Finanza Notizie Italia Carige: Di Maio fa nomi ‘colpevoli’ disastro. Ira Caltagirone: Acqua Marcia distrutta dallo Stato

Carige: Di Maio fa nomi ‘colpevoli’ disastro. Ira Caltagirone: Acqua Marcia distrutta dallo Stato

1 Febbraio 2019 12:57

Luigi Di Maio si ripresenta agli occhi degli italiani come paladino dei risparmiatori truffati nella lotta contro gli alti poteri delle banche. Il vicepremier torna ad attaccare la vecchia politica e la commistione tra politica e banca, e lo fa riprendendo il caso Carige, più che mai attuale dopo che la banca genovese è stata commissariata dalla Banca centrale europea e il governo M5S-Lega ha varato un decreto ad hoc per metterla in sicurezza.

Ritorna il mantra sulla necessità che, se lo Stato interverrà, Carige diventerà la banca dei cittadini. Banca Carige viene definita una piccola Mps, che ha prodotto tuttavia nel territorio “danni non inferiori“.

La colpa? Per il vicepremier pentastellato è di quei “membri legati al mondo politico che hanno giocato a fare i banchieri”. I loro nomi, precisa, sono ben visibili nelle carte che possono essere consultate per capire che c’erano loro “nel periodo in cui si sono registrate le maggiori sofferenze”.

I nomi? Eccoli, con tanto di collegamenti al mondo politico:

  • L’ex vicepresidente di Carige è l’ex parlamentare Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro nei vari governi Berlusconi nonché sindaco di Imperia, Claudio Scajola.
  • Un ex consigliere del CdA è Luca Bonsignore, figlio di Vito Bonsignore ex eurodeputato sempre nel Popolo delle Libertà.
  • Un altro ex consigliere è Giovanni Marongiu, sottosegretario nel Governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi.
  • L’ex direttore centrale di Carige è Alessandro Repetto, ex presidente della Provincia di Genova con il centrosinistra e parlamentare dell’Ulivo.

Di Maio non fa, però, solo nomi. Nel sottolineare che “l’intera classe politica precedente ha le sue colpe e le ha scaricate sui risparmiatori”, il ministro dello Sviluppo economico fa riferimento anche alle “operazioni temerarie della stessa banca”, laddove, nel suo intervento dalla Camera dei deputati, segnala che “per un lungo periodo Carige ha assunto rischi troppo alti su numerose operazioni diciamo ‘discutibili'”.

“Come hanno riportato numerosi organi di stampa la Banca ha accumulato perdite sui crediti per diversi miliardi di euro dovuti. Tra questi troviamo”:

  • un debito di circa 450 milioni per i finanziamenti erogati al gruppo Messina.
  • 250 milioni concessi con estrema leggerezza, come ha sottolineato anche Bankitalia, al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica fortemente voluta dalla politica ligure realizzata sola a metà sulla collina di Cornigliano.
  • 35 milioni di euro per il mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone.
  • 20 milioni erogati al gruppo facente capo a Beatrice Cozzi Parodi.

“Prestiti o fidi, in parte sanati, ma che hanno causato sofferenze alla banca, sono stati erogati per svariate decine milioni di euro ad alcune società riconducibili al dottor Enrico Preziosi e per 20 milioni alla Prelios, società che faceva capo a Pirelli Re del gruppo Pirelli”.

Le reazioni non si fanno attendere. Immediata la risposta dell’imprenditore  Francesco Bellavista Caltagirone:

“Dopo che lo Stato italiano, in seguito a un’iniziativa della magistratura che si è poi rivelata improvvida, ha distrutto una realtà economicamente solida come il gruppo Acqua Marcia, meriterei se non le scuse almeno un atteggiamento più consono da parte del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che oggi cita me e il mio gruppo nell’ambito del fallimento di Banca Carige”.

“Vorrei ricordare al ministro – si legge nella nota – che quando il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche si trovava in uno stato di assoluta solidità finanziaria, tanto da poter fornire le adeguate garanzie. Il gruppo, che all’epoca dava lavoro direttamente a circa 2.500 persone e indirettamente a 10.000 persone, è andato in crisi, e poi in concordato preventivo, in conseguenza dell’inchiesta dei pm sul Porto di Imperia, in conclusione della quale sono stato assolto in via definitiva in tutti e cinque i procedimenti”.

“Ci rendiamo conto che il ministro, in mezzo a tutti i problemi che può avere, non sia stato informato correttamente, ma adesso che invece lo è, e può verificare ciò che affermiamo, ci aspettiamo quantomeno che prenda atto della realtà”.