Notiziario Notizie Italia Pensioni: meno di 1 italiano su 4 sta versando in una forma di previdenza integrativa

Pensioni: meno di 1 italiano su 4 sta versando in una forma di previdenza integrativa

27 Ottobre 2020 09:31

Oggi solo 23 italiani su 100 stanno mettendo da parte dei risparmi per integrare la propria pensione quindi a conti fatti meno di 1 italiano su 4 sta versando in una forma di previdenza integrativa. Così emerge da un progetto di ricerca realizzato da Moneyfarm in collaborazione con Progetica, che si articolerà in varie fasi fino a tutto il primo trimestre del 2021.

Il progetto di ricerca di Moneyfarm

Nel 2020 in Italia il rapporto spesa pensionistica/PIL – uno degli indici con cui si misura la sostenibilità del welfare pubblico – è schizzato al 17% incidendo in modo rilevante sul futuro del sistema e dei cittadini. Un capitolo di questa prima parte di ricerca è dedicato all’elaborazione di un caso di studio ad hoc su 8 profili di italiani, pari a 3.251.626 abitanti, (poco più del 5% della popolazione) di uomini e donne oggi trentenni, quarantenni, cinquantenni e sessantenni. Ebbene, soffermandoci sulla pensione integrativa, tra i lavoratori occupati del campione (1.430.877), quelli con un fondo pensione sono quasi uno su tre (31,7%), circa 454.291 iscritti, con una pensione integrativa media ottenibile in futuro di 371€ netti al mese, mentre per gli uomini è di 423€, per le donne di 320€, con una forbice del 32%. Gli uomini trentenni di oggi che hanno già iniziato a contribuire potranno ottenere 765€ netti al mese ma il problema – afferma la ricerca – è che solo il 25% dei giovani lavoratori e il 20% delle giovani lavoratrici analizzati ha oggi un fondo pensione. 

L’identikit dell’italiano che versa in previdenza integrativa

Il progetto di ricerca targato MoneyFarm poi traccia l’identikit dell’italiano che versa in pensione integrativa: si iscrive tardi, versa poco, con un basso rischio e alla fine preferisce avere un capitale: ecco l’identikit dell’aderente medio alla previdenza integrativa che lascia purtroppo poco spazio alle interpretazioni. Chi sta facendo qualcosa, oggi, in media, non sta facendo abbastanza. L’aderente medio è maschio (al 62%), ha 46 anni, versa 225€ al mese, finora ha messo da parte 22.400€ e al termine preferisce riscattare l’intero capitale. Se differenziamo per generi e per età gli uomini mensilmente versano di più (237€) delle donne (192€). Il contributo medio sale all’aumentare dell’età e quindi delle disponibilità economiche.

A livello nazionale, a fine 2019, si sono accantonati 178€ miliardi in previdenza integrativa (22.400€ medio per iscritto); per quasi una posizione su quattro, tuttavia, il capitale accumulato non supera i 1.000€ complessivi. Numeri che fanno molto riflettere su quanto stiano effettivamente facendo quei pochi cittadini catalogati come “italiani che stanno versando per il proprio futuro pensionistico”.

 Giovanni Daprà, Co-fondatore e Amministratore Delegato di Moneyfarm, ha commentato: I dati emersi da questa prima parte del progetto di ricerca sulla previdenza, avviato con Progetica, dimostrano la gravità della situazione. La conoscenza è la prima arma di difesa che tutti i cittadini possono utilizzare per tutelare il proprio futuro. Noi, come consulenti da sempre attivi nel supportare i risparmiatori in ogni fase della vita, abbiamo pensato a questa serie di iniziative proprio per cercare di stimolare la consapevolezza dell’inadeguatezza delle soluzioni pubbliche, insufficienti a soddisfare da sole il fabbisogno dei cittadini”. “Oltre a questo – ha concluso Paolo Galvani, Co-fondatore e Presidente di Moneyfarm – è fondamentale accompagnare il cittadino, tramite un valido e concreto supporto, nella scelta di una pensione integrativa. Un servizio che aiuti a comprendere meglio le caratteristiche di ciò che offre il mercato e a superare l’inerzia che spesso impedisce di pensare al futuro. Nei paesi dove la previdenza integrativa è più diffusa, il cittadino ha mediamente più familiarità con il concetto di pianificazione finanziaria e sa riconoscere il valore della consulenza professionale”.