Notiziario Notizie Altri paesi Europa Tassi negativi, per ora salvi correntisti retail in Italia. Mentre in Danimarca è incubo corsa sportelli

Tassi negativi, per ora salvi correntisti retail in Italia. Mentre in Danimarca è incubo corsa sportelli

16 Ottobre 2019 12:31

I correntisti di Intesa SanPaolo possono tirare un sospiro di sollievo. A margine dell’evento organizzato dal Fondo di beneficenza di Ca’ de Sass il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha affermato, infatti, che la banca non ha alcuna intenzione di tassare i clienti, che siano retail o imprese e altri attori vari del wealth management, con i tassi di interesse negativi. Gros-Pietro ha risposto così alla domanda di alcuni giornalisti, che lo hanno interpellato sulla strategia di Intesa, dopo la decisione di UniCredit di condividere invece il salasso della Bce con i suoi conti.

Su UniCredit c’è da fare tuttavia una importante precisazione. L’istituto si è corretto, neanche quattro giorni dopo le dichiarazioni del ceo Jean-Pierre Mustier, da cui emergeva come il dado fosse praticamente tratto, e che dunque i correntisti con depositi di importo superiore ai 100.000 euro sarebbero stati colpiti dai tassi negativi.

Un portavoce dell’istituto ha diramato una nota in cui si legge che “per i nostri clienti con più di 1 milione di euro di deposito in conto, che rappresentano meno dello 0,1% della nostra base clienti, offriremo investimenti in fondi monetari, con obiettivi di rendimento positivi, senza commissioni, mentre per quanto riguarda il saldo del deposito che decidono di lasciare sul conto, per la parte eccedente il milione di euro, verranno discusse con i clienti misure ad hoc che tengano conto dei cambiamenti straordinari occorsi nel contesto macroeconomico”.

Tradotto: nessuna applicazione di tassi negativi su conti di importo superiore ai 100.000 euro. Rischio invece di tassi negativi per chi detiene una somma superiore a 1 milione di euro. La differenza rispetto a quanto comunicato qualche giorno prima dall’AD Mustier, bisogna dirlo, non è poca cosa.

Dal canto suo, invece, Intesa SanPaolo non si è posta neanche il problema:

Non li stiamo applicando. Non ci siamo posti il problema”, ha detto il presidente Gros-Pietro, precisando che “sui piccoli ammontari depositati non pensiamo di applicare degli interessi negativi” mentre, riguardo ai “grandi depositi, il nostro obiettivo è offrire a questi risparmiatori delle opportunità di investimento che siano apprezzabili, e questo si fa non rimanendo esclusivamente limitati al campo strettamente finanziario”.

Intesa SanPaolo opera d’altronde “con una serie di attività nelle start up, nell’innovazione, nei fondi destinati a questi tipi di crescite sia in campo industriale, sia nei servizi”. E “queste sono opportunità di investimento che possono interessare quei risparmiatori che hanno disponibilità importanti“.

Gros-Pietro non ha parlato ‘solo’ della questione dei tassi negativi e del rischio che finiscano per colpire anche i clienti retail (rischio che, in realtà, si è già concretizzato in altre parti d’Europa). Il manager ha anche affrontato la questione della legge di bilancio, tema più caldo che mai, arrivata proprio nelle ultime ore sul tavolo della Commissione europea:

“L’auspicio è che l’iter della manovra si concluda in modo positivo, perché una conclusione positiva potrebbe portare agli italiani un grande regalo che nessuno strumento specifico di una manovra può portare: la riduzione dello spread, che per un Paese come il nostro che ha un debito pubblico che ormai viaggia intorno al 140% del Pil, è di una entità tale che può veramente costituire al soluzione di molti problemi di finanza pubblica italiana”. Gros-Pietro ha continuato auspicando “una politica fiscale a livello europeo che promuova gli investimenti”.

Poi, tornando sugli interessi negativi sui conti corrrenti, ha detto che “difficilmente possono indurre i titolari dei conti correnti a investire, perché si investe quando ci sono prospettive di reddito”. E “quindi la soluzione è nella politica dei governi”.

Riguardo alle condizioni di salute di Intesa SanPaolo, Gros-Pietro, stando a quanto riporta il Sole 24 Ore, ha rassicurato infine che “banche come la nostra sono molto al di sopra dei limiti considerati prudenziali, e chi fatica a raggiungere questi limiti ha problemi specifici che vanno affrontati con gli strumenti che hanno a disposizione, che possono anche essere le aggregazioni”.

TASSI NEGATIVI: CLIENTI RETAIL SALVI IN ITALIA. NON IN EUROPA

Se – e ora è così con UniCredit che ha chiarito la questione dei tassi negativi, che non saranno imposti sulla clientela retail-  l’Italia rimane illesa per ora dall’applicazione della ‘tassa’ sui correntisti, non altrettanto si può dire, però, di altre banche europee.

Tra gli ultimi casi, c’è quello di una delle banche cooperative tedesche più grandi, Berliner Volksbank, che gestisce asset per un valore di 14 miliardi di euro circa, e che si descrive come “la banca cooperativa regionale più grande in Germania”, con 75 filiali e più di 370 punti Bancomat a Berlino e Brandeburgo.

Agli inizi di ottobre, la banca ha iniziato ad applicare un tasso negativo pari a -0,5% (praticamente uguale al tasso sui depositi presso la Bce, che Mario Draghi & Co hanno abbassato ulteriormente, lo scorso 12 settembre, dal precedente -0,40% a -0,50%) sui depositi per oltre 100.000 euro.

E tra le grandi banche, Deutsche Bank e Commerzbank starebbero valutando di seguire lo stesso percorso. In occasione della Conferenza finanziaria annuale del 2019 di Bank of America Merrill Lynch, che si è svolta a settembre a Londra, il direttore finanziario di Deutsche Bank James von Moltke ha parlato infatti della “necessità di essere più forti riguardo al trasferimento dei tassi negativi”.

Moltke ha ammesso però che “siamo molto cauti sulla nostra capacità di trasferire i tassi negativi ai clienti retail, a causa di motivazioni di natura legale, che includono richieste di documentazioni, e altre ragioni di natura politica”. Va ricordato a tal proposito che l’incubo si è già avverato per i clienti di UBS e Credit Suisse che però, viste le somme a partire dalle quali scatterà la tassa, di certo non si possono definire ‘retail’.

TASSI NEGATIVI IN DANIMARCA: IL RISULTATO DEL SONDAGGIO (TRA I CLIENTI RICCHI)

La tassa è già realtà, invece, per i clienti retail delle banche danesi, a causa dei tassi negativi che sono stati introdotti anche nel paese dalla banca nazionale, la la Nationalbanken, tra le prime a lanciare la politica dei tassi sotto lo zero, già nel 2012.

Il risultato è che, agli inizi di ottobre, Spar Nord, la sesta banca più grande in Danimarca, ha annunciato la decisione di imporre tassi negativi pari a -0,75% ai clienti retail con depositi di importo superiore a 110.000 dollari. La banca, che aveva già imposto tassi negativi alle imprese, tasserà ora ulteriormente il settore corporate (allo 0,75%), dopo che la banca centrale ha tagliato ulteriormente i tassi di riferimento, per l’appunto, al -0,75%.

Un’altra banca danese che ha deciso di imporre i tassi negativi ai clienti è la seconda del paese, Jyske Bank .

Nel frattempo, agli inizi di ottobrem Reuters ha reso noto il risultato di un sondaggio su 1000 correntisti danesi: di loro, solo l’8% ha risposto che accetterebbe di pagare tassi negativi sui depositi privati, mentre il 92% ha dichiarato la volontà di ritirare i propri soldi e di parcheggiarli in conti diversi. E si tratta di clienti “wealthy”, ovvero di clienti “ricchi”.

Il risultato del sondaggio ha reso più concreto il timore che in Danimarca possa verificarsi una corsa agli sportelli.

Pubblicato sulla rivista finanziaria danese Oekonomisk Ugebrev, il sondaggio ha rivelato inoltre che il 7% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di ritirare i propri soldi depositati in banca e di tenere il cash o a casa (optando dunque per la soluzione di soldi sotto il materassi) o in una cassetta di sicurezza.