Notiziario Notizie Italia Migranti: qual è l’impatto economico e fiscale sui paesi europei di accoglienza?

Migranti: qual è l’impatto economico e fiscale sui paesi europei di accoglienza?

21 Giugno 2018 15:16

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In un momento in cui il tema dell’immigrazione è particolarmente caldo, con il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che fa la voce grossa contro l’Europa (Leggi QUI), spunta uno studio del CNRS, il Centre national de la recherche scientifique, che dimostra come i richiedenti asilo non sono un “fardello” per le economie d’Europa. Dati alla mano, l’arrivo dei migranti non porta a un deterioramento delle performance economiche e delle finanze pubbliche dei paesi europei che li ospitano. Al contrario, l’impatto economico tende ad essere positivo quando una parte degli immigrati diventa residente permanente.

Qual è l’impatto economico e fiscale dei flussi migratori?
L’Europa occidentale ha registrato un aumento significativo dell’immigrazione in seguito alle guerre nei Balcani, alla Primavera araba e al conflitto siriano. Nel 2015 si è toccatto il livello record di oltre 1 milione di persone che ha presentato domanda di asilo in un paese dell’Unione europea.
Dallo studio, che utilizza un nuovo modello statistico elaborando una moltitudine di dati (15 paesi dell’Europa occidentale, compresa l’Italia, dal 1985 al 2015), è emerso che l’attuale crisi migratoria non è un peso per le economie europee, ma al contrario, potrebbe essere un’opportunità economica. Un aumento del numero di rifugiati e di migranti (cioè quelli che si spostano) produce effetti positivi fino a quattro anni dopo il loro arrivo: il Pil pro capite aumenta, il tasso di disoccupazione diminuisce e la spesa pubblica aggiuntiva, si pensi per esempio agli aiuti socali, viene più che compensata dall’aumento delle entrate. Nel caso invece dei richiedenti asilo (vale a dire quelli che arrivano in un paese senza intenzione di ritornarci) non si osserva alcun effetto negativo nell’immediato e l’effetto diventa positivo dopo tre-cinque anni, quando alcuni dei richiedenti ottengono asilo e si uniscono alla categoria dei residenti.

In conclusione, guardando nell’arco temporale di qualche anno lo studio rileva un effetto neutrale dell’immigrazione sulle performance economiche e sulle finanze pubbliche dei paesi d’Europa di accoglienza. E se non si osserva un effetto positivo nel lungo termine, non si può nemmeno dire che i flussi migratori provochino un deterioramento delle finanze pubbliche, smentendo così chi sostiene che l’arrivo di migranti e rifugiati sia costoso per il paese d’accoglienza.