Finanza Notizie Italia Chiusure festive, Di Maio vuole bloccare anche l’e-commerce. Consumatori: è ritorno a età della pietra

Chiusure festive, Di Maio vuole bloccare anche l’e-commerce. Consumatori: è ritorno a età della pietra

17 Luglio 2018 10:45

Di Maio rilancia sulle chiusure dei negozi nei giorni festivi, comprese le attività legate all’online. Ieri sera il vice premier è intervenuto a Bersaglio Mobile su La7 spiegando che si vogliono ridurre le aperture festive dei negozi e il provvedimento si estenderà all’e-commerce: anche i loro magazzini dovranno fermarsi. In pratica si potrà fare l’ordine online di domenica, ma l’esecuzione della preparazione e della spedizione del prodotto dovrà essere sottoposta agli stessi paletti imposti ai negozi (massimo 12 aperture domenicali durante l’anno).

“Più che Governo del cambiamento, sembra un Governo della restaurazione, che vuole riportarci all’Età della pietra” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Incapace di tutelare il lavoratore, preferisce fermare il Paese, bloccando il nuovo che avanza. Il commercio elettronico è l’unica forma distributiva che sta facendo da traino alle vendite al dettaglio e che registra variazioni annue superiori al 10%, +13,9% l’ultimo dato utile relativo a maggio. E’ incredibile che il ministro dello Sviluppo economico e del lavoro ostacoli proprio chi sta creando sviluppo e occupazione” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

La proposta di legge targata M5S prevede la reintroduzione di un limite del 25% ai giorni festivi e alle domeniche nei quali non sarà consentito aprire le saracinesche di qualsiasi negozio commerciale. La normativa oltre al tetto del 25% reintroduce i turni tra il personale, rimandando però agli enti locali la disciplina della materia, eccezione fatta per i comuni turistici.

Secondo Confimprese, qualora la proposta si trasformasse in legge, l’impatto sarà forte con le imprese costrette a licenziare e l’intero comparto perderà 400mila posti di lavoro e il 10% del fatturato. Dubbi anche su quali criteri usare nella definizione delle città turistiche.