Finanza Notizie Italia Battuta d’arresto per l’industria italiana: giù dell’1,3% nel 2019. Settore alimentare? Una storia a parte (+3%)

Battuta d’arresto per l’industria italiana: giù dell’1,3% nel 2019. Settore alimentare? Una storia a parte (+3%)

10 Febbraio 2020 10:48

Non arrivano notizie rassicuranti dall’industria italiana, con la produzione ancora in frenata a fine 2019. Stando ai dati diffusi dall’Istat, a dicembre il dato ha mostrato una flessione del 2,7% rispetto al mese di novembre, mentre per l’indice corretto per gli effetti di calendario in termini tendenziali ha registrato una diminuzione del 4,3 per cento. A livello grezzo il calo tendenziale è pari all’1,3 per cento. L’Istat precisa che i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 19 di dicembre 2018. Cifre inferiori al consensus Bloomberg che indicava una flessione dello 0,6% su base mensile e dello 0,4% su base annua.

Su base tendenziale e al netto degli effetti di calendario, a dicembre 2019 si sono accentuati i cali per i beni intermedi (-6,6%), l’energia (-6,0%) e quelli strumentali (-4,7%); con un decremento più contenuto, invece, per i beni di consumo (-0,8%). Se si osservano le performance dei singoli settori dell’attività economica, hanno mostrato incrementi tendenziali sono la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+5,3%), l’industria alimentare, bevande e tabacco (+2,9%) e le altre industrie (+1,1%). Tra i rimanenti settori le maggiori flessioni si registrano nelle industrie (-10,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,3%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-7,7%).

Nel complesso del 2019 la produzione industriale ha mostrato una diminuzione rispetto all’anno precedente, la prima dal 2014. Tra i principali raggruppamenti di industrie, la flessione è stata più marcata per i beni intermedi, meno forte per i beni strumentali. Un lieve incremento ha caratterizzato, d’altra parte, la produzione di beni di consumo e di energia”, segnala l’Istat. “Considerando l’evoluzione congiunturale dello scorso anno, si è registrato un aumento solo nel primo trimestre (al netto dei fattori stagionali), mentre nei successivi si sono avute continue flessioni, con un calo più marcato negli ultimi tre mesi dell’anno”, sottolineano gli esperti dell’istituto di statistica aggiungendo che “anche la dinamica tendenziale dell’indice corretto per gli effetti di calendario è stata negativa per quasi tutti i mesi del 2019”.

Dati sconfortanti per le associazione dei consumatori. In controtendenza l’alimentare è il primo settore

Di fronte a questo dato il Codacons parla di una vera e propria “ecatombe” per l’industria italiana. “I numeri sulla produzione industriale sono peggiori di qualsiasi aspettativa – spiega il presidente Carlo Rienzi – A dicembre il calo annuo è pesantissimo e raggiunge il -4,3%, mentre la media del 2019 è la peggiore degli ultimi 6 anni, in calo al -1,3%”. “Sulla situazione nera dell’industria pesa senza dubbio la crisi dei consumi che si registra da tempo in Italia, con gli acquisti delle famiglie sostanzialmente fermi: non a caso i beni di consumo registrano a dicembre un crollo del -0,8%, mentre rispetto al 2018 crescono appena del +0,3%”. Anche l’Unione Nazionale Consumatori (Unc) mostra la sua preoccupazione: “Anche se l’Istat, nel dare nei giorni scorsi il calo congiunturale del Pil del quarto trimestre, -0,3%, aveva già in parte considerato i dati preliminari della produzione in suo possesso, è evidente che il crollo reso noto oggi è così sconfortante che diventa difficile immaginare un’inversione di tendenza del Pil per il primo trimestre 2020”.

Storia a parte per il comparto alimentare. Come segnala Coldiretti, “in controtendenza, con l’andamento generale vola la produzione alimentare Made in Italy che fa segnare nel 2019 un balzo record del 3%, il miglior risultato tra tutti i comparti. Il cibo – sottolinea Coldiretti – è diventato la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati.