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Spagna: Senato vota sospensione autonomia della Catalogna

Pubblicato 27 Ottobre 2017 Aggiornato 30 Maggio 2022 12:50

Il confronto tra Generalitat catalana e governo di Madrid si è fatto oggi, se possibile, ancora più duro e le posizioni più lontane

È come una valanga che parte piano e si ingrossa. Che la situazione, in Spagna, fosse sfuggita di mano era chiaro da giorni ma oggi c’è stata un’accelerazione e Madrid e Barcellona sono sempre più lontane. Una frattura in seno all’euro. Anche se la legalità dovesse essere ristabilita, come auspicato e promesso dal presidente del Consiglio Rajoy, le ferite causate dalla vicenda saranno difficili da rimarginare.

I fatti di oggi

Il Senato ha approvato la richiesta di applicazione dell’articolo 155 (214 voti a favore, 47 contrari e un astenuto) che sospende l’autonomia della Catalogna e la sottopone al governo diretto di Madrid. Con l’attivazione dell’articolo 155 Mariano Rajoy potrebbe destituire, come ha già promesso di fare, l’esecutivo catalano, in tutto o in parte e assumere il controllo della polizia locale, i Mossos de Esquadra. Un passo non facile visto che la polizia della Generalitat si rifiutò di intervenire, restando nelle caserme, il giorno del referendum per l’indipendenza. Rajoy ha convocato il Consiglio dei ministri per decidere i provvedimenti da prendere dopo l’approvazione dell’articolo 155.

La decisione del Senato spagnolo fa seguito alla dichiarazione di indipendenza votata poche ore prima da 82 parlamentari catalani (70 a favore, 10 contrari e due schede bianche) nel corso di una seduta segreta. La votazione è avvenuta in assenza di 53 parlamentari, usciti dall’aula in segno di disaccordo al momento della chiama.

Tusk (Consiglio europeo), chiede a Rajoy di non usare la forza

L’Unione europea si trova in una situazione altrettanto difficile. Il conflitto istituzionale tra Madrid e Barcellona potrebbe risvegliare altre istanze indipendentiste. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato, in un tweet: “Per l’Ue nulla cambia. La Spagna rimane l’unico nostro interlocutore” e ha poi esortato il governo di Madrid a “favorire la forza delle argomentazioni e non le argomentazioni della forza”.