora una visione positiva sugli asset legati alla crescita negli Stati Uniti, poiché non vediamo in questo momento una significativa minaccia di recessione nel 2020. Inoltre, ci aspettiamo che molti dei candidati alle primarie democratiche si sposteranno verso il centro durante la campagna elettorale generale, una volta che inizieranno ad affrontare l’ampio elettorato.

Ciononostante, la politica ha certamente ridotto il rischio-ricompensa delle attività statunitensi, il che ci indica di guardare al di fuori dell’America in cerca di opportunità interessanti.

Per concludere, “la politica in genere non svolge un ruolo significativo nelle decisioni di asset allocation in quanto ha un impatto limitato sulle forze macroeconomiche. Tuttavia, negli ultimi anni, la sua influenza è aumentata in modo significativo a causa di un’espansione dell’invecchiamento della popolazione che sta mostrando segni di crescita stabile ma bassa, poche pressioni inflazionistiche e un aumento del populismo che spinge contro il globalismo. Gli Stati Uniti non fanno eccezione, e con una politica spesso comunicata in 280 caratteri negli ultimi tre anni, il sentiment del mercato è stato rapido a reagire. Dal nostro punto di vista, le elezioni presidenziali americane dimostreranno se l’elettorato americano è così stufo del presidente Trump come indicano i suoi sondaggi di approvazione o se l’economia resiliente compenserà le colpe di Trump. Anche se Trump dovesse perdere, non ci aspettiamo di vedere cambiamenti significativi nella politica che minaccino seriamente le attività statunitensi, anche se ci sono sacche di rischio concentrate. I risultati elettorali presentano attualmente un elevato grado di incertezza, che mette a repentaglio il miglioramento del sentiment del mercato nel quarto trimestre del 2019. Tuttavia, riteniamo che il rapporto rischio/rendimento degli asset di crescita rimanga favorevole, anche se meno di qualche mese fa”.