Notiziario Notizie Italia Immobiliare: salgono gli importi dei mutui erogati, tasso fisso stravince

Immobiliare: salgono gli importi dei mutui erogati, tasso fisso stravince

30 Gennaio 2018 15:33

La spinta per una ripresa del mercato immobiliare arriva dai mutui, i cui importi richiesti ed effettivamente erogati dalle banche sono aumentati, mentre i tassi rimangono ancora bassi, agevolando le compravendite. Tuttavia, sul settore pesa ancora uno squilibrio tra domanda e offerta, soprattutto riguardo l’inefficienza delle case rispetto ai nuovi desiderata degli italiani.

Importi erogati cresciuti del 7,6%
Sul settore dei mutui si assiste a un trend di crescita che ha riguardato sia gli importi medi richiesti sia quelli effettivamente erogati dalle banche. secondo l’Osservatorio di Facile.it e Mutui.it, nel 2017, il taglio medio erogato è stato pari a 128.227 euro, in aumento del 7,61% rispetto al 2016. Cresce, seppur in percentuale minore, anche l’importo richiesto dagli aspiranti mutuatari che, nel corso degli ultimi 12 mesi, hanno cercato di ottenere, in media, 130.210 euro (+3,91%). Stabili, invece, sia l’età media dei richiedenti (40 anni), sia il tempo in cui si intende restituire il prestito, (circa 22 anni).
Altro dato positivo che emerge dall’analisi è quello legato al loan to value richiesto, ovvero la percentuale del valore dell’immobile che si intende finanziare; se nel 2016 i richiedenti cercavano di coprire tramite mutuo, in media, il 57% del valore della casa da acquistare, nel 2017 la percentuale è salita al 61%. Aumenta anche il loan to value erogato (il rapporto tra la somma concessa dalla banca e il valore dell’immobile), passato dal 54% del 2016 al 60% del 2017. Si annulla così la distanza tra quanto gli aspiranti mutuatari chiedono agli istituti di credito e quanto riescono effettivamente ad ottenere.

Gli italiani continuano a preferire il tasso fisso
Anche per il 2017 il tasso fisso si conferma come il preferito dagli italiani: il 73,60% di chi ha fatto domanda di mutuo ha scelto questo tipo di indicizzazione (erano il 69,80% nel 2016). Di contro, diminuisce la percentuale di coloro che hanno optato per il tasso variabile, passata dal 25,85% del 2016 al 21,81% del 2017.

Patrimonio immobiliare non al passo con la domanda
A pesare sul mercato è invece la inadeguatezza del patrimonio residenziale italiano, che spesso non incontra i desideri e le esigenze della domanda. Se in Italia il modello familiare è cambiato al punto che il 58% dei nuclei è composto da uno o due componenti, lo stesso non è accaduto alle case, invariate rispetto al momento in cui furono costruite per famiglie numerose. Secondo una recente analisi di Immobiliare.it, appena il 24% del patrimonio immobiliare in vendita è costituito da abitazioni con una sola camera da letto. “Il calo dei valori immobiliari è legato anche all’inefficienza delle case rispetto ai nuovi desiderata degli italiani – riflette Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – Oggi un appartamento con quattro stanze ha perso appeal perché non risponde più alle necessità delle famiglie: lo spazio, che un tempo poteva essere una comodità, è diventato un costo da sostenere. L’unica soluzione sarebbe la riqualificazione di interi stabili, per adattare i tagli di ciascun appartamento alla nuova domanda di mercato: ma in un Paese come l’Italia, fatto di piccoli proprietari, appare quasi impensabile mettere d’accordo interi condomini per procedere ai lavori necessari”.

Guardando nel dettaglio, sono Milano, Aosta e Bologna le città in cui domanda e offerta possono incontrarsi con più facilità. Milano, fra l’altro, è in assoluto il centro con la più elevata concentrazione di monolocali e bilocali in vendita sul totale degli annunci (44%). Questa percentuale scende al 32% ad Aosta e al 26% nella città di Bologna. Nelle posizioni più basse della classifica si trovano invece le città del Sud, dove gli immobili sono sempre stati tradizionalmente più grandi. A Palermo, Ancona e Catanzaro spettano gli ultimi tre gradini: qui le percentuali di monolocali e bilocali ammontano rispettivamente al 18% e 15%.