Finanza Notizie Italia Caso Bugno, consigliera Tria rinuncia a incarico Stm. Ministro furioso: ‘attacco spazzatura e violazioni privacy’

Caso Bugno, consigliera Tria rinuncia a incarico Stm. Ministro furioso: ‘attacco spazzatura e violazioni privacy’

3 Aprile 2019 08:45

All’idea che qualcuno cerchi di spingerlo alle dimissioni, il ministro dell’economia Giovanni Tria taglia corto: “Sciocchezze. Se andassi via — sottolinea — dovremmo vedere quale sarebbe la reazione dei mercati”. Così dice al Corriere della Sera, che dedica alle tensioni tra il titolare del Tesoro e il M5S un ampio articolo. Tria sbotta:

Ho subito un attacco spazzatura sul piano personale. Le cose possono apparire molto diverse a seconda di come si presentano”, afferma, in merito alle accuse di favoritismo alla sua collaboratrice Claudia Bugno.

Claudia Bugno è finita nel mirino del Movimento Cinque Stelle e Lega per il suo possibile approdo in StMicroelectronics, azienda partecipata dallo Stato. Ma non solo. Oggetto dell’attacco dei pentastellati e leghisti, anche il fatto che il figliastro di Tria, Niccolò Ciapetti, è stato assunto lo scorso ottobre da Tinexta, azienda del compagno della Bugno, Pier Andrea Chevallard.

Fonti governative pentastellate, ha riportato il Fatto Quotidiano, avrebbero chiesto la testa della donna, nonostante la sua rinuncia all’incarico in STM: “Non basta, deve lasciare lo staff del ministro dell’Economia”. “Lo influenza negativamente – spiegano le stesse fonti – e non si può soprassedere a quanto accaduto: deve essere spostata in un altro ufficio”.

Bugno, che ha anche seduto tra il 2013 e il 2015 da indipendente nel consiglio d’amministrazione di Banca Etruria, avrebbe – secondo quanto riportato da fonti del Mef – intanto ritirato la sua disponibilità all’incarico in Stm in quanto designata nel Consiglio dell’Agenzia Spaziale Italiana.

L’agenzia di stampa AdnKronos ha riportato che il caso è stato affrontato in un incontro tra il premier Giuseppe Conte e Tria. 

Conte avrebbe chiesto un passo indietro di Bugno su Stm, chiedendo anche a Tria di fare in modo che la consigliera del ministro non si occupi più di partecipate.

Le polemiche delle ultime ore avrebbero fatto infuriare nel frattempo il titolare del Tesoro.

Tria, riporta il Corriere della Sera, sarebbe furioso, nella vicenda che ha tirato fuori anche il nome del suo figliastro.

Ci sono violazioni della privacy — ha detto — Mi chiedo chi è che passa ai giornalisti queste cose”.

Il quotidiano sottolinea che, “senz’altro all’emergere del caso Bugno i 5 Stelle dapprima avevano pensato di far rotolare la testa del mite professore di Tor Vergata. Poi però ci hanno ripensato quasi subito, forse anche per la difficoltà di trovare un’altra figura adeguata al dialogo con i mercati, con Bruxelles e accettabile anche per il Quirinale (…) Quanto a Tria – continua il Corriere della Sera – in queste ore probabilmente si sta chiedendo se gli attacchi alla sua persona proprio ora non nascondano un tentativo di indurlo a più miti consigli sui rimborsi ai risparmiatori e altri dossier. Non a caso dice: «L’intimidazione non passa». Di sicuro, in queste settimane restano due grossi casi nei quali la posizione del ministro non è in linea con quella delle forze di maggioranza: il rimborso ai truffati delle banche, quelli veri o anche quelli presunti, e gli equilibri all’interno della Cassa depositi e prestiti. «Forse ci sono interessi più grandi di quelli di cui io stesso mi renda conto», riflette il ministro. Sui rimborsi, da settimane Tria sta evitando di firmare il decreto sui pagamenti ai risparmiatori per una precisa ragione giuridica: rimborsare qualcuno con denaro pubblico senza una sentenza o un arbitrato che attestino la frode espone il ministro e i suoi funzionari a un rovinoso processo alla Corte dei conti. I pubblici ufficiali possono dover rimborsare in proprio il denaro fatto avere ai risparmiatori delle banche senza un atto legale. I soldi dei contribuenti non si distribuiscono in base a semplici dichiarazioni”.

Negli ultimi giorni, a sbottare contro la decisione di Tria di non firmare ancora il decreto di risarcimento per i cosiddetti risparmiatori truffati è stato anche il leader della Lega, Matteo Salvini: “Abbiamo stanziato un miliardo e mezzo per risarcire i risparmiatori, ma al ministero dell’Economia sono lì che pensano se possono dare quei soldi agli italiani, se la Ue ci sanzionerà: l’Europa faccia quello che vuole, quei soldi vanno agli italiani. Se all’Europa va bene, bene; se all’Europa non va bene, bene lo stesso. Vorrà dire che saremo noi a cambiare l’Europa”.