Finanza Notizie Italia Tria: su bail-in Italia ricattata da Germania, anzi no. Fonte: ‘ è per far dimenticare che non tutti truffati banche saranno risarciti’

Tria: su bail-in Italia ricattata da Germania, anzi no. Fonte: ‘ è per far dimenticare che non tutti truffati banche saranno risarciti’

28 Febbraio 2019 11:16

Scoppia il caso sul bail-in, dopo le rivelazioni scottanti del ministro dell’economia Giovanni Tria che, nel corso di un’audizione alla Camera, ha rivelato che, prima che l’istituzione venisse introdotta ufficialmente in Europa e in Italia nel 2016, la stessa Bankitalia si oppose. L’Italia fu però costretta ad accettare la norma, in quanto ricattata.

L’allora ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, ha rivelato Tria, venne ricattato dal falco Wolfang Schaeuble, allora ministro tedesco delle finanze

Saccomanni, ha raccontato ieri il ministro, “venne praticamente ricattato dal ministro delle finanze della Germania”.

In che modo?

“Se l’Italia non avesse accettato il bail-in si sarebbe diffusa la notizia che il sistema bancario italiano era prossimo al fallimento, il che significava avere il fallimento del sistema bancario”.

Per Tria, tra l’altro, l’istituzione del bail-in dovrebbe essere abolita. E su questo punto il ministro può contare sull’appoggio di diverse istituzioni, Abi in primis.

Il numero uno dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli – che aveva già detto in passato che il bail-in era contro la Costituzione italiana -, è ritornato prontamente sulla questione, con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Patuelli ha lanciato un avvertimento, laddove ha sottolineato che l’Italia dovrebbe contare di più in questi dossier:

“Il bail-in? Non l’ha applicato nessun Paese europeo, eppure esiste da quattro anni. Insomma, è una norma ormai in desuetudine e come tale va abrogata”. Tuttavia, affinché l’Italia possa avere voce in questo capitolo, “serve che stia nei tavoli che contano a Bruxelles. e che abbia, pretenda, un commissario economico, dopo le elezioni europee. Per l’Italia, non questo o quel governo”. E “ce ne sono una decina, di commissari economici, difficile dire quale sia il più importante”, ha aggiunto. “L’importante è avere un commissario economico, perché i dossier vengono discussi preventivamente fra i gabinetti dei commissari economici, dove si raggiungono compensazioni ed equilibri. Questo è il punto: l’Italia deve contare di più sulle scelte economiche. E per farlo, deve essere al tavolo dove le decisioni vengono preparate”.

TRIA ACCUSA DI RICATTO LA GERMANIA, MA POI RITRATTA

Ciò che si sta mettendo però in evidenza in queste ore è però la decisione di Tria di ritrattare, praticamente, quanto ha detto. Qualche ora dopo le sue dichiarazioni infuocate, il Ministero dell’economia e delle finanze ha corretto infatti il tiro:

“Con un’espressione evocativa ma infelice il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, durante l’informativa di oggi alla commissione Finanze del Senato, ha voluto fare riferimento a una situazione oggettiva in cui un rifiuto isolato dell’Italia di approdare la legislazione europea sul bail-in avrebbe potuto essere facilmente interpretato come un segnale dell’esistenza di seri rischi nel sistema bancario italiano”.

“Con questo il ministro – conclude la nota – non intendeva certamente lanciare un’accusa specifica né alla Germania né al ministro delle Finanze tedesco dell’epoca“.

La Stampa riporta, in particolare quanto riferito da una fonte di governo:

“L’uscita di Tria serve a far dimenticare quel che probabilmente accadrà, non potremo risarcire chiunque“.  Nel frattempo il ministro si è spinto troppo oltre: lo testimonia una rettifica ufficiale all’ora di cena. Il quoitidiano riporta che Schauble, ora presidente del parlamento tedesco, non ha gradito l’accusa di Tria.  

Sempre La Stampa ha sollevato dubbi sulle rivelazioni di Tria.

“L’allora ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni (oggi presidente di Unicredit) non diede l’impressione di aver firmato sotto ricatto, e lo testimoniano tre tweet di quel 27 giugno: «Un buon compromesso che contribuisce a spezzare il circolo vizioso fra rischio sovrano e bancario», «con la flessibilità necessaria a tener conto delle specificità nazionali».Tria in Commissione – prosegue l’articolo de La Stampa – ricorda che la Banca d’talia fece osservazioni in modo «discreto»: il riferimento è al documento consegnato dagli sherpa italiani al tavolo della trattativa il 12 marzo 2013. Di quei dubbi però non c’è traccia nei successivi discorsi pubblici del governatore e dei suoi vice, né nelle pubblicazioni ufficiali, con la sola eccezione di una nota a piè di pagina nel successivo Rapporto sulla stabilità finanziaria. Ci sono voluti il fallimento delle quattro banche nel 2015 (fra le altre Etruria e Banca Marche) e poi quella delle due ex popolari venete per far comprendere alla politica (fra cui l’allora ministro Pier Carlo Padoan) che quelle regole sarebbero state difficili da gestire”.

TRIA SOLLEVA POLVERONE BAIL-IN. PATUELLI: NORMA VA ABROGATA

Dal canto suo, la Fabi – sindacato dei dipendenti bancari – ha colto l’occasione per dire la sua sul bail-in.

Così in una nota il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni:

“Dato che i diamanti sono di attualità, un diamante d’autore è rappresentato dalle dichiarazioni di oggi del ministro Tria che non solo critica aspramente le regole sul bail in, ma spiega anche i motivi per cui l’Italia fu costretta ad accettarlo. Si parla esplicitamente di ricatti da parte del ministro delle Finanze tedesco e, conoscendo l’equilibrio e l’onestà intellettuale del ministro Tria, non abbiamo dubbi che sia andata così. A maggior ragione quindi bisognerebbe oggi che le forze politiche, economiche e sindacali del Paese facciano quadrato per eliminare, come suggerito giustamente dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, una decisione, quella del bail in, che colpisce negativamente l’economia, la clientela, le lavoratrici e i lavoratori bancari”.

La questione è stata ripresa di nuovo dal numero uno dell’Abi Antonio Patuelli, in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata oggi:

“Il bail-in? Non l’ha applicato nessun Paese europeo, eppure esiste da quattro anni. Insomma, è una norma ormai in desuetudine e come tale va abrogata“. Ma, affinché l’Italia possa avere voce in questo capitolo, “serve che stia nei tavoli che contano a Bruxelles. E che abbia, pretenda, un commissario economico, dopo le elezioni europee. Per l’Italia, non questo o quel governo”.

“Ce ne sono una decina, di commissari economici, difficile dire quale sia il più importante”, ha aggiunto Patuelli. “L’importante è avere un commissario economico, perché i dossier vengono discussi preventivamente fra i gabinetti dei commissari economici, dove si raggiungono compensazioni ed equilibri. Questo è il punto: l’Italia deve contare di più sulle scelte economiche. E per farlo, deve essere al tavolo dove le decisioni vengono preparate”.

Rimane in tutto questo il dubbio su cosa sia successo esattamente prima dell’approvazione della normativa sul bail-in. L’Italia è stata davvero ricattata, oppure no? La smentita dello stesso Mef solleva più di un interrogativo.