News Finanza Indici e quotazioni Wall Street: Nasdaq scatta al rialzo grazie ad effetto Big Tech: Facebook ed Apple ai record intraday

Wall Street: Nasdaq scatta al rialzo grazie ad effetto Big Tech: Facebook ed Apple ai record intraday

31 Luglio 2020 15:50

Wall Street in rialzo: a scattare è soprattutto il Nasdaq, grazie all’effetto positivo delle Big Tech, in rialzo dopo la diffusione dei rispettivi risultati di bilancio. IL listino tecnologico mette a segno un balzo superiore ai 100 punti, (+1% circa), a 10.690. Il Dow Jones è più debole, avanza di appena 18 punti, muovendosi attorno alla parità nei pressi di 26.318. Lo S&P 500 fa +0,26% a 3.255 punti.

Protagoniste le quattro Big Tech Amazon (+4,41%), Apple (+5% circa), Alphabet (è invece sotto pressione, con un ribasso superiore a -4%) e Facebook, che svetta di oltre +7%.

I colossi americani hanno comunicato tutti le loro trimestrali alla vigilia, dopo la chiusura delle contrattazioni di Wall Street. In evidenza soprattutto Apple, che ha riportato un terzo trimestre fiscale a livelli record, in termini di fatturato. Nel comunicare il bilancio, il gruppo ha annunciato anche un piano per procedere a uno split azionario, al fine di rendere i suoi titoli “più accessibili a una gamma più ampia di investitori”.

Apple ha riportato utili netti in crescita a $11,25 miliardi, o $2,58 per azione, in rialzo rispetto ai $10,04 miliardi, o $2,18 per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Gli analisti intervistati da FactSet avevano previsto un attivo per azione di $2,05. Il fatturato è salito a $59,7 miliardi dai $53,81 miliardi, meglio dei $52,24 miliardi attesi dal consensus.

Con l’operazione di frazionamento azionario annunciata, pari a 4 a 1, Apple consentirà ai potenziali investitori di acquistare una sua azione a circa 100 dollari, a seconda del valore attorno a cui il titolo oscillerà alla fine di agosto.

Le azioni verranno distribuite agli azionisti alla fine della sessione del prossimo 24 agosto, mentre il trading su base split-adjusted inizierà il prossimo 31 agosto. Questo è il quinto stock split lanciato dal colosso.

Bene anche Amazon, con le vendite che, nel secondo trimestre, sono cresciute così velocemente da permettere al colosso di riportare utili record. I profitti si sono attestati, di fatto, a $5,2 miliardi, o $10,30 per azione, raddoppiando quasi rispetto dai $5,22 dell’attivo per azione dello stesso periodo dello scorso anno e testando il record su base trimestrale. Tutto merito del fatturato, balzato del 40% dai $63,4 miliardi del secondo trimestre del 2019, fino a $88,9 miliardi, ben al di sopra dello stesso outlook di Amazon, che aveva previsto un giro d’affari compreso tra $75 e $81 miliardi. Gli analisti, in media, avevano previsto utili per $1,48 per azione su un fatturato di $81,45 miliardi.

Il gruppo ha reso noto che il giro d’affari della divisione dell’e-commerce è balzato, in particolare, del 47,8% da $31,05 miliardi a $45,9 miliardi, meglio dei $39,89 miliardi attesi dal consensus.

Alphabet, la holding a cui fa capo Google, ha archiviato invece il secondo trimestre dell’anno con un utile netto di $6,96 miliardi, o di $10,13 per azione, in flessione rispetto ai $9,95 miliardi, o $14,21 per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato, al netto dei costi di acquisizione del traffico, è sceso a $31,6 miliardi dai $31,7 miliardi del secondo trimestre del 2019. Gli analisti intervistati da Factset avevano stimato un utile per azione di $7,95 – dunque superiore – su un fatturato ex traffico costi acquisizione (TAC) pari a $30,66 miliardi (dunque inferiore).

Inizialmente, è sembrato che i mercati avessero accolto positivamente il bilancio di Alphabet, tanto che il titolo è salito del 2% nelle contrattazioni afterhours. Le quotazioni hanno fatto poi dietrofront, nel momento in cui – secondo gli analisti – trader e investitori hanno digerito la notizia relativa al calo delle entrate pubblicitarie, che è stato su base annua di $2,6 miliardi.

D’altronde, se le aziende vendono poco in questi tempi di coronavirus COVID-19, guadagnano ovviamente anche poco, e se guadagnano poco, hanno meno soldi per investire nella pubblicità.

Infine Facebook, il colosso di Mark Zuckerberg, ha riportato utili netti per $5,18 miliardi, o $1,80 per azione, rispetto ai $2,62 miliardi, o 91 centesimi per azione, dello stesso periodo dello scorso anno. Gli analisti avevano previsto utili adjusted a $1,39 per azione.

Il fatturato è salito dell’11% a $18,69 miliardi dai $16,89 miliardi precedenti e meglio dei $17,34 miliardi stimati dal consensus. Gli utenti attivi mensili (Monthly active users, o MAU, indicatore chiave della crescita di FB e anche della sua capacità di attrarre pubblicità) sono aumentati a 2,7 miliardi, meglio dei 2,63 miliardi previsti dal consensus e rispetto ai 2,41 miliardi di unità riportata nello stesso periodo dello scorso anno. Gli utenti attivi giornalieri (Daily active users, o DAU) sono saliti del 12% a 1,79 miliardi, meglio degli 1,75 miliardi previsti.

Anche su Facebook pende tuttavia la spada di Damocle del calo delle entrate pubblicitarie; il social network fa fronte inoltre al boicottaggio deciso da diverse aziende, che hanno ritirato le loro inserzioni pubblicitarie da Facebook aderendo alla campagna Stop Hate For Profits, nata per contrastare l’odio in rete. L’effetto del boicottaggio sui conti non sarà noto prima della pubblicazione del bilancio del terzo trimestre. Il titolo Facebook smorza i guadagni dopo essere volato di oltre +9%, salendo al massimo intraday di sempre, pari a $255,85. Un massimo intraday di sempre è stato testao anche da Apple, arrivata a volare a 412 dollari.

Prima dell’inizio della sessione, hanno pubblicato i risultati di bilancio altre società, tra cui Exxon Mobil e Caterpillar.

Il colosso petrolifero Exxon ha riportato una perdita e un fatturato peggiori delle attese, scontando l’eccesso di offerta globale di petrolio e gli effetti della pandemia del COVID-19. La perdita netta si è attestata a $1,08 miliardi, o 26 centesimi per azione, rispetto agli utili netti di $3,13 miliardi, o 73 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso. Escludendo le voci di bilancio straordinarie, la perdita per azione adjusted è stata di 70 centesimi, peggiore del passivo di 61 centesimi atteso dagli analisti intervistati da FactSet. Il fatturato è sceso del 52,8% a $32,61 miliardi, peggio dei $38,16 miliardi stimati dal consensus di FactSet. Il titolo cede mezzo punto percentuale circa.

Male dopo una reazione inizialmente positiva anche Caterpillar, con il titolo che perde più del 2%. Il colosso americano produttore di attrezzature per il settore edilizio e minerario, così come di motori e turbine, ha riportato un bilancio migliore delle attese, sebbene in peggioramento – a causa degli effetti della pandemia da COVID – rispetto al secondo trimestre del 2019. Gli utili netti sono scesi a $458 milioni, o 84 centesimi per azione, dagli $1,62 miliardi, o $2,83 per azione, del secondo trimestre del 2019. Il consensus degli analisti intervistati da FactSet aveva previsto un attivo per azione di 64 centesimi, dunque inferiore. Il fatturato è sceso del 31% a $10 miliardi, ma ha battuto i $9,40 miliardi stimati dagli analisti. Il colosso prevede che la pandemia del coronavirus continuerà a condizionare i suoi risultati anche per tutto il 2021; nessuna guidance è stata tuttavia fornita, vista l’incertezza sulle conseguenze reali del virus sull’economia.

A frenare i buy su Wall Street è la preoccupazione degli investitori per il pacchetto di stimoli da $1 trilione proposto dai Repubblicani per sostenere ulteriormente l’economia Usa e proteggerla dalle conseguenze del coronavirus COVID-19. Nessun accordo è stato tuttavia raggiunto tra repubblicani e democratici.

Dal fronte macro rese note le spese personali, salite a giugno del 5,6%, dopo il +8,5% di maggio. I redditi sono invece scesi dell’1,1%, più delle attese, scontando l’arrivo di minori aiuti alle famiglie da parte del governo federale.