News Notiziario Notizie Italia Ftse Mib chiude in retromarcia, male Telecom. Juve inarrestabile

Ftse Mib chiude in retromarcia, male Telecom. Juve inarrestabile

21 Gennaio 2019 17:37

La nuova ottava parte con il segno meno per Piazza Affari. Orfani di Wall Street, chiusa per il Martin Luter King Day, i mercati si sono concentrati sui deboli riscontri arrivati dalla Cina con PIL salito al ritmo del 6,6%, tasso di crescita più basso dal 1990, anche se in linea con le attese. Attesa per la presentazione da parte di Theresa May del piano B al Parlamento britannico.

In chiusura l’indice Ftse Mib, reduce da tre settimane consecutive di rialzi, ha ceduto lo 0,35% a quota 19.638 punti.

Effetto cedola oggi su Enel (-2,3%) e Snam (-1,38%). Entrambe infatti hanno staccato questa mattina la cedola relativa all’acconto dividendo 2018. Nel dettaglio Enel ha staccato una cedola pari a 0,14 euro per azione mentre Snam di 0,0905 euro per azione.

Tra i segni più spicca il titolo Juventus (+5,32%) ai massimi da settembre e che stasera giocherà il posticipo di Campionato contro il Chievo.

Infine, ennesima seduta da dimenticare per Telecom Italia (-2,66% a 0,4755 euro) scivolata ai minimi dal 2013. Oggi il fucus è stato sulle tensioni sul fronte scorporo della rete. L’Agcom ha bocciato il progetto di separazione volontaria della rete Telecom in una società ad hoc, presentato a marzo dello scorso anno dalla compagnia telefonica allora guidata dal manager israeliano Amos Genish. Il fondo Elliott ne ha approfittato per sferrare un nuovo attacco alla strategia portata avanti dal precedente cda targato Vivendi: “La decisione di Agcom conferma che il progetto di Vivendi di mantenere l’intero capitale di NetCo in TIM non solo non crea valore per gli azionisti, ma è considerata insufficiente anche per un cambiamento del quadro regolatorio. I recenti risultati finanziari e la decisione di Agcom – prosegue il portavoce – evidenziano che le decisioni del precedente Cda sotto il controllo di Vivendi, motivate da presunte ragioni industriali, hanno avuto come risultato un anno di distruzione di valore (negli ultimi 12 mesi il titolo ha ceduto il 30% sottoperformando il Ftse Mib e anche il settore tlc) e di tempo perso a spese di Tim, dei suoi azionisti, e dell’intero Paese”.