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Europa: crescita proseguirà debole, ma allarme da guerra commerciale e crisi emergenti

20 Settembre 2018 10:54

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La crescita economica dell’Eurozona dovrebbe proseguire anche se a un ritmo debole nei prossimi mesi. Ma la situazione potrebbe peggiorare a causa di alcuni fattori che rischiano di porre un freno. In primis le tensioni commerciali globali, che hanno già impresso un rallentamento al commercio estero dei paesi europei, con conseguenze sul Pil. Ma non solo. Tra i rischi anche le crisi valutarie dei paesi emergenti e la politica monetarie della Fed.

Secondo l’Eurozone Economic Outlook elaborato dall’Ifo, Istat e Kof e diffuso oggi, nei prossimi trimestri l’economia della zona euro è attesa crescere con gli stessi ritmi del primo semestre e quindi a un ritmo moderato. Nei primi due trimestri del 2018 infatti la crescita del Pil dell’Eurozona ha perso slancio rispetto al periodo precedente, segnando un +0,4%. Gli indicatori del clima economico confermano questa tendenza. L’Economic Sentiment Indicator è diminuito anche ad agosto, condizionato dal calo della fiducia sia dei consumatori sia delle imprese del settore dei servizi, mantenendosi comunque al di sopra della media di lungo termine. Nello stesso mese, l’indice dei responsabili degli acquisti (Pmi) è sceso dal livello superiore a 60 punti registrato all’inizio dell’anno a 54,4. Anche gli ultimi dati riferiti agli indicatori della produzione e delle vendite hanno confermato l’attuale fase di debolezza. A luglio la produzione industriale ha segnato un calo congiunturale significativo (-0,8%), mentre le vendite al dettaglio hanno registrato una flessione (-0,2%) rispetto a giugno.

La crescita, seppur debole, sarà sostenuta da alcuni fattori, come gli investimenti. Secondo il rapporto, le imprese beneficeranno delle condizioni ancora favorevoli dei mercati finanziari e delle attese ancora positive sull’andamento dell’economia. Un ulteriore fattore di stimolo agli investimenti è rappresentato dall’alto livello della capacità produttiva utilizzata. Inoltre, potrebbe arrivare la spinta dalle spese per consumi attese crescere di +0,3% nel terzo trimestre e di +0,4% nei trimestri successivi supportate dalle favorevoli condizioni del mercato del lavoro.

Tuttavia, la situazione potrebbe anche peggiorare con un rallentamento ulteriore della crescita. All’orizzonte infatti sono presenti diversi rischi legati soprattutto all’accentuarsi delle tensioni commerciali globali alimentate anche dalla politica intrapresa dagli Stati Uniti sui dazi. “Sebbene il rallentamento del commercio internazionale si concentri attualmente su Cina, Canada e Messico, gli effetti potrebbero estendersi anche all’area euro”, avvertono gli istituti di statistica. Non solo. Un ulteriore rischio è rappresentato dal possibile irrigidimento della politica monetaria negli Stati Uniti: la divergenza nei tassi di interesse reali ha già portato ad un deprezzamento della maggior parte delle valute rispetto al dollaro e un’ulteriore escalation potrebbe portare a una crisi valutaria in alcune economie in via di sviluppo come ad esempio la Turchia e l’Argentina con inevitabili ripercussioni sull’economia globale.