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Bce, addio Mario Draghi: l’uomo che ha salvato l’euro, l’italiano che ha sfidato la Germania, l’angelo dei BTP

23 Ottobre 2019 11:24

Mario Draghi, il banchiere centrale che ha salvato l’euro e l’Europa (sicuramente l’Italia), rompendo i tabù della politica monetaria della Bce. Mario Draghi, in versione Super Mario o WhateverItTakes, che ha lanciato il dogma “l’euro è irreversibile”. Mario Draghi, l’italiano che ha fatto andare su tutte le furie i falchi tedeschi, a cominciare dall’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, fino all’attuale presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca, Jens Weidmann.

Draghi troppo colomba, Draghi troppo pro-Italia, Draghi in versione conte Dracula, come lo ha raffigurato il quotidiano tedesco Bild, dopo il nuovo bazooka monetario della Bce, lanciato lo scorso 12 settembre.

Dracula perchè la sua politica di tassi negativi sta succhiando i soldi dei risparmiatori, mettendo in serio pericolo la redditività delle banche europee – stando almeno alle critiche che arrivano dalle autorità teutoniche, ma non solo; che, a causa dei tassi sotto lo zero, sono costrette a pagare, se vogliono parcheggiare la loro liquidità presso la Bce; e che, visto che il colpo alla redditività si sta confermando pesante, ora stanno anche pensando di condividere il salasso con i clienti, facendo tremare di paura i correntisti.

A febbraio, il Wall Street Journal scriveva già, in vista del suo addio previsto per il prossimo 31 ottobre, come Mario Draghi, ex governatore di Bankitalia, fosse una figura dominante  nel panorama economico e bancario dell’Europa.

Il banchiere era riuscito a tenere unita l’Europa, si leggeva nell’articolo, rompendo tabù e lanciando programmi innovativi per la politica monetaria europea, come il Quantitative easing (QE), ovvero l’acquisto dei titoli di stato sul mercato secondario.

Mario Draghi mancherà: a dirlo sono in tanti. E chissà se l’uomo dall’inconfondibile aplomb britannico (che dire di come reagì quando, in una riunione dell’aprile del 2015, dovette affrontare anche la foga di un’attivista, che gli lanciò contro diversi fogli di carta, cantando “Ponete fine alla dittattura della Bce?”) si commuoverà domani, in occasione dell’ultima riunione del Consiglio direttivo da lui presieduta.

Dopo la riunione, mancheranno solo 7 giorni al suo addio alla Bce. Al suo posto, arriverà l’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che di certo si troverà più di una patata bollente tra le mani. E che dovrà decidere se raccogliere l’eredità del suo predecessore o dare quel segnale di discontinuità che i Paesi del Nord chiedono da tanto tempo.

STAMPA ITALIANA GUARDA A DRAGHI POST BCE: PREMIER O PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?

La stampa mondiale è tutta concentrata a fare il ritratto di quest’economista italiano, mentre quella italiana di nuovo si interroga sui suoi piani. 

Il Giornale lo indica tra i papabili per il Quirinale, presentandolo come potenziale presidente della Repubblica. In prima posizione c’è sicuramente l’ex presidente della Bce Mario Draghi che, qualora Pd e M5S non trovino l’accordo su un nome ‘innovativo’ potrebbe essere presentato e votato in quanto ‘salvatore della Patria’.

Libero Quotidiano riprende un altro articolo del Giornale, scritto da Augusto Minzolini, secondo cui il piano del leader di Italia Viva Matteo Renzi sarebbe quello di avere Draghi premier.  Ad oggi, Renzi, promette fiducia al premier del futuro, il cui nome viene snocciolato in chiusura: Mario Draghi. Nome fatto tra le righe: promettere la fiducia “in un possibile domani a – uno che somigli a – un Draghi”. Ma poiché tra poco – il 24 ottobre – Draghi lascerà la presidenza della Bce...”

Bloomberg si concentra invece più sui successi che il banchiere è riuscito a collezionare in questi ultimi otto anni, e lo definisce: ‘l’angelo dei bond’ (si potrebbe dire anche l’angelo dei BTP, visto che con le sue manovre anticonvenzionali, il numero uno della Bce ha fatto molto per ridurre il rischio Italia. Nel citare gli indici di Bloomberg Barclays, l’articolo segnala che, “da quando Draghi ha preso il timone della Bce, otto anni fa, i bond sovrani europei sono volati, con il debito tedesco che ha assicurato profitti pari al 27% e quello dell’irlanda che ha fatto quasi +90%. Un trade da sogno”.

Ancora Bloomberg: Draghi ha tagliato i tassi due giorni dopo l’inizio del suo mandato e ha continuato a onorare la sua famosa promessa, annunciata nel 2012, di “fare qualsiasi cosa” (per l’appunto “Whatever It Takes” per garantire la tenuta dell’area euro. (Draghi) ha gestito un programma di acquisti bond da trilioni di euro, introducendo i tassi di interesse negativi e misure per sostenere le banche”.

L’articolo prosegue, sottolineando come “la politica monetaria espansiva di Draghi abbia lasciato un marchio notevole sui bond governativi tedeschi, che rappresentano i titoli di stato benchmark dell’area (euro)”. Viene segnalato come i tassi decennali dei Bund tedeschi fossero attorno al 2% quando Draghi salì alla Bce, per poi crollare al minimo senza precedenti di quest’anno, a -0,74%, a fronte di una curva dei rendimenti della Germania che è diventata tutta negativa”.

E “i bond italiani mostrano una traiettoria ancora più impressionante, visto che i tassi (decennali) sono scesi da quasi il 7,5% del 2011 allo 0,75% di quest’anno“.

Ma in una cosa Draghi ha fallito, come emerge da un articolo dell’FT: riuscire a centrare il target d’inflazione della Bce, al di sotto ma vicino al 2%.

Il tasso di crescita dei prezzi è rimasto al di sotto di questo livello per la maggior parte del mandato di Draghi, con l’indice dei prezzi al consumo che è inferiore del 7% rispetto al livello che avrebbe dovuto testare se la Bce fosse riuscita a centrare il suo target di inflazione a partire dal 2011. Dunque, nonostante tutti gli altri successi, (Draghi) non è riuscito a centrare il suo principale obiettivo. “Il paradosso più grande di Draghi è che è stato uno dei banchieri centrali della storia moderna più attivo e credibile e, nonostante questo, lascerà la Bce con uno dei risultati peggiori sul fronte dell’inflazione“. Di fatto, spiega Christian Odendahl, responsabile economista presso il Centre for European Reform, c’è poca speranza che l’inflazione rialzi la testa presto, visto che l’indice dei prezzi al consumo è sceso a settembre allo 0,8%, minimo in tre anni, e se si considera che la Bce prevede che l’inflazione rimarrà debole nel prossimo futuro”.