Finanza Notizie Italia Procedura infrazione, ottimismo Conte vacilla. ‘Ue interpreta regole in modo irragionevole e punitivo’

Procedura infrazione, ottimismo Conte vacilla. ‘Ue interpreta regole in modo irragionevole e punitivo’

21 Giugno 2019 10:37

Vacilla l’ottimismo apparentemente incrollabile del premier Giuseppe Conte. In occasione della riunione del Consiglio europeo, il presidente del Consiglio ammette che la situazione in cui versa l’Italia in questo momento, “è molto, molto complicata”. Lo dice chiaramente nell’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica. A suo avviso, Bruxelles segue una interpretazione delle regole “irragionevole”. Anzi, peggio, “punitiva”.

È infuriato, scrive la Repubblica, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ce l’ha con Juncker, Moscovici e il resto d’Europa. E teme la bocciatura finale.

“Non è rigidità” da parte mia, ci tiene a chiarire. “Ho la flessibilità per difendere il mio Paese. Salvando però sempre alcune coordinate concettuali ben chiare. Riteniamo di avere i conti in ordine, siamo sicuri delle nostre ragioni e non siamo disponibili a inseguire delle stime che non rispondono alla realtà”. Così ancora al quotidiano: “Noi conosciamo i conti e conosciamo i flussi di cassa. (…). Le regole sono le regole, i numeri sono numeri. Io non posso chiedere di evitare regole che non mi piacciono per evitare la procedura. Ma posso contestare i numeri. Ecco, contesto le loro stime di crescita. Io conosco i numeri, conosco l’assestamento sui miei numeri. Per quanto riguarda le regole, c’è una prospettiva in cui voglio ridiscutere queste regole. Mi sembra legittimo. In famiglia si discute”.

E sicuramente si è discusso ieri, se si considera che la riunione già fiume del Consiglio europeo si è conclusa alle 2 del mattino e che il premier ha parlato poi con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, e il premier lussemburghese Xavier Bettel, fino alle 4 del mattino.

Da giurista, Conte sottolinea che le regole vanno interpretate. E’ questo, a suo avviso, l’assunto da cui bisognerebbe partire. Ma riconosce che quella con cui sta trattando non è la nuova Commissione uscita dalle elezioni europee dello scorso 26 maggio. E’ ancora la vecchia Commissione di Jean-Claude Juncker, che rimarrà operativa almeno fino a novembre. E il problema è che “una Commissione in scadenza potrebbe anche interpretare le regole in modo più rigoroso proprio perché in scadenza..” Insomma, altro che li mandiamo tutti a casa del vicepremier Matteo Salvini.

Conte non risparmia critiche neanche a quello che viene considerato un commissario colomba dell’Ue: Pierre Moscovici, il commissario Ue agli Affari economici e monetari che ieri, commentando la lettera di Conte all’Ue, ha mostrato una certa freddezza: “Prenderemo anche in considerazione la risposta di Conte ieri, ma in questo momento una procedura per debito è giustificata, quindi andiamo a lavorare, in maniera costruttiva, per evitarla”.

Tra l’altro, questa non la si evita “attraverso scambi, commenti sulle regole: lo si fa sul rispetto delle regole che sono intelligenti e favoriscono la crescita“. Ma all’osservazione del giornalista, che gli riporta proprio questa dichiarazione, Conte scuote la testa. “No, non lo sono. Serve invece interpretarle in modo intelligente”.

Nella giornata di ieri, parlando da Bruxelles dove si è recato per la riunione del Consiglio europeo sulle nomine, che si è concluso con una fumata nera, facendo saltare il principio Spitzenkandidaten, Conte ha detto di essere convinto che il governo potrà “certificare che siamo attorno al 2,1% del deficit e non al 2,5 come prevede la commissione Ue”.

Il premier ha anche affermato che l’Ue ha “un patto di stabilità e crescita che è molta stabilità e poca crescita”, e che “dobbiamo invertire un attimo queste regole”. 

In un altro articolo, commentando le voci su un tesoretto di 5 miliardi e facendo riferimento alla notizia della decisione del Mef di convocare l’assemblea di Cassa depositi e prestiti perché deliberi la distribuzione di dividendi, pari a 800 milioni per l’azionista di maggioranza, (ovvero lo Stato) la Repubblica riporta come sia tutto in salita il sentiero italiano che punta a sventare la procedura di infrazione:

“Il premier si presenta in Belgio sventolando il tesoretto di due miliardi, congelato nell’ultima manovra, che per la Commissione semplicemente non conta: la richiesta dell’Europa era già al netto di quei risparmi. Ci sarebbero i tre miliardi avanzati dopo sei mesi di reddito di cittadinanza e quota 100, ma anche su quelli Bruxelles chiede una clausola che li garantisca, non la promessa di soldi che si libereranno soltanto a fine anno. Tria dovrà fare miracoli per computarli nell’assestamento di bilancio previsto per mercoledì prossimo. E quindi al premier non resta che partire da quel miliardo di extradividendi di Cdp, richiesto in forma straordinaria dal ministro del Tesoro ai vertici della Cassa, con una procedura assolutamente inusuale”. Il punto è che, secondo fonti riportate dal quotidiano, “per trattare un accordo, l’Europa chiede di sommare a questo miliardo ballerino e ai tre dei risparmi futuribili almeno altri tre miliardi reali, immediatamente utilizzabili per ripianare il rosso. Sette miliardi in tutto, rispetto ai nove di partenza. Senza questa base negoziale, Conte non riuscirà nemmeno a ottenere udienza dai vertici continentali”.