Finanza Notizie Italia Manovra, Tria: ‘su riforma fisco e reddito cittadinanza bisogna partire davvero. E investimenti pubblici decisivi’

Manovra, Tria: ‘su riforma fisco e reddito cittadinanza bisogna partire davvero. E investimenti pubblici decisivi’

8 Agosto 2018 09:26

“Su riforma fiscale e reddito di cittadinanza bisogna partire davvero“. Così il ministro dell’economia Giovanni Tria, in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore. E nella prossima manovra non saranno presenti ‘solo’ flat tax e reddito di cittadinanza. Il ministro rassicura, infatti, anche sulla riforma delle pensioni.

Alla domanda se sulle pensioni si può aspettare – d’altronde nel comunicato di venerdì scorso, quando c’è stato il primo vertice del governo sulla legge di bilancio per il 2019, non erano citate né previdenza né legge Fornero, Tria, infatti, risponde:

“No, la mancata citazione non significa l’abbandono del dossier. Stiamo studiando anche gli interventi previdenziali, con il vincolo che non incidano in modo troppo pesante sulla curva della spesa a medio termine”.

Il ministro ribadisce inoltre più volte la necessità di rilanciare gli investimenti pubblici sia per far ripartire l’economia che per rassicurare i mercati:

“Per far ripartire l’economia bisogna guardare alla massa di opere e investimenti pubblici diffusi sul territorio”, con un ruolo attivo di alcune grandi aziende pilastri della finanza italiana, come Eni e Enel. Le due società vengono citate espressamente dal ministro:

“Sulle opere più grandi bisogna poi costruire un ruolo più attivo delle grandi aziende a partecipazione pubblica come Enel, Eni e Ferrovie, e di Cassa depositi e prestiti“.

D’altronde, lo scenario della crescita economica è meno roseo di quello presentato dal Def:

“Le valutazioni attuali portano a stimare una crescita dell’1,2% quest’anno, contro l’1,5% scritto nel Def, e intorno all’1-1.1% l’anno prossimo, con un rallentamento che si sta verificando in tutti i grandi paesi Ue. Già questo rallentamento porterebbe il deficit tendenziale del 2019 all’1,2%, e a settembre si capirà il livello dei rendimenti su cui basare le previsioni definitive. A questo si aggiungono i 12,4 miliardi necessari a fermare le clausole di salvaguardia sull’Iva. Stiamo però dialogando con la commissione Ue per evitare una correzione che sarebbe troppo pro-ciclica, cioè che favorirebbe il rallentamento dell’economia”. 

Detto questo, precisazioni vengono fornite riguardo a come avverrà l’introduzione nella prossima legge di bilancio della flat tax e del reddito di cittadinanza:

“Con ‘avvio’ della Flat Tax, prima di tutto, va inteso un percorso progressivo di convergenza verso l’obiettivo indicato dal programma di governo. Su quest’ultimo aspetto, l’aumento delle soglie per il regime forfettario è sicuramente un passo possibile, che produce anche un rilevante effetto di semplificazione degli adempiamenti a carico delle attività economiche più piccole. Ma stiamo lavorando intensamente anche sulle simulazioni degli interventi possibili per le persone fisiche, sempre nell’ottica di convergere progressivamente verso l’obiettivo finale”.

Alla domanda se sia stata ipotizzata anche la riduzione da cinque a tre delle aliquote Irpef, Tria ha rivelato che si tratta di “una delle molte simulazioni che abbiamo effettuato in queste settimane, lavorando anche su ipotesi non solo di riduzione del numero di aliquote ma anche del loro livello“.

Riguardo al reddito di cittadinanza, questo “in ogni caso, ingloberà l’attuale reddito di inclusione ma anche altri meccanismi di sostegno alle fasce deboli che sarebbero assorbiti dal meccanismo universale. E anche in questo caso parliamo di un’attuazione progressiva, sviluppata con gli spazi di finanza pubblica che man mano si rendono disponibili. Con la Commissione europea, poi, stiamo continuando a lavorare perchè sia possibile finanziare i costi dei miglioramenti amministrativi, cioè la riforma dei centri per l’impiego, con le risorse del Fondo sociale europeo”.

Ma le coperture della riforma fiscale che il governo M5S-Lega si appresta a varare? Arriveranno con un “riordino profondo delle tax expenditures, che finora non si è fatto perchè è realizzabile solo se accompagnato da una riduzione delle aliquote generali. In questo senso bisogna applicare una versione adattata all’ottimo paretiano, in cui nessuno perde e qualcuno guadagna in un’ottica pluriennale”.

E, all’interrogativo se in discussione entri anche il bonus Renzi da 80 euro, Tria risponde: “Non c’è dubbio, anche per ragioni di riordino tecnico. Per com’è stato costruito, il bonus da 80 euro crea complicazioni infinite, a partire da molti contribuenti che l’anno dopo scoprono di aver perso o acquisito il diritto per cambi anche modesti di reddito”.