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S&P abbassa stime Pil globale a +3,4%, Europa regione più colpita da conflitto

9 Marzo 2022 08:31

S&P Global Ratings ha tagliato le previsioni di crescita globale. In particolare, si attende una flessione del Pil mondiale di 70 punti base al 3,4% quest’anno, rispetto alla baseline precedente. “L’impatto della minore crescita russa è il fattore più determinante, seguito dai prezzi dell’energia e dai cambiamenti in termini di dati e politiche – spiegano gli analisti dell’agenzia di rating Usa -. L’Europa è la regione più colpita dal conflitto. La crescita dell’Eurozona scende dell’1,2% quest’anno, a causa dalla sua esposizione alla Russia e dalle importazioni di energia molto più costose, e la crescita per il 2023-2024 è in gran parte invariata. L’inflazione sale del 2%”.

Quanto agli Stati Uniti è atteso un calo della crescita dello 0,7% al 3,2% quest’anno. L’impatto del rallentamento della crescita russa è lieve. Gli sviluppi politici e i prezzi dell’energia spingono la crescita al ribasso. L’inflazione sale al 6% quest’anno. E infine la maggior parte dell’Asia-Pacific e dei mercati emergenti al di fuori dell’Europa orientale, sostengono da S&P, mostrano solo modesti cambiamenti in termini di crescita e inflazione. Il Pil russo scende dell’8,9% quest’anno e di un ulteriore 3% nel 2023-2024. L’inflazione sale al 13,5% nel 2022.

Alla luce del conflitto Russia-Ucraina e della risposta da parte dei governi occidentali, S&P ha rimesso mano alle previsioni macroeconomiche per la Russia. “Le gravi sanzioni internazionali spingeranno l’economia in una profonda recessione. La previsione rivista è che il Pil reale diminuisca del 6,2% quest’anno, con rischi decisamente al ribasso”, scrivono gli analisti. Anche supponendo che le sanzioni risparmieranno le esportazioni di materie prime della Russia, S&P si attende che il volume complessivo delle esportazioni diminuisca quest’anno. “Flussi di capitale su larga scala hanno portato a un brusco calo del rublo, spingendo la banca centrale ad aumentare i tassi d’interesse al 20% e a introdurre controlli sui capitali – spiegano gli esperti -. La ripercussione dell’ampio deprezzamento della valuta sui prezzi interni alimenterà l’inflazione, che S&P prevede sarà in media del 13,5% quest’anno”. Gli investimenti sono destinati a diminuire bruscamente a causa di uno shock della fiducia, un significativo irrigidimento delle condizioni di finanziamento e l’incertezza sulla domanda futura. Anche se una risposta fiscale probabilmente compenserà alcune di queste tendenze, il calo complessivo della domanda interna sarà considerevole.