News Finanza Dati Macroeconomici Bankitalia: PIL Italia rivisto al rialzo da +5,1% a +6,2% quest’anno, per il 2022 downgrade da +4,4% a +4%

Bankitalia: PIL Italia rivisto al rialzo da +5,1% a +6,2% quest’anno, per il 2022 downgrade da +4,4% a +4%

17 Dicembre 2021 15:00

“In media d’anno, lo scenario macroeconomico prefigura

un aumento del Pil in Italia del 6,2 per cento quest’anno, del 4 per cento nel 2022, del 2,5% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024″. E’ quanto emerge dalle nuove proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana. Nelle proiezioni di luglio la crescita del Pil per il 2021-2022-2023 era stata prevista al ritmo, rispettivamente, +5,1%, +4,4%, +2,3%.

“Rispetto allo scenario pubblicato nel Bollettino economico di luglio – si legge nella nota – la ripresa del prodotto è

nettamente più accentuata nel 2021, grazie al forte recupero registrato negli scorsi due trimestri, più marcato delle attese soprattutto nei mesi primaverili; è rivista leggermente al ribasso nel 2022, a seguito del rallentamento nella parte finale di quest’anno, e al rialzo nel 2023, quando beneficerebbe degli effetti degli ulteriori provvedimenti di stimolo della politica di bilancio”.

Bankitalia precisa che “questo scenario è fortemente dipendente dalle ipotesi sull’evoluzione della pandemia e sugli effetti delle misure di sostegno, tra cui quelle incluse nel PNRR. Un deterioramento del quadro epidemiologico rispetto a quello ipotizzato potrebbe determinare maggiori limitazioni alla mobilità e incidere negativamente sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, ostacolando la ripresa dell’attività economica. Le proiezioni, inoltre, rimangono condizionate alla piena ed efficace attuazione degli interventi previsti dal PNRR. Ulteriori fattori di rischio sono connessi con l’intensità e la durata delle

tensioni dal lato dell’offerta e con la possibilità di un andamento meno favorevole della crescita e del commercio mondiale. L’inflazione potrebbe risultare più elevata di quanto previsto se le quotazioni energetiche dovessero mantenersi su livelli elevati più a lungo di quanto ipotizzato e se fosse maggiore la trasmissione alla dinamica salariale del recente forte incremento dei prezzi al consumo.