Notiziario Notizie Italia Ilva, c’è l’accordo. Di Maio. “Niente jobs act per i lavoratori assunti”

Ilva, c’è l’accordo. Di Maio. “Niente jobs act per i lavoratori assunti”

Pubblicato 6 Settembre 2018 Aggiornato 30 Maggio 2022 12:49

Accordo tra Ilva e sindacati. ArcelorMittal cede alle richieste. Assumerà tutti i lavoratori senza Jobs Act. Previsto piano di incentivi all’uscita

Il tavolo di confronto tra ArcelorMittal e sindacati sull’Ilva, convocato dal governo, ha portato al raggiungimento dell’accordo nella notte. Verrà ora sottoposto all’approvazione dei lavoratori con un referendum, ha precisato Francesca Re David, segretaria generale della Fiom che si è detta soddisfatta:

“Abbiamo avuto quello che chiedevamo”.

Dopo l’esito del referendum, che dovrebbe tenersi entro il 15 settembre, seguirà la firma definitiva dell’accordo.

Assunzioni senza Jobs act

 

L’accordo prevede l’assunzione di 10.700 dipendenti, quelli attualmente attivi nell’impianto, con l’impegno dell’azienda ad assumere i restanti entro il 2023. È inoltre previsto l’avvio di un piano di incentivi per l’uscita volontaria di lavoratori. Nel complesso Ilva conta attualmente circa 13.500 dipendenti.

Tutti, come precisato sia dalla segretaria Fiom che dal ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, verranno assunti con gli stessi salari e gli stessi diritti di cui godono attualmente, con l’articolo 18 e senza applicazione del Jobs Act.

Sul fronte della tutela dell’ambiente l’accordo precede un’accelerazione della copertura dei parchi materiali e una limitazione decisa delle emissioni nocive.

La minaccia di annullamento

L’accelerazione sulla vicenda Ilva è arrivata nel corso del mese di agosto dopo che a fine luglio il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio aveva annunciato il possibile annullamento della gara di vendita dell’acciaieria alla cordata Am Investco, capeggiata da ArcelorMittal, definendola

“un pasticcio. A seguito delle verifiche interne sul dossier Ilva e del parere fornito dall’Anac, si ritiene che ci siano i presupposti per avviare un procedimento amministrativo finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara. È un procedimento disciplinato per legge che durerà 30 giorni. Un atto dovuto per accertare i fatti a seguito delle importanti criticità emerse”

e auspicando un miglioramento dell’offerta.

Successivamente, all’indomani del parere dell’Avvocatura dello Stato sulla gara, Di Maio aveva dichiarato che su Ilva era stato commesso

“un delitto perfetto commesso dallo Stato e non da ArcelorMittal”.

“Dal parere dell’Avvocatura comprenderete che c’è pochissimo di regolare in questa gara” aveva dichiarato il vice premier in conferenza stampa aggiungendo: “Se oggi, dopo 2 anni e 8 mesi, esistessero aziende pronte a partecipare alla gara noi potremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità, come previsto dalla legge.

In particolare, Di Maio spiegava che “dal parere dell’Avvocatura si dimostra che c’erano tutti i presupposti normativi per permettere i rilanci”. E in mancanza di rilanci, “secondo noi c’è stato eccesso di potere e l’atto è illegittimo”, ha spiegato Di Maio durante la conferenza stampa.

La risposta dell’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda non si era fatta attendere:

“Se la gara è viziata annullala”.