Finanza Notizie Italia La ‘nuova’ manovra dopo intesa Ue: taglio risorse per quota 100 e reddito cittadinanza, rischio bomba Iva

La ‘nuova’ manovra dopo intesa Ue: taglio risorse per quota 100 e reddito cittadinanza, rischio bomba Iva

20 Dicembre 2018 11:25

Evitata la procedura di infrazione per debito eccessivo, l’Italia si chiede quale sia stato e quale sarà il vero prezzo che dovrà pagare a fronte del via libera della Commissione europea alla manovra del governo M5S-Lega.

L’accordo Roma-Bruxelles è stato, infatti, una sorta di baratto: la Commissione Ue guidata da Jean-Claude Juncker ha rinunciato a lanciare una procedura di infrazione contro Roma, ma in cambio l’esecutivo giallo-verde ha dovuto apportare modifiche alla sua legge di bilancio.

In primis, quel target sul deficit-Pil per il 2019 è stato corretto al ribasso dal 2,4% precedentemente fissato al 2,04%. Inoltre, è stato lo stesso Commissario Ue agli Affari economici e monetari, il francese Pierre Moscovici, a comunicare in via ufficiale che l’Italia ha tagliato anche l’outlook sulle stime di crescita del Pil, da quel +1,5% che era stato considerato da più parti più che ambizioso, al +1%.

Ma all’orizzonte ci sono altri rischi per i cittadini italiani. “E la montagna, a caro prezzo, partorì un topolino, per di più spelacchiato e malconcio”, scrive Alessandro Sallusti su Il Giornale che, in un altro articolo firmato da Franco Grilli, fa notare che “sotto il governo è pronta a esplodere la bomba Iva”.

I due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio si affrettano a rassicurare i cittadini, ma le cifre contenute nel maxi emendamento alla manovra parlano chiaro:

Così Di Maio: “Non c’è stata la procedura di infrazione e portiamo a casa tutte le misure chiave promesse ai cittadini. Allora ci stava il rischio di infrazione e ora che non c’è sono ancora più contento”. E sul balcone a festeggiare per la manovra del popolo, il leader del M5S precisa: “io ci salirei anche domani mattina“.

Sull’Iva: “Non c’è un aumento dell’Iva quest’anno e non ci sarà nei prossimi anni, come lo abbiamo disinnescato quest’anno lo disinnescheremo nei prossimi anni”. Idem Salvini che, alla domanda se l’Iva passerà al 26,5 per cento, risponde:

“No, l’Iva non l’abbiamo aumentata quest’anno e non la aumenteremo nei prossimi anni”. E aggiunge: “E’ un altro dei regalini che abbiamo ereditato dai precedenti governi, come la fatturazione elettronica. L’Iva non aumenta e per quanto riguarda altri danni ereditati vedremo di limitarli il più possibile”.

Intanto severo è il giudizio di Alessandro Sallusti sulla nuova manovra:

“Lasciamo perdere per un attimo la mamma di tutte le schifezze, il reddito di cittadinanza. Chi di voi ha votato Lega, o leghisti via Forza Italia, si immaginava che – avendo vinto le elezioni – il governo gli avrebbe tagliato le pensioni, tolto gli sgravi fiscali, messo le grandi opere su un binario morto, aumentato gli interessi su multe e cartelle esattoriali, messo la tassa sui rifiuti nella bolletta elettrica (quando Renzi lo fece con il canone Rai Salvini tuonò: «Non ci penso neppure, è una truffa»), tasse sulle auto, agenti provocatori in azienda, investigatori con libero accesso ai conti bancari e amenità simili?”

Su Libero Sandro Iacometti mette in evidenza inoltre che “la flat tax, per adesso, riguarda solo i piccoli lavoratori autonomi. Per il resto della platea, si vedrà”, a fronte dei “soldi regalati ai fannulloni con il reddito di cittadinanza”.

I SACRIFICI DEGLI ITALIANI SCRITTI NEL MAXI-EMENDAMENTO E ANNUNCIATI DA CONTE

I sacrifici sono scritti nero su bianco nel maxi-emendamento alla manovra che per l’anno 2019 accantona un importo complessivo pari a 2 miliardi di euro come paracadute, in vista di una verifica dei conti a luglio.

Al fine di garantire il rispetto degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, si legge, “è assicurato il monitoraggio continuo dell’andamento dei conti pubblici”, si legge nel testo.

Inoltre, riguardo a quegli sforzi aggiuntivi per 10,25 miliardi che sono stati fatti dall’esecutivo per andare incontro alle richieste della Commissione europea, quasi la metà dei soldi arriverà tagliando le risorse destinate inizialmente al reddito di cittadinanza e a quota 100 per le pensioni.

In particolare, le risorse per il reddito saranno ridotte di 1,9 miliardi mentre per le pensioni oltre 2,7 miliardi in meno sul fondo. Modesto l’impatto dal contributo di solidarietà sulle pensioni elevate, quelle sopra i 5 mila euro netti al mese. Appena 76 milioni l’anno prossimo 240 milioni nel triennio. Più consistente l’impatto del “raffreddamento” degli assegni pensionistici, 253 milioni l’anno prossimo e oltre 2,2 miliardi nel triennio.

Praticamente, i fondi contenuti in manovra destinati a finanziare le due misure bandiera del governo giallo-verde saranno ridotti per il prossimo anno, rispetto alle originarie stime grazie a nuove “valutazioni” sugli oneri. Al reddito di cittadinanza dagli iniziali 9 miliardi saranno destinati attorno ai 6,1 miliardi mentre a quota 100 cui erano destinati 6,7 miliardi andrebbero attorno a 4,5 miliardi.

Così il premier Giuseppe Conte, commentando il testo del maxi emendamento, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Askanews:

“Sono state previste misure di contenimento della spesa pensionistica che si sostanziano nel raffreddamento dello schema di indicizzazione dei trattamenti pensionistici di più cospicuo importo. Inoltre si interviene sulle cosiddette pensioni d’oro, con riduzione dei trattamenti più elevati, attraverso la previsione di un contributo di solidarietà temporaneo e progressivo per scaglioni di reddito. Una misura di equità sociale da cui abbiamo ricavato ulteriori risorse”.

“Si introducono inoltre misure per favorire la realizzazione del piano straordinario di dismissioni immobiliari. Sono stati quantificati gli effetti dell’utilizzo, in via prioritaria da parte delle Regioni, delle risorse già stanziate nei programmi cofinanziati dai fondi strutturali e di investimento europei per la realizzazione degli interventi di mitigazione dei rischi ambientali e idrogeologici”.

“Su lato delle entrate si prevede l’istituzione di un’imposta sui servizi digitali gravante sui soggetti che nell’esercizio di attività di impresa prestino servizi digitali e che superino determinate soglie di ricavi”.

Maggiori entrate anche dal settore dei giochi:

Atteso “un pacchetto di misure che incrementa il prelievo nel settore dei giochi attraverso l’aumento del Preu applicabile agli apparecchi da divertimento e intrattenimento e la riduzione delle percentuali minime di pay-out; inoltre, si introduce dal primo gennaio 2019 l’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse”.

Ancora, riduzioni o rimodulazioni delle spese:

“Nello stato di previsione della spesa del ministero dell’Economia, sono previste misure volte a definanziare le risorse del Fondo per favorire lo sviluppo del capitale immateriale, la competitività e la produttività di 75 milioni di euro per l’anno 2019 e di 25 milioni di euro per l’anno 2020. Abbiamo inoltre programmato una rimodulazione delle disponibilità di cassa del Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale destinato a misure per il superamento degli squilibri socio-economici territoriali, per 800 milioni di euro per l’anno 2019″.

Vengono destinate più risorse a Ferrovie dello Stato:

“Allo stesso modo abbiamo programmato una rimodulazione delle risorse finanziarie per 600 milioni di euro per l’anno 2019, prevedendo un incremento, per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024, di 200 milioni di euro delle risorse destinate alla società Ferrovie dello Stato per la realizzazione dei progetti previsti; infine, abbiamo previsto una rimodulazione, con riduzione di 850 milioni di euro per l’anno 2019 e un incremento, per progressivo per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, di 150 milioni di euro e, per l’anno 2025, di 100 milioni di euro della quota nazionale per il finanziamento delle politiche comunitarie”.

Tornando a quella che Il Giornale chiama bomba Iva, “le clausole prevedono un aumento Iva da 23 miliardi per il 2020 e di 29 miliardi per il 2021 e per il 2022.Tradotto in aliquote significa che quella ridotta al 10 per cento potrebbe arrivare al 13 nel 2020 e quella ordinaria che oggi è al 22 per cento potrebbe arrivare nel 2020 al 25,2 e nel 2021 toccare la quota record del 26,5 per cento. Insomma il governo gioca così a dadi col futuro. Basta una piccola sbavatura sui conti e scattano le clausole di salvaguardia”.-

Viene abrogata la mini Ires per gli enti non commerciali, dunque niente aliquota del 15% per le imprese non commerciali che continueranno a far fronte all’aliquota attuale del 24 per cento. In generale, saltano alcune agevolazioni alle imprese: si parla di “abrogazione del credito di imposta relativo alle deduzioni forfetarie in materia di Irap riconosciute in favore dei soggetti passivi che impiegano lavoratori dipendenti a tempo indeterminato in alcune Regioni; l’abrogazione del credito di imposta in favore dei soggetti che compiono investimenti in beni strumentali nuovi; l’abrogazione dell’aliquota ridotta Ires in favore degli enti non commerciali”, conferma il premier Giuseppe Conte.

Si rinviano al 15 novembre dell’anno prossimo le assunzioni per la pubblica amministrazione, “ma limitato alle assunzioni derivanti del turn over ordinario dell’anno precedente”, aggiunge Conte.

Sulle pensioni, Il Giornale riporta quanto segnalato dal quotidiano Il Messaggero, ovvero che chi “oggi prende fino circa 1500 lordi ogni mese arriverà a prendere tra i 5 e i 16 euro in più – lordi – al mese. Aumenti che via via scendono in percentuale fino allo 0,55% in più (27,5 euro) per chi ha un assegno fino a 5mila euro lordi al mese”

“A far salire le pensioni più basse è l’incremento dell’inflazione. Che per il 2018 è stata indicata provvisoriamente all’1,1%. Il governo ha però deciso di applicare la perequazione non nella stessa misura per tutti. Bisogna ricordare, inoltre che le rivalutazioni vengono calcolate sull’importo lordo – a cui vengono detratte pure le tasse -, facendo scendere così a pochi spiccioli gli aumenti. A fronte di una rivalutazione minima, però, i tagli per i prossimi cinque anni sono ben più pesanti e applicati a scaglioni. Non saranno toccate le pensioni fino a 100mila euro annui (circa 4600 euro netti al mese). Fino a 130mila è prevista invece una decurtazione del 10%. Che sale al 20% per gli assegni fino a 200mila, al 25% fino a 350mila, al 30% fino a 500mila e al 40% oltre il mezzo milione”.