Notiziario Notizie Italia Crowdinvesting: raccolti 249 milioni di euro in Italia, boom negli ultimi 6 mesi

Crowdinvesting: raccolti 249 milioni di euro in Italia, boom negli ultimi 6 mesi

17 Luglio 2018 15:14

CrowdfundingAgli italiani il crowdinvesting piace e anche tanto come dimostrano i dati resi noti dal Terzo Report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano che monitora la parte di crowdfunding che attraverso internet permette a singole persone fisiche (ma anche investitori istituzionali e professionali) di investire in un progetto imprenditoriale, sottoscrivendo quote del capitale di rischio o concedendo un prestito.

Cos’è il crowdinvesting e i numeri in Italia

Il crowdinvesting è quella branca di crowdfunding che grazie a piattaforme internet permette di investire sottoscrivendo quote del capitale di rischio in piccole e medie imprese o concedendo un prestito a persone o imprese. Secondo i dati del Terzo Rapporto nel settore si è assistito ad una crescita significativa per quantità, con il volume complessivo di raccolta che oggi supera 249 milioni di euro (153 milioni solo nell’ultimo anno) e nei primi mesi del 2018 è stato superiore a tutto il 2017. Ma il boom è anche per qualità considerando le tecniche di investimento sempre più sofisticate e la progressiva specializzazione degli operatori in ambiti ben determinati che caratterizzano il crowdinvesting.

“Il crowdinvesting oggi rappresenta un’opportunità interessante per le imprese italiane che intendono finanziare le proprie attività – afferma Giancarlo Giudici, Direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting –. I dati mostrano un mercato in forte crescita, dovuta a politiche favorevoli, come l’estensione dell’equity crowdfunding a tutte le PMI e l’applicazione della ritenuta sostitutiva del 26% ai proventi per il lending crowdfunding, all’apertura del crowdinvesting a nuove aree di business, come quella del real estate, e in generale alla progressiva maturazione del mercato, che oggi vede i portali più dinamici dotati di una massa critica di investitori in grado di portare a successo in poche ore i progetti più ‘virali’. Soprattutto nel lending, si sta rivelando cruciale il coinvolgimento di investitori istituzionali accanto alla ‘folla’ che dà la spinta per moltiplicare i volumi”.

L’equity crowdfunding

Da gennaio 2018 l’equity crowdfunding ha visto un importante novità, ossia l’apertura del mercato a tutte le PMI, non solo le startup e PMI innovative. Sulla base di questa novità al 30 giugno 2018 si contano 27 portali autorizzati di equity crowdfunding in Italia, anche se un buon numero non è ancora operativo.
Quali sono state le piattaforme più attive rispetto al numero di campagne proposte? Si annoverano Crowdfundme, Mamacrowd e Opstart. Quelle che hanno finalizzato e raccolto più capitale finora sono Mamacrowd (9,3 milioni di euro), Crowdfundme (6,8 milioni di euro) e Starsup (con 3,5 milioni di euro).
Secondo i dati resi noti dall’Osservatorio inoltre, fra le imprese emittenti continuano a prevalere le startup innovative, l’84,6% del totale, ma aumenta l’incidenza delle PMI innovative (8,4%) e compaiono per il primo anno le PMI (5,1%), con anche 4 veicoli di investimento. La grande maggioranza opera in Lombardia (seguono Lazio e Piemonte) e nel settore dell’ICT. Gli obiettivi principali per la raccolta di capitale sono investimenti nel marketing / brand (nel 59% dei casi) e nello sviluppo della piattaforma tecnologica (37%).

Identikit investitore tipico

In media ogni campagna riceve il sostegno di 65,9 investitori. Il Report fornisce anche l’identikit dell’investitore tipico: maschio, vive in Lombardia e ha da 36 a 49 anni, spesso n ‘affezionato’, che ha scelto di investire in più operazioni. L’Osservatorio ha censito 5.685 sottoscrizioni (nel 35% dei casi inferiori a 499 euro, nel 51% comprese fra 500 e 5.000 euro) effettuate da 3.250 persone fisiche e 279 persone giuridiche.
Scarsa la partecipazione di investitori istituzionali di emanazione bancaria, incubatori certificati e fondazioni. Finora, scrive l’Osservatorio, nessuna delle società finanziate ha realizzato una exit, né ci sono stati default e write-off. In compenso, diverse emittenti hanno realizzato più round di raccolta, a multipli crescenti, con conseguente rivalutazione degli investimenti realizzati nei primi round. Su questa base, l’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dall’Osservatorio calcola un apprezzamento complessivo del valore di portafoglio pari al 16,59% alla data del 30 giugno 2018.

“L’industria dell’equity crowdfunding in Italia è cresciuta sensibilmente nell’ultimo anno – commenta Giudici -, grazie soprattutto a un ristretto numero di piattaforme che hanno saputo catalizzare l’attenzione sia di chi cerca capitale, sia di chi lo offre. Nei fatti, il mercato si è consolidato, lasciando poco spazio a nuovi entranti che partono da zero. A meno di improvvise turbolenze sui mercati, prevediamo nei prossimi 12 mesi le prime exit e l’arrivo sul mercato di PMI ‘mature’ che sperimenteranno l’equity crowdfunding come anticamera alla quotazione in Borsa”.

Lending crowdfunding

Altri dati interessati nel Report italiano sul Crowdinvesting riguardano il lending crowfunding: al 30 giugno 2018, nel settore risultano attive in Italia 6 piattaforme destinate a finanziare persone fisiche e 5 destinate a finanziare imprese, di cui una specializzata nel real estate. Un caso a parte è Terzo Valore, piattaforma che eroga prestiti a progetti no-profit.
La palma di piattaforma che ha generato più prestiti nell’ultimo anno è Younited Credit (consumer), con i suoi 77,2 milioni di euro (in totale 112,9 milioni di euro), seguita dalle piattaforme business BorsadelCredito.it (24,2 milioni di euro, con un totale di 37,7 milioni di euro) e Lendix (17,5 milioni raccolti dalle imprese italiane, totale 19,6 milioni).

“I dati mostrano come la decisione di equiparare la tassazione sui proventi da investimento nelle piattaforme di lending a quella delle rendite finanziarie abbia contribuito a far affluire nuove risorse – commenta Giancarlo Giudici -. Per reggere la concorrenza dei ‘colossi’ francesi, però, serve la spinta di investitori istituzionali: le società italiane si stanno attrezzando per un salto di qualità che dovrebbe rendere disponibili capitali significativi. Nel medio termine si prevede un ulteriore significativo aumento dei volumi erogati, con le piattaforme più piccole che tenderanno a specializzarsi in segmenti particolari”.

Il real estate crowdfunding

Infine uno sguardo sul real estate crowdfunding, il sottoinsieme del crowdinvesting che permette a investitori, in cambio di una remunerazione del capitale, di partecipare al finanziamento di un progetto immobiliare in ambito residenziale o commerciale, tipicamente l’acquisto di un immobile perché sia messo a reddito, la ristrutturazione di una proprietà o lo sviluppo di un progetto greenfield.

La raccolta, partita solo nel 2017, è in notevole crescita in Italia dice il Report che al momento individua due player attivi, Walliance (equity) e Housers (lending), ma in arrivo ci sono nuovi competitor. Qualche dato: i progetti finanziati con equity fino al 30/6/2018 sono stati 3 e hanno raccolto nel complesso 2,6 milioni, quelli finanziati attraverso prestiti 12, per un totale di poco inferiore a 3 milioni. Nel mondo sono 100 le piattaforme attive, con il mercato di gran lunga più importante quello americano, dove sono stati raccolti 5,8 miliardi di euro, mentre l’Europa è ferma a quota 2,1 miliardi di euro.